Capitolo 4.

1.1K 54 29
                                    




"Ma i che senso ha prenotato a "I Portici", scusa?" Chiese Elena, in video chiamata su Skype.

Lei, Clara e Beatrice erano nel bel mezzo della loro solita chiamata settimanale.
Non avevano un giorno fisso, in quanto Clara lavorava secondo turni che cambiavano di settimana in settimana, ma era d'obbligo che almeno una volta in sette giorni dovessero sentirsi in quel modo.

Era l'unica opportunità che avevano per vedersi da quando Elena, due anni prima, si era trasferita a Parigi, oltre ovviamente a quando loro andavano a trovarla o ancora meglio quando lei tornava a Bologna.

"Ti giuro, quando oggi a pranzo l'ha detto davanti a tutti c'è stato un silenzio di tomba per dieci secondi buoni" Rispose Beatrice mentre chiudeva la porta della camera per rumori molesti provenienti dalla sala, sicuramente colpa di Nelson.

Clara sorrise al ricordo di quella scena.

Tonno, Nelson, Cesare e Fede avevano iniziato a tempestarla di domande da quando si erano seduti al tavolo e Clara era stata costretta a snocciolare tutto.

Il luogo in cui Gabriele, il "famoso" cardiologo, aveva prenotato, era un ristorante stellato di Bologna. Pronunciare il nome di quel locale aveva fatto ammutolire tutti, Cesare per primo, che di solito era quello che aveva maggiormente da ridire sulle frequentazioni di Clara.

Fu anche il primo a rompere il silenzio.

"Questo non implica che lui sia una persona interessante o educata. Dovessi annoiarti o dovesse trattarti male sai bene cosa devi fare"

Clara aveva annuito ridendo e aveva portato alla bocca un nigiri al salmone. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma adorava quando i suoi amici si preoccupavano per lei, anche se a volte erano davvero insistenti.

"Come hai intenzione di vestirti?" Chiese Elena, riscuotendola dai suoi pensieri.

"Non ne ho la più pallida idea" Rispose Clara, abbassando lo sguardo sul suo pigiama con disegnati sopra degli avocado con degli occhietti estremamente carini.

"Apri quell'armadio che c'è dietro di te e facci vedere, domani devi essere pronta" Disse Beatrice ridendo.

Clara si alzò, portando il telefono con se.

Spalanco la doppia anta del suo armadio bianco esclamando: "Eppure credevo che il mio pigiama con gli avocado sarebbe stato perfetto!"

Scoppiarono a ridere tutte e tre e la serata andò avanti in quel modo, tra risate e vestiti messi e rimessi.

                                          *

Si specchiò, abbastanza soddisfatta del risultato.

Alla fine, grazie alla chiamata della sera precedente, si erano decise per un abbinamento elegante.

La scelta era caduta su un abito color verde bottiglia, che lasciava la schiena scoperta, e Clara amava quel vestito come poche altre cose nella vita.
Mosse il piede destro, facendo ondeggiare la stoffa dell'abito: era un po' agitata.

Si specchiò ancora una volta e prese un respiro profondo.

Il trucco ed i capelli erano a posto e, stranamente, era anche in orario.
A distanza di un quarto d'ora sarebbe passato Gabriele e al solo pensiero andava in tachicardia.

Non per lui, assolutamente no.
Non le metteva mai agitazione l'idea di uscire con qualcuno per un appuntamento, sia che fosse una donna sia che fosse un uomo, per un semplice motivo; amava Cesare da quando avesse memoria.

Non aveva mai trovato al mondo una sola persona che la facesse sentire libera, spensierata, felice e amata come faceva Cesare ed era sicura che mai l'avrebbe trovata.

Ti terrò per manoWhere stories live. Discover now