Alice - 18.Non ho niente da dire

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Pesto l'erba sotto i piedi con rabbia, scandendo ogni mio passo con un tonfo sordo.

Stringo lo skate con forza, tentata di lanciarlo il più lontano possibile da me, insieme alla bella giornata appena passata con Daniel.

Imbocco la ciclabile che porta a casa, con gli occhi bassi e la testa piena di pensieri divergenti, senza vedere niente, se non l'asfalto che scorre veloce.

E sono fuori di me, perché so di non aver nessuna ragione per essere tanto arrabbiata, ma anche perché mi sento ripiombata in un déjà-vu alla Matrix, una scena già vista, un errore nello spazio-tempo. Il mio migliore amico che trova la ragazza, io che divento il personaggio scomodo, loro che si amano e noi che dobbiamo frequentarci in segreto.

E di nuovo sento il nervoso acuirsi, perché non riesco a perdonarmi per essere ripiombata in questa situazione. E non posso nemmeno pensare di tollerarla con Daniel.

Perché io e lui dovevamo essere diversi. Ho voluto credere che fosse diverso.

Sospiro. Aumento il passo. Sospiro di nuovo e stringo lo skate più forte.

Non so nemmeno più di chi sia la colpa. L'unica certezza è quella che voglio correre lontano da lui e dalla sua storia, dalle emozioni incontrollate che mi provoca.

Una mano sulla spalla mi strattona, costringendomi a girare su me stessa.

Daniel.

Mi osserva, serio, allibito e anche arrabbiato, senza l'ombra del suo solito sorriso strafottente, ma con l'aria di chi ha una gran voglia di litigare.

Sul serio.

«Non ho niente da dire.»

Torno sui miei passi, ovviamente senza riuscire a muovermi di un centimetro.

«Oh sì, invece.»

Mi blocca la strada, con le braccia conserte e le labbra imbronciate.

Le prime che hanno appena stretto Ambra, le seconde che l'hanno baciata, rendendo il suo arrivo benvoluto, gradito, speciale.

Un nuovo amore, un nuovo rapporto importante al quale io devo lasciare spazio.

«Non voglio litigare», imitando la sua posizione.

«Balle», scuote la testa, «altrimenti non avresti fatto questa sceneggiata.»

«Non ho fatto nessuna sceneggiata!» rispondo troppo in fretta, colpita sul vivo.

Sorride soddisfatto, sbuffo stizzita.

«Non farti troppi viaggi», lo avviso.

«Sono qui apposta, per sentire che scusa inventerai», mi provoca, accorciando le distanze.

«Lei non mi piace.»

«Non deve piacere a te».

«No, infatti. Ma ho il diritto di andarmene, se non voglio stare con lei.»

Continua a sorridere, mordendosi un labbro, spostando il peso sull'altro piede in un passo indietro, mentre si passa una mano tra i capelli.

«Cos'è quella faccia? Non mi credi?» lo incalzo.

«Credo che neanche tu sappia che cosa vuoi.»

«Cosa vuol dire?» la rabbia scorre sulla mia pelle, trasformandosi in impulsi incontrollati che stringono lo stomaco, fanno attorcigliare le dita e aumentano il ritmo del mio respiro. Non so dove voglia arrivare, ma in questo momento sono sicura che tutto questo non finirà in niente di buono. Io e lui, l'uno di fronte all'altra, io con troppe parole scombinate sulle labbra per trovare quelle giuste da dire, lui, pronto a colpire al momento giusto con le sue mezze frasi, le sue affermazioni brevi, ma dritte al punto. Una stilettata in pieno petto, un colpo preciso e pulito senza via di scampo.

Trick - L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste. (Nuova versione)Where stories live. Discover now