Alice - 4. Vorrei che fossi tu

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La campanella suona e cerco di sbrigarmi a uscire per prendere una boccata d'aria. Ho passato tutta la lezione a scambiare messaggi con Marco e sono parecchio nervosa. Oggi ha litigato con Jennifer all'entrata ed è nel pieno di uno dei suoi momenti di tristezza, nei quali si chiede se siano veramente fatti per stare insieme. Non che lo espliciti in modo chiaro, ovviamente. Preferisce bersagliarmi di messaggi dolci con parole affettuose che mi fanno sciogliere, perché pieni di promesse che alimentano la speranza che questa volta sia quella giusta.

MARCO: Vorrei che fossi tu. Io la amo, ma stare con lei non mi fa sentire bene come stare con te. Sei la mia anima gemella.

Seduta sulle scale antincendio nel retro della scuola, continuo a rileggere questo messaggio e a chiedermi come sia riuscita a infilarmi in questa situazione.

Marco è la mia anima gemella, è vero, condivido con lui un legame speciale che mi fa sentire bene. So che è lui la persona giusta, ma non trovo una spiegazione alla domanda che tutti, più o meno direttamente, si fanno, ovvero "perché non possiamo stare semplicemente insieme".

«Angel.» La sua voce mi riporta alla realtà, con un sorriso triste sulle labbra.

Marco se ne accorge, perché si siede accanto a me e aspetta che io dica qualcosa.

«Lo pensi sul serio?» Chiedo, scuotendo lo schermo del cellulare davanti a lui.

Annuisce triste e mi guarda: «Ogni parola».

Mi alzo e mi appoggio alla ringhiera, non c'è molta confusione su queste scale, per il secondo intervallo le scuole hanno tutte la pausa in comune, quindi la gente si riversa nel cortile principale.

«E allora, non capisco...» ammetto con le labbra strette tra i denti, fissando lo sguardo lontano.

«Nemmeno io.» Si alza portandosi di fronte a me per allineare i nostri sguardi. Come di consueto, ipnotizzata e disarmata, naufrago nell'azzurro limpido dei suoi occhi e sento una stretta alla gola. «Non lo so Angel. Io e te siamo tutto. Non posso pensare di passare un solo giorno lontani, vivo per i nostri momenti insieme e per le chiacchierate sul tuo terrazzo fino all'alba.» Prende fiato e si appoggia al corrimano accanto a me, sempre attento a non sfiorarmi per non superare l'unica barriera che ci siamo imposti senza esserne consapevoli.

«Però amo Jenn.» Sospira, impreca, si dispera.

Ma ugualmente non risparmia mai di rimarcare la situazione. Di dare la stoccata finale a ogni suo discorso. Mi riempie di speranza, poi lascia la presa, consapevole che tanto io non mollerò.

«Allora dovresti andare a chiarire con lei.»

Mi allontano svelta, passando per il corridoio raggiungere prima il cortile principale. L'intervallo sta per finire, ma io ho bisogno di aria diversa. Mi sento così soffocare, che mi affretto a raggiungere la porta spalancata. I miei polmoni reclamano ossigeno puro.

Con il fiato corto, ma la tensione che mi abbandona poco alla volta, mi guardo intorno alla ricerca di Dile e la vedo a parlare con il tipo delle rampe.

La mia migliore amica è seduta su un motorino, mentre il ragazzo fuma una sigaretta e le sorride. Conoscendola, credo proprio che stia sondando il terreno.

Poco distanti, Beth e Alle discutono animatamente, non posso sentirli, ma dalla loro gestualità è chiaro che lei stia reclamando spiegazioni per uno dei comportamenti del ragazzo che le sembrano discutibili.

Il telefono vibra nella tasca posteriore dei miei jeans.

MARCO: Non mi piace quando finisce così. Ti penso.

Rimetto il telefono in tasca e mi avvicino a Dile.

«Ehi», dico salutandola.

«Dov'eri?» Indaga, guardandomi appena.

«Scale.» Non aggiungo altro, sa che vado lì, quando devo vedere Mark.

«Dovevo immaginarlo.» Alza gli occhi al cielo e si accende un'altra sigaretta. «Ti ricordi di Daniel?»

«Ciao! Sei qui per prendere accordi per il progetto di fisica?» Sorrido, cercando di sembrare disinvolta, in realtà non so come mi sia venuta questa frase. So solo che mi sento ancora agitata per prima e il telefono brucia in tasca come brace viva.

Questo ragazzo non ha colpe, ma io devo distrarmi e devo trovare una scusa qualsiasi per interrompere qualunque cosa stesse avvenendo tra lui e Diletta.

Si lecca le labbra e sorride, facendo un tiro dalla sigaretta che stringe tra pollice e indice.

«In realtà, no.»

Non mi stupisce vedere che non è diventato più eloquente, ma io ho davvero voglia di rompere le scatole a qualcuno.

«Possiamo ugualmente approfittarne per metterci d'accordo», propongo con un sorriso smagliante, tirando fuori il cellulare.

Si passa la mano tra i capelli e scuote la testa. Mi squadra dall'alto al basso facendomi rabbrividire e mi paralizza all'istante. «No.»

Alle arriva, chiaramente irritato e da una pacca sulla spalla di Daniel. «Devo rientrare, se non mi tolgo di torno la tipa, la strangolo. Ci vediamo più tardi alle rampe, bella?»

Non aspetta una risposta e si allontana proprio nel momento in cui la campanella segna la fine della pausa.

Dile si alza dal motorino, rimettendosi in equilibrio sulle sue scarpe altissime. Proprio non capisco come faccia a essere sempre bellissima e impeccabile.

«Time out. Dobbiamo rientrare anche noi. Abbiamo proprio fisica», mi ricorda.

Non riesco a muovermi, perché Daniel continua a fissarmi, con il capo leggermente chinato e le mani in tasca. È così bello da togliere il fiato, ora capisco cosa abbia visto Dile. Fa un certo effetto.

Si morde le labbra divertito e mi sfida a dire qualcosa. Devo sembrare una scema in piena crisi ormonale. E odio il fatto che lui se ne sia accorto.

«Beh... so dove trovarti», balbetto, camminando all'indietro.

Mi giro per raggiungere Dile con il cuore a mille e il fiato corto.

Quel ragazzo mi ha destabilizzato.

«Ti piace?»

«Chi?»

«Non ci provare con me. Puzzi di ferormoni da chilometri di distanza», mi prende in giro scuotendo la chioma mora abilmente acconciata per sembrare naturale.

La guardo schifata e lei scoppia a ridere rumorosamente. È elegante anche in questo.

«Non puzzo», rispondo incrociando le braccia al petto. «Lui è così... così...»

«Bello da svenire?» Sorride compiaciuta che io finalmente sia arrivata a una conclusione tanto universale.

Scuoto la testa, mentre la seguo lungo il corridoio. «In realtà volevo dire strano, diverso. Cioè... è bello certamente..., ma non so io...»

«Lo so», mi ferma Dile. «Dai andiamo in classe.»

Mi scosto perché lei possa entrare per prima e qualcosa attira la mia attenzione poco più avanti, nel corridoio.

Un pezzo di cielo si abbatte sulla mia testa, prima che riesca a seguirla nella stanza.

Vedere Marco e Jenn in atteggiamenti romantici mi fa sempre questo effetto.

Trick - L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste. (Nuova versione)Where stories live. Discover now