DANIEL - 15. L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste

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«Sai cosa devi fare bello, dai il meglio di te», mi sprona l'allenatore orgoglioso.

Non me lo faccio ripetere e, quando chiamano il mio nome, sorrido e scendo in pista.

«Al primo posto!» grida Alle, sovrastando il rumore della folla dell'Underground che, al solito, è strapieno.

«Al primo posto!» rispondono tutti in coro, radunati intorno a me per la vittoria.

Finalmente ho passato le qualifiche, tra un paio di settimane vado al contest nazionale. Non riesco a smettere di sorridere e sono così carico, che non sono riuscito a chiudere occhio nelle due ore del viaggio di ritorno.

Alle ha radunato tutti qui e ora mi sto godendo il momento. Sorseggio la mia birra, mentre passo in rassegna le facce delle persone intorno a me, un gruppo talmente strano, che mai avrei creduto di ricominciare a frequentare.

«A cosa pensi, ombroso?»

Lei per prima.

Mi giro e le sorrido, appoggiandomi al bancone.

«Non pensavo che sarei stato in grado di farcela», confesso.

«Forse è stato merito del cappello porta fortuna!» gongola, indicando il berretto che indosso. «Devo ammettere che ti sta molto bene, ti dà un'aria misteriosa...» aggiunge, scrutando il mio viso.

«Starei bene anche con un cappello da mago», ribatto fiero, «mettimi alla prova», la provoco bevendo un sorso di birra e sorridendo mentre lei si sofferma a guardarmi più del dovuto.

«Non ti innamorare», la provoco, allontanandomi da lei, «siamo amici».

La vedo sbarrare gli occhi, ma non mi interessa di averla ferita. Questa sera voglio divertirmi e ho bisogno di una conoscente disponibile.

Lascio il gruppo per andare in bagno e trovo Alle, appoggiato al lavandino, a preparare del fumo.

Noto che qualcosa non va, sembra distratto e nervoso, fermamente determinato a sgretolare la cartina che ha tra le mani.

«Se vuoi fumarla, devi darle tregua.», dico mettendomi accanto a lui, porgendogli il palmo, perché lasci che sia io a rimediare al disastro.

«Fanculo!!» risponde, passandomi tutto malamente. «Oggi è proprio una giornata del cazzo!»

«Beth?» chiedo, scrutandolo un secondo, prima di cominciare a distribuire ordinatamente il contenuto.

«Quella stronza!» China il capo e si strofina la nuca con le mani prepotentemente, come a dover cancellare qualcosa di indelebile. «Dice che se non mi decido, si fa una storia seria con Paolo.»

Stringo le labbra cercando di trattenere il sorriso per la vocetta che ha appena usato per imitare Beth. Passo la lingua sulla colla della cartina e chiudo.

«Paolo?» chiedo curioso, accendendo soddisfatto la mia creazione.

«Un tizio che le gira intorno. È in classe con Marco», impreca. «Escono insieme da un po', ma non facevano sul serio, poi è venuto fuori che ci ha fatto sesso e sono esploso!»

Fa una pausa, prende respiri profondi e io aspetto che continui.

«Tipo che io ero in macchina davanti a casa sua per passare a prenderla e lei scende tutta profumata e truccata, con la faccia post orgasmo e io capisco subito il cazzo che è successo...»

Parla veloce, con il fiato corto, aspirando profonde boccate.

«E lei mi guarda e parla, con quella bocca che diosolosacosacazzohafattoaltipo e mi saluta con un bacio. Un cazzo di bacio con le stesse labbra, porca troia», urla.

Un tizio entra in bagno, proprio mentre Alle prende a pugni una porta, ma gli faccio capire di farsi i cazzi suoi.

«Io ho fatto finta di niente e lei ci ha messo dieci minuti del cazzo a confermare i miei sospetti», butta a terra il fumo ormai finito e lo schiaccia con tutta la forza che ha.

«E mi ha detto che non voleva, ma Paolo è una persona seria, la corteggia, non vuole altre donne e una marea di altre stronzate..., per concludere che, in parole povere, o mi do una regolata, o è finita.»

«Sei a pezzi, bello», dico passandogli la mia birra, «ma non puoi avercela con lei per delle cose che tu fai regolarmente», gli faccio notare.

Alza gli occhi e noto che non è più incazzato, ma triste.

«Pensi che non lo sappia?» chiede ironico. «Infatti, ho cercato di mantenere la calma, di festeggiare, ma continuavo a guardare la sua bocca e a morire dentro», spiega.

«Allora, sai già cosa devi fare», suggerisco, sentendomi uno di quei tizi che nei film seminano consigli banali, passando per mentori.

Mi guarda allarmato, poi strafottente, accennando un ghigno che non promette niente di buono. «Oh, sì. È la tua festa, andiamo a festeggiare e fanculo tutto», spara uscendo dalla porta e sbattendosela alle spalle.

Non faccio in tempo a seguirlo, che è scomparso tra la gente. Provo a cercarlo, ma un paio di mani mi avvolgono la vita e un respiro caldo provoca dei brividi sulla mia nuca, il profumo dolce delle boutique di alta moda mi annebbia i sensi, mentre mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con Ambra.

«Ho saputo che sei stato bravo», mi dice, strusciando il suo corpo generoso, appena coperto, attaccato al mio.

«Molto bravo», rispondo stando al gioco.

«Volevo congratularmi con te», sussurra sulle mie labbra, aspettando il consenso per annullare le distanze.

«Sono tutto tuo», confermo stringendo i suoi fianchi per avvicinarli ancora di più ai miei.

Non aspetta un secondo di più per fiondarsi sulla mia bocca e dimostrarmi fino a che punto è disposta ad arrivare. Recepisco il messaggio e rispondo all'invito, questa sera solo conoscenti disponibili.

Quando rientro nel locale abbracciato ad Ambra, i miei amici mi guardano stupiti, ma io li liquido con un'alzata di spalle. Abbiamo passato due ore molto piacevoli, e, dopo aver sfogato l'attrazione sessuale, abbiamo chiacchierato e ho scoperto che questa ragazza non è male. Inoltre non siamo amici.

Cerco Alice con lo sguardo e noto che mi sta incenerendo, le sorrido malizioso, ma lei si limita a girarsi dall'altra parte. Troppo prevedibile.

«Carter!» sento chiamare alle mie spalle, e mi trovo di fronte Enrico, un altro skater, oltre che comproprietario del mio negozio preferito di skate.

«Ciao Enri!» lo saluto scambiando un pugno, lasciando la presa su Ambra, «sono contento di vederti. Kappa mi ha detto dell'infortunio, brutta storia.»

«La stagione è andata, purtroppo» confessa rattristato, «infatti volevo ringraziarti per aver accettato di sponsorizzare il negozio.»

«È un onore. Vieni che ci facciamo una birra», lo invito al bancone.

Mentre ordino a Marti due "soliti", Alice si intromette con il suo sguardo furibondo. Non avendo voglia di liti o sceneggiate, decido di prenderla in contropiede.

«Enrico, lei è la mia amica Alice. Alice lui è Enrico.»

Noto con piacere che Enrico la squadra dall'alto al basso e sorrido soddisfatto di me. Ora Alice non avrà tempo per concentrarsi su di me, infatti sorride impacciata e getta occhiate nella direzione di Marco, che non si è perso un secondo della sua conversazione.

«Ciao Alice», la saluta Enrico, mentre lei lo guarda timida.

Forse non si sa vestire e non è per niente consapevole della sua bellezza, ma fa un certo effetto la prima volta, con la sua fascino puro, i capelli scompigliati e le labbra morbide, per non parlare dei suoi occhi meravigliosamente svegli.

La mano di Ambra sulla mia schiena, mi risveglia dai miei vaneggiamenti mentali e la invito a ballare.

Guardo gli occhi verdi della ragazza di fronte a me e le sorrido, me la ritrovo addosso in pochi secondi, smaniosa di ricominciare, e mi compiaccio che lei sappia fin troppo bene cosa vuole. 

Trick - L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste. (Nuova versione)Where stories live. Discover now