1 • ORGOGLIO ABBATTUTO

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"Sfoglio le pagine della mia coscienza, con la consapevolezza che, a volte, nascondersi dietro l'apparenza resta la scelta più facile."


La tensione interiore della Regina si manifestava nell'espressione che aveva assunto il suo volto quando udì quelle parole. I suoi occhi brillanti improvvisamente si spensero, come se queste fossero state una cascata d'acqua in grado di soffocare in pochi istanti il fuoco. Ormai aveva perso le speranze, non riusciva a trovare una soluzione plausibile per stabilizzare la situazione. Avrebbe voluto provare ancora a sopprimere la rivolta, ma ciò avrebbe comportato solo vittime all'interno del suo già provato esercito.

— Grazie Lucilla, puoi andare. — disse la Sovrana congedando la sua informatrice, la quale le aveva appena riferito di una nuova incursione demoniaca ai confini dell'Hel e di un'ennesima disfatta delle legioni ribelli che lei stessa aveva inviato a rischiare la vita. Trine pensava a una soluzione e l'unica che le veniva in mente era la stessa che la tormentava da giorni. Pensava, e mentre pensava invecchiava. Presa dai suoi mille pensieri non si rendeva conto del tempo che scorreva fin troppo velocemente. Il tempo che scorreva portando con sé i vecchi ricordi, belli o brutti che fossero, e lasciava una scia di idee vaghe sugli ideali della vita. Nonostante fosse brava a nascondere le proprie emozioni, la preoccupazione era tale da tingere di bianco le sue notti. Tutti gli angeli si erano accorti del malessere della Regina e i consiglieri sapevano che era iniziato tutto da quando il peso di non essere riuscita a tenere sotto controllo i territori del Mondo Inferiore e del Caos l'aveva schiacciata. Il Caos... era esattamente il cuore del problema. Circa un terzo del Mondo Inferiore è abitato da demoni, quasi tutti concentrati nell'Oltre, ossia il Caos.

Fin dalle origini gli abitanti dell'Oltre sarebbero dovuti essere succubi della regina Trine, ma c'erano sempre stati ovvi conflitti interni tra angeli e demoni. Purtroppo in milioni di anni non si era mai giunti ad una conclusione stabile: la Regina dalle ali nere, infatti, aveva ereditato il regno del Caos dalla sorella, Draconilda, Regina dei Demoni. In fondo Trine, però, aveva sempre saputo che prendere in mano le redini dell'Inferno avrebbe comportato, prima o poi, la fine dei Mondi. Dopo un'altra notte insonne, la sovrana, stremata dall'imminente catastrofe, si decise di malavoglia a chiedere aiuto al suo acerrimo nemico, il quale in quel momento rappresentava la sua unica ancora di salvezza. Per dare forma alla sua idea e riuscire a realizzarla si costrinse a scrivere una missiva d'aiuto al Signore degli angeli bianchi, seppur disonorando se stessa e il popolo che governava. Scrisse anche quattro inviti destinati ai quattro angeli neri più potenti del regno, tra cui il serafino per cui lei aveva un debole più di tutti: Lex Vuursterren.

Dopo molte ore dedicate alla stesura delle lettere, il suo lavoro si concluse. Decise, quindi, di affidare la consegna al suo più fedele collaboratore. Trine attraversò il palazzo, dirigendosi verso la torre più alta, che si stagliava nel cielo cupo e perennemente infuocato del Mondo Sotterraneo. Arrivata in cima inspirò l'aria pura e rarefatta, non più oppressa dal fuoco infernale. Protese la mano in avanti e scagliò una saetta magica per richiamare a sé il suo messaggero. Pochi istanti dopo lui era lì in tutta la sua magnificenza. Lo sguardo della Regina fu rapito come al solito dai suoi occhi: profondi come pozzi, carichi di colore come un quadro impressionista, nei quali si poteva riuscire a scorgere un'intera galassia, completamente in contrasto con la sua massa scura. L'animale si stagliava dinanzi a lei in tutta la sua fierezza. Nonostante fosse passato già molto tempo dal loro ultimo incontro, Shadow conservava ancora il suo vigoroso e possente portamento da drago qual era. Le sue squame, nere come la pece, brillavano alla luce dei meteoriti che cadevano violenti sul terreno arido. Le enormi spine che tracciavano una serpentina dalla testa alla punta chiodata della coda, erano ancora aguzze e taglienti come una volta. Le imponenti zampe si poggiavano con grazia sulla sommità della torre; le ali, prima spiegate, erano rannicchiate lungo i suoi fianchi. La testa, più piccola rispetto al corpo, ospitava una bocca non abbastanza capiente da contenere i denti lungi e affilati, che infatti sporgevano anche al di fuori della mascella. Lui sembrava proprio non voler invecchiare. La Regina diede un'ultima occhiata al suo fedele messaggero; si rispecchiava perfettamente in lui: fuori erano entrambi neri, a testimoniare la cattiveria e la durezza, ma i loro occhi, essendo lo specchio della loro anima emotiva, tradivano la loro finzione. In fondo, loro non erano ciò che volevano sembrare.

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