20 ~ L'AVANZATA DELLA TEMPESTA ~

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Won't try to say I'm sorry...
but I want you to know that I was wrong.
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Una ricompensa. Lindsay le aveva promesso una ricompensa se solo lei l'avesse assecondata. Lo avrebbe fatto? Probabilmente si, come ribellarsi alla regina del caos? Eppure dimenticava di essere anche lei una Principessa, dimenticava tutto ciò che era stato, dimenticava il suo orgoglio pur di non intaccare la sua avidità. Avidità e avarizia spesso però viaggiavano di pari passo, se una persona era tentata da uno dei due peccati era rarissimo che non fosse tentata anche dall'altro, e la Principessa di Asgard non era certo un'eccezione. Lei non era mai stata un'eccezione in nulla, non aveva nessuna particolare ambizione, nessun talento, non aveva un carattere che la distinguesse dal comune. Era solo figlia di un Re, era una reale, ma quanto poteva contare questo quando si poteva fare affidamento solo su se stessi? Lei era una semplice ragazzina poco cresciuta mentalmente, irragionevole e peccaminosa. L'avidità l'aveva sempre avuta, aveva sempre desiderato ciò che non poteva avere, l'avarizia invece l'aveva accumulata col tempo: man mano che riceveva ciò che voleva diventava egoista, voleva tenere tutto per sé, si trasformava giorno dopo giorno in un'anima avara che pensava solo al suo benessere. Fino a poco tempo prima aveva creduto di essersi lasciata alle spalle Lex e di aver finalmente ceduto all'evidenza che il suo cuore fosse per Shane, ma adesso si era tornata a rendere conto che non sarebbe mai riuscita ad accettare che il ribelle fosse di qualcun altro. Lui doveva essere suo. Sarebbe stato meglio se non si fossero più rivisti, e invece adesso che era tornato lei doveva subire la crudeltà di cederlo a un'altra persona? No, non ci sarebbe mai riuscita. Lex le era appartenuto, le aveva fatto una promessa. Era vero, aveva mantenuto la promessa, era tornato, ma i suoi sentimenti si erano dispersi col tempo... E non era forse crudele questo? Un secolo ad aspettare invano... Perché doveva sopportare questo? Perché avrebbe dovuto rinunciare a Lex? Lindsay le aveva detto che sarebbe bastato chiedere. In quel momento Katniss decise che lo avrebbe fatto. Non avrebbe lasciato che l'amore e la sofferenza che aveva provato fossero invano. Non avrebbe lasciato ciò che le apparteneva nelle mani di un angelo che non se lo meritava neppure. Cos'aveva Shane meglio di lei? Cos'aveva il suo carattere per conquistare Lex?
La ribelle era talmente sul punto di uscire fuori di testa che arrivò a convincersi del fatto che l'angelo nero stesse solo illudendo il compagno perché gli dispiaceva vederlo soffrire. Perché si, Shane non sapeva nascondere il dolore e Kat sapeva che infondo il ribelle non sapeva essere indifferente quando vedeva qualcuno soffrire. Si, Lex lo sta illudendo, lui mi ama ancora, si disse la ragazza quasi in lacrime. Stava impazzendo? Forse. Stava di fatto che avrebbe a tutti i costi costretto Lindsay a riportarle indietro il suo amato. A tutti i costi.
—"Principessa?" La strega bionda entrò nella stanza irrompendo tra i pensieri della ribelle. Aveva uno sguardo particolarmente inquieto quel giorno, si guardava intorno cauta e quando i suoi occhi azzurri ghiaccio incontrarono quelli della ribelle sembrarono incupirsi.
—"Dimmi Coraline" domandò la reale con la solita calma e un sorriso lieve sulle labbra.
—"Volevo semplicemente avvisarla che nostra signora desidera riceverla entro il pomeriggio."— disse la strega facendo un mezzo inchino, i capelli biondi lunghi le coprirono il volto per un frangente di secondo, e quando lo si rialzò un sorriso sghembo aleggiava sul suo viso. Cosa pensava? Katniss non riusciva a leggerlo, doveva avere un blocco sui pensieri. D'altronde era pur sempre una strega, se lo sarebbe dovuta aspettare.
—"Bene, mi farò trovare pronta per le tre del pomeriggio."— Rispose l'angelo squadrando dalla testa ai piedi l'altra ragazza, indossava sempre vestitini pratici di una tonalità che non si allontanava mai troppo dal nero, e solo adesso Katniss notava un anello con una strana pietra nera incastonata. Non sapeva molto sulle streghe, perché nei mondi angelici non se ne trovavano facilmente, ma poteva immaginare che quell'anello non fosse solo un semplice decoro.  —"Coraline? Devo chiederti un favore." Azzardò la principessa sedendosi sulla poltrona di fronte alla specchiera. Sentiva che in un modo o nell'altro quella era la persona di cui poteva fidarsi di più lì dentro.
—"Chieda pure, vostra altezza." Disse sorridente, sembrava fin troppo entusiasta della cosa, come se aspettasse qualcosa di cui era già a conoscenza. Quali assurdi poteri poteva avere quella ragazza?
—"Era mia intenzione chiederti se avessi già avuto a che fare con quella ragazza dalle ali bianche che Desdemona ha sottratto al mondo angelico superiore."— Katniss scrutò attentamente gli occhi della strega, il suo sorriso era reso inquietante dai denti aguzzi, ma lei smise di sorridere non appena l'angelo ebbe pronunciato quelle parole.
—"Si, la vedo spesso, e devo ammettere che la sua condizione mi rammarica." Ammise allora quella. La ribelle sapeva che la sua risposta era stata sincera, i suoi occhi non mentivano. Aveva avuto la conferma di potersi fidare per il momento.
—"Bene, allora ti prego di riferirle che andrò a cercarla prima o poi." Concluse la figlia del re incrociando le mani sulla vestaglia bianca che indossava. Si era svegliata da poco e doveva essere in condizioni davvero deplorevoli per una Principessa, ma ultimamente non le importava molto del suo aspetto, non aveva comunque nessuno che se ne curasse, non era costretta ad apparire bella.
—"Ma... Sua Altezza..."— commentò Coraline, ma l'altra la zittì con uno sguardo. —"Capisco."— annuì la strega —"Sarà fatto." Disse infine e con un mezzo inchino si congedò e uscì dalla stanza.
La Principessa sospirò al ricordo del corpo ricoperto di lividi e ferite di Eleonor, la vista di quello scempio le aveva messo i brividi. Come poteva Lindsay essere stata così crudele? Katniss non sapeva ancora il motivo per cui alla povera ragazza era toccata quella sorte, ma non concepiva perché la rossa fosse costretta a subire quello strazio. La ribelle pensò addirittura che oltre a soddisfare i suoi desideri personali avrebbe potuto chiedere il riscatto di Eleonor magari... Lei non aveva fatto nulla di male per stare lì, non meritava tutta quella sofferenza. Katniss scosse la testa e i liberò di quei pensieri assordanti, si voltò verso la specchiera e analizzò il suo riflesso spento, corroso dal peccato. Cosa le aveva fatto Desdemona? L'aveva corrotta puntando sulle sue debolezze... E lei la stava assecondando, non aveva forza per opporsi, non riusciva, e forse nemmeno voleva. Prese a spazzolarsi i capelli e con calma riuscì anche ad abbozzare un trucco leggero sul viso; erano poche settimane che aveva imparato a rendersi conto della sua inutilità, non riusciva neppure a vestirsi da sola, a stento era capace di truccarsi e pettinarsi, ma non sapeva combinare pettinature particolari né creare trucchi che richiedevano l'utilizzo di più prodotti. Era una vera frana in tutto, non aveva fatto altro che crogiolarsi nel lusso per tutta la vita, sostenuta dei servi del Palazzo reale. E la cosa peggiore era che neppure se ne pentiva. Indossò un vestito col corpetto di lino a maniche lunghe che si legava con un incrocio di laccetti sul davanti, e una gonna ampia e lunga fino al pavimento di taffeta nero, era una sorta di stile regale bavarese. Infilò delle scarpe color avorio con un tacco moderato e attese che scoccassero le tre del pomeriggio leggendo uno dei romanzi classici che la stessa Lindsay le aveva messo a disposizione. Quando fu ora di andare, con precisione invidiabile, uno dei servitori della Sovrana del Caos si presentò alla sua porta per scortarla fin da colei che l'aveva convocata. Il ragazzo che la accompagnava aveva una bellezza semplice, i capelli castani corti avevano un taglio comune e naturale, il viso era scarno, gli occhi di un colore blu intenso sembravano essersi spenti da tempo, come anche il suo sorriso che metteva in mostra i denti affilati da demone.
—"Siete bellissima anche oggi, sua signoria." La contemplò lui facendo un inchino, Katniss sorrise semplicemente in risposta come meglio sapeva fare e si lasciò scortare fino all'alloggio di Lindsay. Il percorso era abbastanza accidentato poiché a quanto pareva quella "tana" era stata scavata sotto terra, e le stanze della regina distavano forse anche un chilometro dalla stanza in cui era stata sconfinata lei. Quando finalmente furono arrivati a destinazione il giovane si congedò con permesso e uscì subito dalla grande stanza in cui erano entrati.
—"Mia cara"— sorrise Desdemona nel suo solito modo tetro accavallando le gambe sulla poltrona in cui sedeva e unendo le mani sotto il mento coi gomiti appoggiati ai braccioli di legno intagliato. —"Ti ho fatta convocare perché credo sia il momento di parlare un po' tra di noi." Spiegò subito la Regina. Katniss la scrutò per un istante: aveva uno dei soliti vestiti neri a tubino lunghi, scarpe vertiginosamente alte come sempre, e i capelli nerissimi erano raccolti in una larga treccia che le scendeva sulla spalla destra fino al pavimento. Il colorito pallido del suo volto era come sempre accentuato dal forte trucco nero che portava sugli occhi e sulle labbra. E stranamente teneva nascoste le sue ali demoniache in quel momento... Ma anche senza di quelle non dava affatto l'impressione di sembrare umana, lei era sostanzialmente diversa, le ali non cambiavano molto.
—"Di cosa vuoi parlare?" Chiese l'angelo accomodandosi senza troppe cerimonie sulla poltrona di fronte a quella di Lindsay. Unì le mani sul ventre e fissò negli occhi la sua attuale sovrintendente.
—"Delle sorti della Terra" un sorriso tremendo prese forma sulle labbra dell'altra mentre pronunciava quelle parole che preannunciavano un'eco di inevitabile distruzione.

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