14 ~ ANGELI E DEMONI pt. 2: QUALCUNO SE NE VA, QUALCUNO RITORNA ~

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"Nelle pupille ho due diamanti, finché i miei occhi non si chiuderanno."
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Shane urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, riversando in quel grido tutta la sua immensa disperazione, tutto ciò che si era tenuto dentro sperando passasse, sperando nella dissolvenza di quei sentimenti così profondi sebbene mortali. Sentimenti che avevano risvegliato il suo cuore e la sua voglia di vivere, quelli che negli ultimi tempi avevano dato un senso alla sua vita. Non sentiva più il battito del suo cuore, non sentiva più nulla, anzi, si sentiva completamente svuotato di tutte le sue illusioni, ma soprattutto delle sue poche speranze. Era stato solo il giorno prima che aveva cominciato ad alimentare di nuovo le speranze di amare, amare incondizionatamente, e ora, in quell'istante tutti i suoi progetti si distrussero per l'ennesima volta. Doveva essere terribilmente vero che per lui e il ribelle non poteva esserci futuro... Era tutto contro di loro. Lex non riusciva a rendersene conto forse, ma ormai era l'unica ragione per cui l'angelo bianco poteva dire di essere ancora vivo. Dopo secoli si tende solitamente a perdere la considerazione delle emozioni, ma il ribelle aveva stravolto così tanto la sua vita da suscitare emozioni sempre più forti e contrastanti in lui, emozioni mai provate prima. Intanto però l'angelo nero sembrava ipnotizzato, aveva fatto dei passi avanti come se fosse spinto da chissà quale lontana forza sconosciuta, quei passi che avrebbero segnato la sua vita, anzi, la sua morte, quei passi che avrebbero distrutto la vita del biondo. Shane si sentiva percorso da brividi e continui singhiozzi, si lasciò cadere in un pianto liberatorio accasciandosi sul pavimento come se gli avessero prosciugato le energie. Ed era proprio così... Lex era la sua forza, l'energia che lo portava avanti. Percepì solo di star sprofondando in un abisso di vuoto, un pozzo senza fondo da cui non sarebbe forse mai risalito. Era stato un po' come la notte d'inverno, il buio che cattura la poca luce del giorno. La fioca luce che erano stati insieme e che aveva illuminato le loro vite in quel piccolo lasso di tempo, quella luce che di lì a poco avrebbe lentamente consumato e poi distrutto il loro amore negato fin dal principio. Solo in quel momento capì di aver sbagliato tutto, capì di aver bisogno di lui come dell'ossigeno, capì di non avere più occasioni e che ormai tutte quelle riflessioni erano tempo sprecato. Le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, ogni lacrima racchiudeva un'emozione, ogni lacrima faceva male come una ferita aperta a contatto col sale, ogni lacrima aveva un nome: dolore, tristezza, pentimento, illusione, risentimento... E ogni istante in più era una coltellata; non l'aveva nemmeno guardato più negli occhi... Gli occhi che aveva tanto bramato ogni notte, ogni qual volta le palpebre calavano su quei diamanti viola negandone la vista. Diamanti che avevano deciso di brillare finché i suoi occhi non si sarebbero chiusi, facendo innamorare chiunque li avesse guardati o avesse cercato di leggervi l'anima. Lex, però, aveva un'anima complicata, buia, oscura, incomprensibile a chi non aveva provato le stesse tragiche emozioni, a chi non aveva vissuto i suoi stessi drammi. L'anima che non credeva più a nessuno, quella che voltava le spalle al proprio corpo, alla propria mente, perché aveva concesso troppa fiducia... La fiducia che l'aveva uccisa: ad ogni sbaglio una nuova ferita, ad ogni errore una nuova cicatrice. Quell'anima stanca di una ragione che continuava ad abbandonarla tra le braccia di chi le toglieva la forza, lasciandola tremare nelle sue paure e costringendola a chiudersi dietro le sbarre di una prigione immaginaria e lontana da tutti, lontana da quella mente che senz'anima ormai si sentiva persa e si disperava invano, dacché l'anima non sarebbe mai più tornata indietro.
Shane non riusciva a credere che tutto sarebbe finito così. Le ultime parole che gli aveva riferito avevano formulato una semplice domanda, anche abbastanza stupida: "Che cosa non senti?" e Lex gli aveva risposto con una tremenda sincerità "Il cuore, non lo sento più". Quelle erano state le sue ultime parole, parole degne di un addio. Forse il ribelle sapeva già che non ne sarebbe uscito, forse non voleva nemmeno uscirne, non ci voleva nemmeno provare... si era già arreso? Si, evidentemente. L'angelo bianco aveva inconsciamente proteso le braccia in avanti, come per volersi trascinare, ma qualcuno lo stava tenendo per le spalle, non avrebbe saputo definire chi dei tanti, e non gli interessava. Semplicemente si afflosciò nuovamente senza forza sul pavimento grezzo chinando il capo, come si piega lo stelo di un fiore nel gelo d'inverno. Aveva gli occhi serrati, con la paura di aprirli ed essere costretto a vedere cose orribili; non voleva certo assistere alla morte della persona più importante che aveva, per nessuna ragione. Piangeva senza freno, come un bambino, singhiozzava e di tanto in tanto sussurrava o urlava —"Non può essere.. non può finire così, no!" Una piccolissima parte del suo cervello sapeva che aveva assunto un atteggiamento da stupido nei confronti della triste realtà, ma tutto il resto non voleva accettarla e basta. Sentiva le voci degli altri, ma non ascoltava le loro parole, non ne assimilava il contenuto, sembravano parlare un'altra lingua, o forse era Shane che stava momentaneamente parlando un'altra lingua... la lingua dei ricordi. Gli tornò alla mente la notte successiva al combattimento del primo giorno... Lex si era agitato continuamente nel sonno, e nemmeno lui aveva dormito tranquillamente. E in quell'istante gli si presentò in testa una vaga scena che ormai sembrava tanto lontana: Mentre aveva iniziato a tornare cosciente, e a sentire i rumori della notte, un'immagine lo aveva attraversato lasciandolo di stucco nella sua perplessità: era sé stesso che sfiorava la guancia di qualcuno; la figura misteriosa, però, era girata di spalle, aveva capelli neri e mossi, e Shane sentì solo l'eco della propria voce che sussurrava "grazie".
Quella notte era stata l'inizio del tormento, sin da quel momento l'angelo bianco sapeva di essersi affezionato troppo a Lex, ma aveva sottovalutato i suoi sentimenti e aveva vanamente sperato che il tempo risolvesse tutto. Non era stato così, però, perché ciò che sentiva era unico e indistruttibile, nemmeno il tempo può scalfire i diamanti, e quell'amore era una gemma più unica che rara, come gli occhi del ribelle, era il diamante più bello di tutti, quello che nessuno può possedere perché è troppo per chiunque. Nemmeno Shane poteva, perché lui non era certo diverso dagli altri, sebbene avesse sperato con tutto il cuore di esserlo almeno per Lex. E forse era stato così per un po'... ma in fin dei conti dopo non sarebbe importato più nulla, quando di lì a poco lui non ci sarebbe stato più... nulla avrebbe avuto più senso. Poi una voce si distinse dalle altre, un secco -"No." e poi il silenzio interrotto solo dai suoi incessanti singhiozzi.

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