Capitolo 17 - Joshua

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Ashley

«Ashley Parisi?»
Ecco, tocca a me. Il professore di canto mi ha chiamata, è il mio turno e ho un po' d'ansia. Non conosco nessuno qui dentro e quelli che sono andati prima di me sono tutti bravissimi.
Questa è la mia fine.
«Sono io» mi alzo dalla poltroncina blu e scendo le scale avviandomi verso il professore.
«Tu sei la ragazza italiana, giusto?» mi chiede sorridendomi non appena sono davanti a lui. È un bell'uomo e avrà l'età di mia madre, però se li porta bene.
Ha un sorriso contagioso e gli occhi scuri come i capelli, fisicamente è leggermente in carne e abbastanza alto.
«Si, esatto» dico imbarazzata.
«Beh facci vedere di che sei capace!» mi sorride nuovamente e si allontana per lasciarmi spazio.
Bene, calma Ashley. Non possono più cacciarti dalla scuola quindi al massimo sarai la peggiore del corso.
Incoraggiante no?
Mi siedo alla tastiera che il Signor Clifford ci ha portato e dopo aver preso un bel respiro inizio a intonare le prime note della canzone.
Chiudi gli occhi e non appena inizio a cantare magicamente mi ritrovo in camera mia, quella a casa di mia zia.
C'è Ethan di fronte a me steso sul mio letto e mi ascolta cantare con un sorriso sul viso. È tutto esattamente come ieri pomeriggio: c'è molta calma e io sono tranquilla, non ho più ansia.
Canto come ho cantato ieri, e quasi dimentico dove sono veramente.
Mi sembra di sentire la voce di Ethan che si complimenta con me...
Arrivo alla fine della canzone e sento dei battiti di mani. Torno bruscamente alla realtà e scopro che a battere le mani sono i miei compagni e il professore molto soddisfatto.
«Bravissima Ashley, è questo quello che cerchiamo qui alla Juilliard. Questa canzone non era affatto facile da fare ma tu l'hai fatta meravigliosamente. Sono sicuro che lavoreremo bene insieme»
Il cuore mi batte fortissimo, non mi sarei mai aspettata una reazione del genere. «Grazie mille!» dico sorridendo dopodiché torno velocemente al mio posto con ancora un sorriso sul volto.
La lezione va avanti e a un certo punto sento qualcuno picchiettarmi due dita sulla spalla.
Mi giro e al mio fianco c'è un ragazzo con i capelli azzurri come i suoi occhi. Ha un bel sorriso ed è alto e magrolino.
«Ciao, io sono Joshua» mi porge la mano sorridendomi.
«Ashley» ricambio il sorriso e gli stringo la mano.
«Sei stata bravissima prima, davvero. Ho avuto i brividi!»
«Grazie! Anche tu sei stato molto bravo» è vero, prima ha cantato un pezzo rock e gli è venuto davvero bene.
«Grazie» sorride «Ti va se a fine lezione andiamo da Starbucks qui di fronte? Dovrebbe esserci la pausa» propone.
«Certo!» mi farà comodo conoscere qualcuno di questo corso.
Alla fine della lezione il professore non ha ancora finito di sentire tutti e annuncia che continuerà la prossima volta.
Io e Joshua ci avviamo insieme fuori scuola. «Quindi ti sei trasferita qui da poco?» dice lui.
«Si esatto» entriamo da Starbucks e ci mettiamo in fila per ordinare.
«E come ti sembra New York?»
«È bellissima, la adoro»
«Beh chi dice il contrario è un babbano, o sbaglio?»
Lo guardo e lui mi sorride complice. Inizio a ridere «Si, vero»
Lo guardo meglio e noto che ha un ottimo gusto nel vestirsi. Indossa un pantalone largo nero con un maglioncino azzurro e un paio di scarpe bianche molto semplici.
«Sei proprio in fissa con l'azzurro eh?» sorrido.
Lui ride e si porta una mano ai capelli portando un po' il ciuffo all'indietro.
«Si, diciamo di si»
Finalmente arriva il nostro turno e io ordino un frappuccino al cioccolato mentre lui un espresso al caramello.
Ci sediamo a un tavolino libero e consumiamo le nostre ordinazioni.
«Tu vivi da sempre qui?» gli chiedo.
«Mmh no, mi sono trasferito con la mia famiglia due anni fa per lavoro. Prima vivevo a Philadelphia»
«Wow! Quella è un'altra bella città che vorrei visitare» dico.
«Si, ammetto che si stava bene e un po' mi manca. Però io vorrei andare a Boston»
«Bellissima! Magari un giorno mi porti con te, quando ci andrai» scherzo.
Lui ride. «Perché no, mi farebbe piacere»
Rimaniamo qualche minuto in silenzio. «Quindi sono due anni che frequenti la Juilliard?» chiedo.
«No, questo è il mio primo anno. Proprio come te. L'anno scorso avevo provato ad entrare ma non mi hanno preso. Quest'anno ci ho riprovato e sono stato fortunato»
Annuisco solamente e faccio un altro sorso al mio frappuccino.
«A te è andata bene al primo tentativo?» mi chiede.
«Per fortuna si. Avevo bisogno di cambiare aria e la Juilliard è sempre stato un sogno per me»
«Perché andare via dall'Italia? A me piacerebbe moltissimo visitarla»
«Avevo brutti ricordi e ho bisogno di tempo per me stessa» dico abbassando lo sguardo e lui fortunatamente non insiste sull'argomento.
«E quindi dormi nei dormitori della scuola?» chiede.
«No no, per fortuna ho una zia che vive qui quindi i miei hanno risparmiato i soldi del dormitorio»
«Capisco. Beh ti è andata bene, dicono che sono davvero costosissimi»
«Si, mi sono informata e i prezzi sono spaventosi"»
Parliamo ancora un po' quando ci rendiamo conto che se non usciamo subito faremo tardi a lezione.
Velocemente torniamo a scuola e saliamo al primo piano.
«Che lezione hai?» chiede.
«Matematica. Possibile che anche qui mi perseguita?»
Lui ride «Non ce ne libereremo mai»
«Tu invece che hai?»
«Io ho storia della musica, dicono che la prof è odiosa»
«Si concordo. Buona fortuna!»
Mi ringrazia e prima di allontanarsi mi chiede il numero promettendo di scrivermi non appena può.
Faccio un giro per il primo piano e per fortuna trovo subito l'aula di matematica.
Entro giusto in tempo e seguo l'ultima lezione.

E poi sei arrivato tu...Where stories live. Discover now