Capitolo 39- Drake Scott

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Ashley
È domenica mattina, oggi pomeriggio c'è il funerale della madre di Ethan e infatti lui oggi non è per niente in forma.
Ieri ho scritto a mia zia, per avvisarla che sarei rimasta a dormire da lui, e questa mattina le ho detto che non sarei tornata a casa. Ho dovuto spiegarle il motivo e infatti non ha avuto problemi.
Oggi più che mai Ethan ha bisogno di qualcuno al suo fianco.
Non appena mi sono svegliata, lui era già sveglio e guardava il soffitto con indifferenza.
Vorrei tanto sapere cosa gli frulla in testa...
Sta di fatto che non ha voluto fare colazione, gli ho fatto un caffè ed è l'unica cosa che ha preso, poi ha passato tutta la giornata a letto e io non potevo fare altro che stare vicino a lui. Ho provato a creare una conversazione con lui ma rispondeva a monosillabi quindi ho smesso di parlargli e abbiamo acceso la tv, anche se nessuno dei due la guardava realmente.
Mi fa male vederlo così, mi manca l'Ethan euforico che mi portava in giro per la città, o che mi prendeva in giro o mi faceva dispetti solo per farmi arrabbiare.
Ultimamente vedo tutto grigio e non posso immaginare come lui deve sentirsi.
«Ethan devi alzarti. È ora di pranzo» sospiro alzando la testa dal suo petto e guardandolo in volto. La sua espressione è neutra e fredda.
«Non ho fame» risponde semplicemente continuando a guardare il soffitto.
«Non mi interessa! Devi mangiare qualcosa, forza alzati» provo a tirarlo per il polso ma inutile dire che non l'ho spostato di un centimetro.
«Ethan ti prego! Non puoi reagire così» sbuffo.
Finalmente porta lo sguardo su di me, ma posso percepire che è furioso. Beh almeno dà segni di vita!
«Sai Ashley, mia madre è morta! Posso essere in lutto?! Posso essere anch'io triste e starmene per le mie?! Se ti annoi, vattene! Mi dispiace se oggi non sono particolarmente simpatico!» detto questo torna a guardare il soffitto e i suoi occhi tornano neutri.
Mio Dio, quando si sente così è impossibile parlarci in modo cordiale!
Va bene, sua madre non c'è più ed è più che normale che non si sente in forma, ma ci sono modi e modi di reagire!
«Non voglio andarmene e non mi annoio nemmeno. Capisco che stai male, e infatti sono rimasta tutta la notte e la mattina al tuo fianco, però non puoi passare il tuo tempo così. Sei un ragazzo maturo e puoi capire che passare la giornata a letto e rispondere male a tutti non migliorerà le cose» gli dico tutto d'un fiato quello che penso ma sembra di aver parlato a vuoto, continua a guardare il soffitto senza smuoversi di un centimetro.
È inutile, oggi non riesco a farlo ragionare.
Sospiro rumorosamente e mi alzo in piedi per poi avviarmi in cucina e preparare qualcosa da mangiare.
Devo distrarmi perché se penso a lui, credo che sarò io oggi quella che romperà qualcosa.
Non ho mai detto che deve essere felice e pimpante, però cavolo non può comportarsi in questo modo!
È anche vero che io non posso parlare perché non ho mai perso un familiare, tralasciando mio zio però non è lo stesso.
Sospiro una seconda volta e vedo cosa c'è in frigo, alla fine decido di cucinare pollo e insalata.
Nel mentre che si cuoce, decido di pulire il pavimento per tenermi occupata per dieci o quindici minuti buoni. Meno penso a Eth e meglio è.
Quando è pronto divido tutto in due piatti, anche se so che lui non verrà a tavola.
Velocemente finisco il mio e metto tutto nel lavandino, poi prendo il piatto di Eth e vado in camera sua.
Quando entro lo trovo esattamente come lo avevo lasciato: stessa espressione neutra e stessa posizione, nemmeno un centimetro più a destra.
Mi siedo sul bordo del suo lato e per alcuni secondi rimango zitta a guardarlo.
«Mi metti ansia» sbuffa lui.
«La considero una cosa positiva» rispondo a voce bassa e calma.
Lui sospira e si mette a sedere «scusa se prima ho reagito in quel modo» dice guardandomi e finalmente ritrovo un po' del mio Ethan.
Lui che chiede scusa, è un evento raro!
Gli sorrido «Tranquillo. Ti ho portato il pranzo» gli avvicino il piatto ma lui fa una smorfia guardandolo.
«Forza! Credo che Matias sarebbe stato più maturo di te in questo momento» lo prendo in giro beccandomi una sua occhiataccia, però almeno ha deciso di mangiare, e sembra che il pollo gli piace anche. Se io non fossi stata qui oggi, che avrebbe fatto? Sarebbe rimasto a digiuno e a letto?
«Mio Dio, ma quanto sale hai messo nell'insalata» dice schifato facendo una smorfia di disgusto.
«Non fare il bambino, a me non era salata!» sbuffo e lo guardo male. Impossibile che a lui è salata, a me era quasi insipida!
«Non mi credi? Assaggia allora» mi porge la sua forchetta e inizia a tremarmi la mano.
Devo usare la sua forchetta? In fondo beh ci siamo baciati, quindi che differenza fa usare la stessa posata? O mio Dio che cosa imbarazzante. Sembra una cosa così strana!
«Ti fa schifo usare la mia forchetta?» chiede notando che in effetti mi sono bloccata a guardarla.
«No no» la prendo e infilzo due foglie per poi portarle alla bocca.
Ecco lo sapevo! Si sta lamentando per nie-
«O mio Dio» mando tutto giù a forza. Cavolo è davvero salatissima!
«Che c'è? È insipida?» mi prende in giro ridendo.
Lo guardo male «Ok ok hai ragione, evidentemente non l'ho girata bene»
Lui sospira e posa il piatto sul comodino vicino al letto.
«Vuoi che ti preparo altro?» chiedo ma so già la risposta, e infatti si limita a scuotere il capo. Si è chiuso di nuovo.
Prendo il piatto e vado in cucina per buttare l'insalata e per perdere tempo pulisco tutto quello che ho usato per cucinare .
Vorrei trovare un modo per farlo sorridere e per non fargli pensare al fatto che la persona più importante della sua vita ora non è più qui, ma effettivamente è impossibile. Al suo posto io non so come avrei reagito, quindi il suo comportamento è del tutto sensato e normale. Devo ammettere, però, che vederlo così mi fa stare male.
Sussulto dallo spavento quando sento due braccia che mi stringono la vita.
Mi giro e lui è qui in piedi davanti a me col viso stanco ma mi sorride.
«Grazie per essere qui, lo apprezzo davvero» mi dice a voce bassa e chiara.
Il luccichio dei suoi occhi è più spento del solito però, rispetto a prima che erano completamente vuoti e bui, ora riesco a vedere un po' di luce.
«Lo sai che io sono sempre qui se hai bisogno» gli sorrido e portando le braccia attorno al suo collo lo stringo forte a me.
Lui ricambia e per un po' rimaniamo così in silenzio, anzi l'unico rumore è quello del battito dei nostri cuori.
«Mi resti vicino dopo, al funerale?» chiede poi.
«Non devi nemmeno chiederlo» gli bacio la guancia e lo stringo più forte.

E poi sei arrivato tu...Where stories live. Discover now