Capitolo 29

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Willow POV

Sentivo il sole lambirmi la pelle, il profumo di salsedine riempirmi le narici. Era qualcosa che adoravo. Il rumore delle onde del mare in sottofondo e del respiro del ragazzo che mi stava accanto.

Percepivo la sua presenza, mentre me ne stavo sdraiata a pancia in giù sul telo, il costume bagnato dopo essere uscita dall'acqua. Era l'ultimo bagno della giornata, in quel martedì pomeriggio, la spiaggia poco popolata e un senso di pace che negli ultimi giorni avevo sentito di rado.

A casa mia le cose non andavano nel migliore dei modi; mia madre soffriva per la mancanza di mio padre, quest'ultimo mi aveva presentato la sua nuova compagna e Georg sembrava un cane bastonato a causa della partenza di Andrea. Però, c'era Harry. Aprii gli occhi per accarezzare la sua figura con lo sguardo.

Se ne stava sdraiato a pancia in su, i muscoli abbronzati del torace e gli addominali illuminati dal sole che di lì a due ore sarebbe tramontato. Le palpebre abbassate e l'espressione serena, i capelli corti sul telo che avevo diviso con lui. Non importava se metà del mio corpo umido era sdraiato sulla sabbia e sembravo una cotoletta impanata. Tutto ciò che volevo fare era osservare la linea del naso, la curva delle labbra e le ombre che venivano proiettate dai tratti in rilievo del suo viso.

Erano da poco passate le sei ed Harry mi aveva raggiunta in spiaggia dopo che avevo passato un paio di ore del pomeriggio a studiare all'ombra dei tavolini esterni del Jack Break, mentre lui lavorava. Mi piaceva andare in spiaggia, anche da sola – sempre con la crema solare a portata di mano, prima di diventare un pomodoro ambulante.

Non lo negavo, avevo passato più tempo a pensare a lui che a studiare. La chiacchierata del giorno precedente mi aveva rassicurata. Sapevo che, per le persone normali, poteva non voler dire niente, poteva essere una conversazione qualsiasi. Ma per me, e per lui, non era così. Era qualcosa di più, era un muro che veniva scavalcato, piano piano, senza fare rumore – senza volerlo dare a vedere.

Sospirai, avvicinandomi di poco, quanto bastava per poggiare le labbra sulla sua guancia sbarbata. Aprì gli occhi, le iridi verdi luminose sotto il cielo terso, incrociò il mio sguardo.

Il mio cuore ebbe un sussulto. Come poteva farmi sentire così, solo guardandomi? Se non avessi avuto quelle labbra lì, sfiorare le mie mentre si piegavano in un sorriso, mi sarei spaventata per ciò che avevo appena sentito dentro il petto.

E questo sorriso... Non faceva altro che peggiorare la situazione. Sentivo la pelle rosea sfiorare le mie labbra e le dita della sua mano carezzarmi il fianco ancora lambito dalle gocce salate.

«Perché sorridi?» lo stuzzicai, sfiorando il naso contro il suo. Lo guardavo negli occhi, seppure i miei neuroni stessero andando alla deriva.

Era così che si sentivano le ragazze, quando impazzivano per qualcuno? Era quella sensazione che si provava sostenendo uno sguardo, scambiando un bacio, la pelle d'oca sulla pelle ad essere così appagante?

«Dovrei piangere?»

Abbassai gli occhi sulle sue labbra, «conosco questo sorriso»

«No, non lo conosci»

«Sì»

«E che sorriso è?»

Le sue dita percorrevano man a mano ogni centimetro della mia schiena e parevano scottare.

«Un sorriso spavaldo. Malandrino, - sospirai accaldata, distanziandomi di poco dalle sue labbra per studiare il suo volto. – A che pensi?»

«Non credo tu voglia saperlo davvero» si allontanò di poco, appoggiando la testa sul telo. La voce roca mi fece venire la pelle d'oca.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 06, 2020 ⏰

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