Capitolo 4

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Willow POV

Lunedì 25 giugno.

Caldo umido, che non appena avevo aperto le finestre della mia stanza mi aveva investita dalla testa ai piedi.

Ricontrollai la chat di gruppo di Whatsapp de "I peli delle ascelle di Chewbecca" in cui eravamo io, Maddie, Pablo, Niall e Zayn e rilessi le parole di Niall, stampate sullo schermo.

Niall: Oggi spiaggia???? Windsurf sfrenatoooooo 🌊🏄😏– 09.36

Tu sei pazzo – 09.42

Risposi senza esitazione.

L'idea di uscire con quel caldo afoso mi faceva accapponare la pelle, ma forse sarebbe stato rigenerante farsi un bel bagno. Il primo bagno dell'estate. Il cielo era terso, a parte qualche zona densa di nuvole pallide e potevo già immaginare l'acqua salata lambirmi la pelle e il sole bruciante.

Pablo: Powell non rompere le palle!!!!😡😡😡 @Niall passo a prenderti tra mezz'ora – 09.43

Mugolai, ormai arresa all'idea di uscire di casa di lì a poco, e mi stropicciai gli occhi, ciabattando fuori dalla stanza. Incontrai mio fratello in corridoio, petto tatuato nudo e pantaloncini da ginnastica addosso, intento a rispondere al telefono.

Mio fratello aveva sempre avuto un fisico scolpito e asciutto, favorevole per una buona nomina alla Mablethorne High School, una discreta carriera scolastica, ma in compenso molto bravo in tutte le attività sportive ma anche artistiche.

Il classico cliché adolescenziale, che lo aveva portato ad intraprendere la carriera di tatuatore, per coltivare le doti nel disegno, e ad iscriversi in palestra per facilitare la conquista delle pollastre che si portava tra le lenzuola. Qualche corsa solitaria, partita a soccer con gli amici, ma nulla di più.

E a me era toccata una sorte differente.

La gemella malvagia, o così mi pensavano le ragazze carine del suo gruppo di gente popolare. Colei che era completamente differente dal suo stesso gemello, tanto che spesso pensavano fossi persino più piccola. Così come aveva pensato Harry due giorni prima.

Non potevo non ammettere, però, che un po' malvagia lo ero. Forse non 'malvagia' (che presupporrebbe un istinto omicida perenne, ma il mio era solo casuale), ma più incattivita. Incattivita dalla gente coi pregiudizi, incattivita dalle bullette delle superiori, incattivita da tutte le persone che potevano avermi infastidito nella mia vita.

E come direbbe un perfetto misantropo: tutti. Rare eccezioni potevo contemplarle solo nel mio gruppo di peli sotto le ascelle di Chewbecca. E in quel deficiente di Georg.

«Ehy, pulce! – mi apostrofò lui – ben svegliata, finalmente» mi passò una mano tra i capelli. Gesto che mi diede immediatamente fastidio. Lo sapeva da sempre, eppure era come se si divertisse, così come mi divertivo anch'io quando facevo la stalker con le sue ragazze, anche se non me ne importava nulla.

«Buongiorno, playboy. Mamma, dov'è?»

«Oggi lavora, non ricordi? Perdi colpi» mi sfotté, oltrepassandomi per scendere le scale.

Sapere che mia madre non fosse in casa, essendo a scuola a lavorare, mi confortò. Almeno sarei potuta uscire di casa e passare una giornata tranquilla senza dovermi giustificare.

Il giorno precedente avevo passato l'intera giornata chiusa in casa a studiare e ad organizzarmi per come preparare i futuri esami.

Non che non fosse una cosa positiva, anzi; l'unica pecca era lei che mi monitorava ogni due ore e si era stampata i miei turni al Jack Break, così da sapere quando lavorassi e quando fossi libera.

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