Capitolo 23

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Willow POV

Quella sensazione di inadeguatezza non fece altro che accompagnarmi i giorni successivi.

Guardarmi allo specchio, vedere quelle occhiaie accentuarsi sotto i miei occhi, a causa delle ore passate la sera a guardare il cielo, non facevano che ricordarmi quanto mi sentissi estranea a me stessa.

Io non ero mai stata la ragazza che lasciava cadere la spugna, che si abbatteva dopo un errore. Ero competitiva, ero intelligente e lo avevo dimostrato in più di un'occasione. Cosa dava il permesso a Fawn Jones di abbattermi ripetutamente? Cosa dava il permesso ad Harry Styles di trattarmi come se fossi una nullità?

Era vero, fuggire da Mablethorne non era la soluzione, non ero una persona differente dopo essere andata ad Oxford, ero curiosa, chiedevo, mi interessavo volente o nolente a persone e situazioni che non lo avevano accettato.

Ma che diritto avevo di stare così? Che diritto avevo di sentirmi minore rispetto agli altri, di essere rifiutata così brutalmente per aver voluto semplicemente aiutare?

Nessuno¸quasi avevo urlato nella mia mente, prima di scendere giù per le scale e precipitarmi di corsa in cucina, essendomi accorta troppo tardi di essere in ritardo. Mancavano meno di quindici minuti e sarei dovuta essere già in servizio al Jack Break. Tutti quei pensieri e la notte insonne non mi avevano dato tregua.

«Ehy, pulce, – mi accolse mio fratello, seduto al tavolo con la sua spremuta. – Ricordati che oggi ho bisogno di te al negozio!»

«Lo so» afferrai una mela, prima di precipitarmi di nuovo in corridoio «passi a prendermi?» urlai, allacciando le scarpe di corsa.

«Sì, alle 13» confermò, urlandomi dietro la risposta.

«Perfetto!»

Arrivai in fretta e furia a lavoro, aprii il negozio e mi passai stancamente una mano sulla fronte quando mi accorsi di essere riuscita a fare in tempo. Mi misi dietro il bancone e iniziai a sistemare, aspettando i primi clienti.

Per tutta la mattinata non riuscii a far altro che chiedermi se Harry sarebbe venuto quel giorno. Per tutta la sera prima, per la maggior parte della notte, non avevo fatto altro che pensare e ripensare alle sue parole.

Erano ancora uno schiaffo sulla mia pelle. Erano state dure, quasi cruente nei miei confronti.

Non avevo mai voluto intromettermi nella sua vita come lui aveva supposto, non avevo mai voluto far parte della sua quotidianità, non avevo mai voluto ricevere quel maledetto bacio che aveva rinnegato.

Mi sentivo umiliata, se ripensavo a tutta la scena, a Kimberly che ci guardava dalla cucina, praticamente seminuda. Dovevo credere che non avessero fatto nulla, dopo il suo "non ne sai nulla"? Dovevo essere così ingenua?

Non sapevo perché Harry fossi stato così brutalmente picchiato, ma non mi sentivo in colpa nell'aver pensato che avesse voluto comportarsi da supereroe, davanti a lei. Per quanto ne sapevo lei era stata la sua ultima ragazza, un rapporto durato due anni, tale che dopo non era riuscito ad instaurare una relazione con nessun altro – che non fosse effimera.

D'altro lato, però, dopo la sua reazione quando avevo nominato quel Louis, non mi era stato difficile immaginare chi fosse l'artefice. Ero ormai convinta che fosse proprio lui la persona da cui stava scappando e da cui si era voluto allontanare, andando via da Doncaster.

Tutto mi portava a chiedermi: perché? Cosa poteva aver fatto di tanto tremendo da dover scappare ed essere picchiato, quando lo avevano trovato? Era forse un ammonimento?

Cerca di spingere la mia testa lontana da quelle immagini e mi concentrai sul lavoro.

A metà mattinata Jack passò ad assicurarsi che andasse tutto bene e si lamentò dei turisti che in quei giorni lasciavano sporcizia sulla spiaggia, per poi ritrovarla la mattina dopo quando andava a fare le sue passeggiate.

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