Chapter 15 - Davide Lamandini

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«Nooo.»

E nel mio urlo c'è il resto che non riesco a dire.

Perché non gliel'ho chiesto io di presentarsi qui al mio posto, non gliel'ho chiesto io di rinunciare a tutto... Ha deciso lui, anzi, ha fatto tutto lui.

È venuto in questo maledetto laboratorio e da quel momento è cambiato tutto.

La scena adesso rimbomba nella mia mente peggio d'un tuono.

Sono loro che lo hanno ammazzato a sangue freddo.

Stavamo attraversando un corridoio dell'enorme edificio chiamato "laboratorio", io e Dan, uno di fianco all'altra, come sempre prima che questa fottuta epidemia distruggesse tutto.

Correvamo inseguiti da un paio di medici e di addetti alla sicurezza pronti a braccarci. I neon dell'allarme rosso accompagnavano sinistri la sirena delle emergenze.

E poi uomini in camice che sbucavano da tutte le parti, Dan che apriva una porta a caso e mi spingeva dentro ordinandomi di restare in silenzio. L'anta che è rimasta socchiusa mentre un primo proiettile lo ha colpito alla gamba facendolo stramazzare a terra, a pochi passi da me.

Io lo guardavo senza neanche la forza di urlare il dolore, la rabbia e la paura che avevo dentro.

«Smettila di negare. Sai benissimo che tutto è cominciato con il virus.»

Stavolta ce la faccio, sostengo lo sguardo della donna del negozio di ventagli.

«Invece io scommetto che tutto è cominciato dopo, per la Cura. Quindi, ascoltami bene, facciamo i conti un'altra volta, adesso mi dici della Cura, oppure...»

«Oppure cosa?»

Le alzo la semiautomatica davanti alla faccia. «Sei dalla parte sbagliata della pistola.»

«Sparami, se vuoi, ma non concluderai nulla. E Dan stava solo cercando di trovare proprio la Cura, come me, insieme a me» la sua voce è fredda e anonima. «Come tutti qui dentro.»

Allarga le braccia e sento che le gambe stanno per cedermi.

«Che ti piaccia o no, Dan era uno di noi».

Non vedo più nulla. Dura un attimo ma finisco in un buco scuro.

Appena rimetto a fuoco i contorni mi tornano in mente tutte le persone morte per le pillole vendute a peso d'oro, per strada. Tutte le speranze sparite con loro...

«La verità fa male eh? E io sono solo l'inizio. Dan lo sapeva, che eri una testa calda e non avresti capito, che era troppo per te.»

Cosa è troppo? Sento un ruggito dentro di me. Qualcosa che mi rivolta le budella, mi fa tremare ovunque.

«Cosa-cazzo-stai-dicendo?»

Lei alza il mento abbassandosi la mascherina per la prima volta.

Come immaginavo è bellissima.

E nei suoi occhi ora sento che qualcosa mi sfugge.

«Perché non lo hai aiutato allora? Era a terra, perdeva sangue...»

«E tu perché non sei intervenuta?» Alza le braccia al cielo. «Eravamo in pericolo Nadia! Cosa cambiava se colpivano anche me mentre cercavo di salvarlo? Te lo dico io cosa: che la Cura si allontanava ancora di più. E Dan non me lo avrebbe mai perdonato.»

Mi accorgo di respirare male. Ho l'affanno. O sono soltanto i dannati nervi.

Testa calda.

Un paio di volte me lo aveva detto anche Dan, prima del virus, prima di 'sta merda di vita in cui siamo piombati. Litigavamo fino a scannarci.

«Cosa non avrei capito?»

Insisto. Lo devo sapere. Ora lo voglio sapere.

Ma la ragazza del negozio di ventagli tace.

Le punto l'arma direttamente tra gli occhi e tengo pronto il dito sul grilletto. «Come avrei ucciso io, Dan?» urlo ancora.

Ed è a quel punto che lei prende un lungo respiro. Poi torna a guardami negli occhi, come se non avesse un'arma puntata addosso. Come se nulla le importasse.

«Tu hai qualcosa...» i suoi occhi sono così intensi che mi sento molle.

«Sei tu la Cura, Nadia, e non chiedermi come lo so, le analisi non mentono, ma Dan non voleva che ci finissi in mezzo così si è offerto al tuo posto, dato che siete gemelli credeva di poterti sostituire e che tutto sarebbe andato a posto... Si sbagliava.»

L'aria si ferma.

Sto per premere il grilletto ma le mie dita sono ferme.

Credo di avere anche il cuore fermo.

***

E ORA?

Nadia premerà il grilletto?

Cosa significa che Nadia è la cura?

Chi è davvero la donna del negozio di ventagli?

Che fine ha fatto la SIM?

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