24. Michela

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Era passato qualche settimana da quando avevo chiuso con Carlotta. Di lì a poco avrei dovuto sostenere l'esame di maturità.
Avevo sempre avuto voti altissimi, ma quegli ultimi mesi del quinto anno di liceo decisi di divertirmi. In fondo, erano gli ultimi mesi di liceo e sentivo che fino a quel momento non me l'ero goduta come i miei compagni di classe.

Iniziai a studiare sempre meno, i compiti li facevo in treno, prima di andare a scuola, oppure li copiavo dalla mia compagna di banco. Mi dimenticavo di guardare il diario, scordavo i libri e i quaderni che mi servivano a casa, chattavo dal cellulare durante le lezioni.

E, proprio chattando, ad Aprile, iniziai a scrivere a Michela.
Michela era una ragazza molto diversa da me: non aveva finito le scuole superiori perché era stata ripetutamente bocciata, usciva ogni giorno tutto il giorno, stava sveglia fino a tardi, non lavorava e spendeva tantissimi soldi in cose assurdamente futili.
Fumava Dio solo sa quante sigarette al minuto.

Michela era l'esatto opposto di me. Ed era proprio questo che mi attraeva di lei. Cercavo di diventare sempre più simile a lei, di fregarmene di più, di pensare a divertirmi.

Avevo così iniziato il mio periodo di perdizione.
Due o tre volte a settimana, dopo la scuola, prendevo il treno e andavo nella città dove abitava. Ci vedevamo davanti alla stazione, dove passava a prendermi.
Era sempre in compagnia di una sua amica. Non la vidi mai da sola. E questo era abbastanza strano.
Nelle nostre uscite non facevamo nulla di particolare se non girare in auto per tutta la città, andare al Mc Drive e poi trovare un posto sperduto della città dove mangiare, fare una passeggiata in centro, anche se succedeva raramente, bere una birra o andare a fare shopping.

Michela mi piaceva molto esteticamente: aveva lunghi capelli neri, liscissimi, che teneva fermi con una mollettina nel lato sinistro, un piercing sotto al naso ed uno appena sottostante il labbro inferiore destro, occhi castani.
Aveva un anno in più di me, eppure sembrava sapere così tanto. Sulle tipe, sulle relazioni, sulla vita. Era molto indipendente, poteva usare l'auto tutte le volte che voleva, senza limiti, e spendere quanto le pareva. Poteva passare la giornata fuori di casa senza che nessuno le dicesse nulla.
Era una ragazza ribelle, faceva tutto quello che voleva quando voleva.

Mi aveva parlato della sua ex, che l'aveva tradita e poi l'aveva lasciata per un'altra. Sembrava molto dispiaciuta della rottura e così cercai di scoprire come si chiamasse per cercarla su Facebook. Riuscii nel mio intento e dalle foto vidi che era una ragazza molto maschile, con molti piercing. Insomma, il mio opposto.
Da quel momento cercai in ogni modo di diventare più maschile, tagliai i capelli molto più corti di quanto fossi abituata a portare ed iniziai a vestirmi in modo più mascolino.

Dopo tanta insistenza, un giorno riuscii a rimanere da sola con lei per qualche istante. Ne approfittai per approfondire l'argomento della sua rottura e cercare di capire cosa cercasse in una persona. Benché mi fosse sembrata fino a quel momento molto superficiale, capii che in realtà stava soffrendo per il tradimento e che non era stata per lei solamente una storiella.

Un giorno, al Mc Drive, stavamo aspettando che un addetto rispondesse al citofono, quando lei emise un profondo, maleducatissimo rutto. Fu uno degli episodi più assurdi e divertenti che mi siano mai capitati.
Lui sentí perché ci rispose in modo strano e si mise a ridere quando ci avvicinammo alla finestrella per ritirare l'ordine.
Michela aveva preso un milkshake e, siccome non riuscì a finirlo e doveva guidare, ebbe la brillante idea di gettarlo fuori dal finestrino.
Rimasi shockata perché io non avrei neanche mai lontanamente pensato di fare una cosa simile, ma al contemporaneo risi a crepapelle per una buona mezz'ora.
Non capivo se faceva quelle cose spontaneamente o per farci ridere.

Manuale Di Una LesbicaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang