BIRRA DELLA PACE

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Io annuii . Non c'era pericolo che mi perdessi in certe cose quando non erano mai rientrate nelle mie abitudini, ma non ero l'unico ad aver reagito a quella carrellata di divieti con un'alzata di sopracciglia.

Appoggiato al retro del bus, lontano dai nostri sguardi, ma individuabile per il filo di fumo che partiva dalla sua sigaretta e si disperdeva nel cielo, Yoongi aveva ascoltato la nostra conversazione con un certo interesse.

* * *

Quando Yoongi venne a offrirmi una birra non avrei mai pensato che si potesse trattare di una vendetta. In un primo momento lo trovai parecchio strano, ma poi provai un tale sollievo che non avrei potuto sospettare di niente.

Eravamo arrivati a Boston, Massachusetts. L'entusiasmo e l'agitazione per la primissima data del tour mi aveva messo così sottosopra che non avevo bevuto un solo goccio di caffè per tutta la giornata e quando ci avevano portati alla palazzina in cui si sarebbe svolto il concerto ero comunque più sveglio che mai.

C'era ancora luce quando avevamo fatto le prove. Nessuno era lì per criticare il modo in cui cantavo o come mi muovevo sul palco, ma mentre i tecnici del suono pensavano ai microfoni io lottavo contro i miei nervi. Gli spalti erano vuoti, il parterre pure, ma c'era così tanto spazio per così tante gente che solo l'idea mi metteva in soggezione.

Non appena avevo finito ero corso a telefonare ai miei genitori e fui così contento di trovare Maggie in casa che la pregai di tenermi un po' occupato. Le prove mi erano sembrate troppo corte, le canzoni troppo diverse da come le cantava Emmett, l'impegno con cui la troupe di trucco e parrucco mi aveva preparato già sprecato. Maggie mi aiutò a distrarmi, ma non appena riattaccò l'ansia tornò a mangiarmi vivo. Alternavo momenti in cui stavo seduto immobile a guardare il vuoto ad altri di frenesia in cui potevo solo camminare avanti e indietro, saltellare, muovere le braccia, infastidire gli altri.

Andai in forfait quando arrivò il tramonto e la palazzina cominciò a riempirsi. Spiavo il pubblico da una tendina e mi strofinavo la faccia così spesso che il mio trucco era da rifare.

Fu così che mi trovò Yoongi.

"Jimmy."

Mi voltai verso di lui di scatto, colto di sorpresa. Indossava un paio di occhiali da sole, l'outfit per il concerto e teneva nelle mani due bicchieri di plastica così pieni di birra che per poco la schiuma non traboccava.

"Yoongi..." dissi, casuale.

Non mi aveva più rivolto la parola dal Barbra's Talking Show. Non mi aveva più guardato, non mi aveva più preso in giro e di sicuro non mi aveva più chiamato "Jimmy", ma a me non importava. C'ero stato male per il modo in cui mi aveva trattato, ma avevo deciso di non pensarci più. Yoongi non era certo l'unico uomo del mondo. Avevo preso una sbandata per lui e lui mi aveva fatto tornare in carreggiata facendomi capire di non essere interessato, tutto qui. Non era una catastrofe, nonostante la tensione. Anzi, forse avrei dovuto ringraziarlo, perché si era reso talmente antipatico che il suo fascino era sceso al dieci per cento. Quasi non mi faceva nessuno effetto.

"Come va?" fece lui. "Sei carico per il tuo primo concerto?"

"Ne ho già fatti, sai? Solo che non erano grandi come questo."

"Si, si."

Mi porse la birra. Io per un attimo la guardai e basta, senza capire.

"È per me?"

"La vuoi o no?"

Gli presi subito il bicchiere di mano e ne bevvi un gran sorso. Lui mi guardò finché non ebbi deglutito, come la strega cattiva che avvelena Biancaneve con la mela.

"Grazie." dissi.

"Prego." mi rispose lui. Poi mi sorrise e si allontanò.

Non avevo idea di cosa fosse appena successo. C'era in corso l'apocalisse? Il mondo stava per esplodere? Era iniziata la Quaresima ed essere gentile con me era il fioretto di Yoongi?

Lo guardai allontanarsi. Raggiunse Simon e Tyler che avevano già i loro strumenti alla mano, basso e bacchette, ed imbracciò la chitarra appoggiando la birra sulla prima superficie sgombra che trovò. Era la chitarra elettrica gialla, la mia preferita. Si mise il plettro fra le labbra e le luci sul palcoscenico vennero accese, come se fosse stata opera sua. Il pubblico urlò e un tecnico venne a dirmi di tenermi pronto per entrare in scena.

Iniziai a sudare freddo. Il pubblico rumoreggiava, la musica che era stata messa durante l'attesa sfumò nel silenzio.

Raggiunsi i J-EY. Anche loro erano tesi, ma Tyler trovò il modo di darmi una scossa amichevole e Simon tamburellò con le sue bacchette contro le mie spalle. Poi, quando venne dato loro il segnale, presero un bel respiro e uscirono tutti insieme, Yoongi compreso. Gli strilli dei fan andarono alle stelle.

Io dovevo essere l'ultimo a entrare in scena. Per un attimo mi ritrovai lì, da solo dietro le quinte, con la tentazione di voltarmi e correre finché non sarei tornato in Tennessee, ma poi venne il mio turno. Era l'ultimo segnale, dovetti uscire.

Ricordo chiaramente come mi sentii in quel momento. Camminavo fra riflettori e microfoni, calpestavo la gomma che rivestiva il palco sotto le mie scarpe e mi muovevo verso il centro della scena, ma la mia testa era persa da qualche parte fra lo stomaco e il cuore. Non sentivo più il pavimento sotto ai miei piedi, ero in caduta libera. Le mie orecchie erano sorde alla musica che i J-EY avevano già cominciato a suonare, ma il mio intero corpo pulsava con essa.

Il pubblico era qualcosa che non mi azzardavo nemmeno a guardare. Piantai gli occhi sulle gradinate, dove erano tutti troppo piccoli per poter essere visti in faccia, e mi portai il microfono alla bocca. Il mio viso colse gli ultimi raggi del sole di quella giornata.

La prima canzone terminò ancora prima di cominciare e così anche la seconda. Ancora oggi mi ricordo pochissimo di quell'esibizione, come mi succede quando vivo un momento con l'adrenalina alle stelle, ma ricordo il momento in cui presi il coraggio a due mani e abbassai lo sguardo su chi mi guardava da sotto il palco. Fra di loro c'erano sguardi emozionati, spettatori passivi, amici che parlottavano fra di loro. Era un pubblico della mia età, solo che io stavo sopra al palco e loro sotto.

Quel primo concerto fu eterno. Fu eterno e durò pochissimo nello stesso tempo, due ore di musica che sembrarono durare mezz'ora. Alla fine io e i J-EY ci prendemmo le mani e ci inchinammo davanti al pubblico. Tyler mi tenne un braccio alzato verso il cielo.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora