Let's Hurt Tonight

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Con la lingua mi inumidì il centro del petto e sulla scia bagnata cosparse la polvere bianca.
Mi parve di essere fuori dal mio corpo, ad osservare la scena.

《Vuoi assaggiare?》
Toccò la coca con la punta del polpastrello e me lo passò all'interno del labbro. Poi sniffò la striscia. Gemette e tornò a concentrarsi su di me.

Avevo gli occhi chiusi o aperti?

Chiusi la tendina del camerino da Farrah, posando il pugno di vestiti che avevo intenzione di provare.
Mi liberai dei pantaloni della tuta e della t-shirt stando ben attenta a non guardare il mio riflesso e mi accinsi a recuperare il primo abitino.

Non ebbi neppure tempo di infilarlo che la tendina venne aperta di colpo e per lo spavento mi spiaccicai contro lo specchio.

《Porca miseria, Karen!》 Urlai, cercando di coprirmi con le braccia.

《Che diavolo-》
《Stai cercando di evitarmi?》 M'interruppe, arrabbiata.

Sgranai gli occhi, presa in contropiede. Okay, c'era una minima possibilità che l'avessi fatto. Non avevo nulla contro di lei ma avevo bisogno di spazio e i suoi tratti così similari a quelli del figlio non erano di aiuto.

《Possiamo parlarne dopo? Magari quando sono vestita?》

《No!》 Sbottò, sempre più agitata.
I ricci erano scompigliati più del solito e la ruga al centro della fronte mostrava tutto il suo turbamento.

Solo a me sembrava grottesca questa situazione?

Inspirò a lungo, si strizzò il ponte del naso con due dita e passò la mano tra i capelli.
Solo un istante mi illusi che si calmasse.

《Farrah!》 Strillò, voltando il capo probabilmente in direzione della proprietaria del negozio.
《Lasciaci sole.》

Quasi per certo Farrah tentò di protestare, desiderosa di carpire qualche pettegolezzo succoso, ma Karen la fulminò con lo sguardo.
《Non te lo stavo chiedendo》, aggiunse, glaciale.

Scoppiai a ridere, sgomenta piuttosto che divertita. Solo Karen era in grado di cacciare qualcuno dalla sua proprietà.

《Ti odierà》, constatai, quando ascoltai il campanellino affissò sulla porta squillare.

Fece spallucce, incurante.
《Mi odia dai tempi del liceo quando Jay la mollò per me.》

Mise le braccia conserte.
《Cosa stai combinando, Viv?》

Non era disposta a cedere e tantomeno a permettermi di coprirmi.

Sbuffai, esasperata. 《Volete smetterla di preoccuparvi tutti quanti? Cosa dovrei combinare?》

《Tuo padre mi ha detto che sei rientrata alle tre del mattino.》
《Ero ad una festa! Lo avevo avvertito.》

La feci arrabbiare.
《No, gli hai detto che saresti rincasata un po' più tardi, non tre ore dopo dato che avevi scuola.》

《Ci sono andata, no? Non è questo che conta?》

《No, no, no.》 Scosse la testa, fuori di sé. 《Non dirmi che non sta succedendo niente! Sta impazzendo a furia di starti dietro, lo ignori persino se ti mette in punizione.》

Grugnii, massaggiandomi la testa.
《Non è così, mi ha messo in punizione e ho annuito. Che dovevo fare?》

Se avessi aperto bocca, la notte precendente, avrei palesato la mia poca lucidità. Anche se sospettavo che con gli occhi iniettati di sangue e il trucco colato, papà avesse compreso ma per timore che il dubbio fosse fondato aveva taciuto.
Per fortuna ero con Dillon che aveva bevuto solo qualche sorso di una birra.

Mignoli |Fil rouge h.s #0.5|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora