Capitolo 5

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Chloe

Lo conosco da meno di un'ora e già ci sto litigando. Direi che come inizio fa proprio schifo ma vabbè, spero di non averci più niente a che fare dopo questa stasera.

Ad interrompere i miei pensieri è proprio il suo cellulare. Lo ha lasciato sopra il sedile.
Sbircio per vedere chi è, e quando lo afferro vedo che sullo schermo appare il nome di una certa "Alison".

No aspettate, non può essere lui..

Mi rivengono in mente le parole che ha usato Samuel sopra una certa Alison.
Sosteneva che lei, Crystal e Chanel la danno al primo che passa. Queste parole continuano a rimbombare dentro la mia mente.

Dopo qualche secondo scuoto la testa ed inizio a pensare che quasi sicuramente lui sarà uno dei tanti che questa qua si è portata a letto.

Evito di pensarci ma il telefono continua a squillare. Non so che fare.
Da una parte vorrei portaglielo, magari è importante, ma mi ha vietato di uscire da questa macchina.

Proprio in quel preciso momento lo vedo tornare, così butto subito il telefono sul sedile e faccio la disinvolta.

<<Fatto, mi dispiace di averci messo qualche minuto in più ma era una cosa importante>> dice allacciandosi la cintura.

<<Non fa niente, e comunque ti ha chiamato una certa Alison, mi pare si chiami così. Se vuoi richiamarla fai pure>> dico guardandolo con un'espressione tranquilla.

Alza di colpo la testa e mi chiede: <<gli hai risposto?>>.

<<Assolutamente no, non avrei motivo per farlo>> rispondo.

<<Bene, meglio così>>, distoglie lo sguardo da me e mette in moto la macchina.
Non vedo l'ora di arrivare alla festa per non passarci più del tempo insieme.
So che ci sarà anche lui, ma almeno non staremo nella solita compagnia.
Io starò insieme ai miei "amici" mentre lui starà insieme ai suoi. Be'... sempre se ne ha.

Arrivati a destinazione, parcheggia la macchina dentro un garage e si slaccia la cintura.

<<Aspetta un attimo, tu non puoi parcheggiare qui.. Cioè intendo, questa non è casa tua e non puoi fare come vuoi>> dico ma subito dopo mi rendo conto di aver detto una cavolaia. Scoppia a ridere ed io mi agito ancora di più.

<<Si può sapere perché ridi?>> domando infastidita.

<<Be' ecco... In realtà sono io il proprietario della casa tesoro, sono il famoso Dylan Walker, strano che tu non mi conosca.
Parlano in molti di me, sia in senso buono che in senso cattivo>>, mi rivolge un sorrisetto malvagio e subito ingoio la saliva.

Vorrei tanto vedere la mia faccia in questo preciso momento, sarò sicuramente sbiancata. Non ci posso credere: lui è Dylan?
Ma com'è possibile..?
Samuel mi aveva detto di stargli lontano e invece guardate adesso.
Mi ritrovo nella sua auto, insieme a lui e per di più a casa sua.

<<Oh ehm non pensavo fossi tu quel Dylan>> specifico le due ultime parole.

<<Tranquilla, spero ti piaccia quel che vedi>>, mi sorride pervertito e poi mi fissa attentamente.

Questo qui non mi piace per niente.
È bello e non lo metto in dubbio, nessuno potrebbe farlo ma non mi piace per niente come persona. Sembra inaffidabile e sotto il suo sguardo attento non mi sento altro che una vittima. Mi sento piccola quando mi guarda, quasi mi intimorisce.

Non voglio che pensi che sarò una delle tante che si porterà a letto perché non sarà affatto così. Forse dovrei smettere di fissarlo anche io.

<<Sei solo un bambino che non sa che cosa fare della sua vita e di conseguenza tendi a fare il figo o comunque a tirartela>>, lo guardo da capo a piedi e poi in tono divertito continuo a dire: <<credimi che c'è ne sono di meglio>>.

<<Ah si? Però se non mi sbaglio prima non ti dispiaceva essere faccia a faccia con me>>, continua sempre ad avere il suo ghigno stampato in faccia e questa cosa mi urta ancora di più. Dannazione.

<<Non iniziare adesso, sei stato tu a cominciare, mi hai preso il telefono bruscamente e odio quando qualcuno lo fa.
E comunque, se vuoi farmi un favore, vedi di starmi lontana perché non voglio persone come te al mio fianco>> dico in tono autoritario.

<<Ok ok come vuoi, adesso scendi>> ridacchia ancora e poi mi indica lo sportello dell'auto.

<<Tu non vieni?>> chiedo assumendo un tono più calmo. Potrei farmi i cavoli miei e uscire da questa fottuta macchina, ma invece no, continui la conversazione come una stupida.

<<Certo che vengo ma non voglio farmi vedere con te. Ho una reputazione e di certo non posso farmi vedere con una che a prima impressione pare una verginella>> confessa.

Ma come si permette?
Cioè ma davvero è così cafone da venire a dire ad una ragazza che conosce da più o meno due ore, che è una verginella?

<<Meglio essere vergini che puttane>> sbotto riferendomi a tutte quelle che si è portato a letto. Nella mia voce c'è un misto di sentimenti: rabbia, delusione e disprezzo.

Se crede di rovinarmi questo anno scolastico si sbaglia, si sbaglia di grosso.
Apro la portiera della macchina ed esco sbattendo forte quest'ultima.
Che se ne vada a quel paese quello stronzo.
Aveva ragione Samuel, lui non si merita di stare qui. Per niente proprio, e l'idea di doverlo vedere passeggiare per il college non mi entusiasma per nulla.

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