DALL'OBLO' DELLA CUCINA

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Noi facemmo i finti tonti. Guardammo il numero del tavolo come se non lo avessimo letto prima, fingemmo di esserci sbagliati. Il cameriere provò a chiederci a che nome avevamo prenotato, ma noi ci dileguammo il più in fretta possibile. Infilandoci nelle cucine, spiammo Samantha e il produttore dall'oblò delle porte.

Fu proprio in quel momento che la band jazz smise di suonare. Lasciarono gli strumenti dov'erano e andarono a dissetarsi ad un tavolino che era stato preparato apposta per loro, facendo un po' di pausa. Io, Simon e Tyler ci guardammo l'un l'altro. Non ci fu bisogno di dirci niente, avevamo capito al volo quale fosse il nuovo piano.

Tyler andò in avanscoperta. Approcciò la band per ricoprirli di paroloni e complimenti, dopodiché gli disse che una certa persona voleva vederli all'istante. Loro corsero fuori dal salone e ci lasciarono la via libera.

All'inizio non ci considerò nessuno mentre montavamo sul palco e imbracciavamo quegli strumenti che non erano nostri. Simon andò alla batteria, Tyler al basso ed io presi una delle chitarra prima di piazzarmi davanti al microfono. Non sarò stato bravo come Yoongi, ma avevo sempre suonato durante i concerti che facevo con i miei amici e in quel momento ogni cosa era meglio di niente. Ero così agitato che il mio cuore era fermo come una roccia e mi ritrovai a cercare per l'ultima volta lo sguardo dei miei compagni. Simon e Tyler contarono insieme a me fino a tre, poi cominciammo a fare rock.

Gli occhi di tutti i presenti furono su di noi all'istante. Il basso di Tyler fece tremare il lampadario sopra le nostre teste, il colpo di piatti che diede Simon fece sussultare i camerieri che si aggiravano per la sala con i vassoi. La maggior parte delle persone tornarono a cenare dopo aver appurato che doveva essere arrivata una nuova band, come se ci avesse ingaggiati il Grand Hotel, ma noi non li avremmo lasciati consumare i loro pasti così facilmente.

L'unica che continuava a guardarci a bocca aperta era Samantha. Di fianco a lei, il produttore aveva capito che c'era qualcosa che non andava e ci guardava a sua volta.

Sarà stata l'adrenalina del momento, sarà stato che era tutto talmente improvvisato che non ebbi nemmeno il tempo di agitarmi, ma non mi dovetti sciogliere per cantare al meglio delle mie capacità. Potevo rendermi ridicolo quanto volevo, per una volta c'era davvero in gioco il mio futuro e ne sarebbe valsa la pena. L'importante era non avere rimpianti, per cui ci diedi dentro. E la mia convinzione fece tutta la differenza, perché Simon e Tyler mi avrebbero seguito ovunque li avrei portati.

Andavamo alla grande. La gente attorno a noi cominciava a tenere il tempo con la testa, qualche d'uno ci filmava col cellulare, ma noi avevamo solo un problema in vista: nella canzone c'era una parte strumentale interamente dedicata alla chitarra elettrica a cui noi non avevamo pensato, ovviamente. E che io non sapevo suonare.

Mi voltati verso Simon prima che questa arrivasse, cercai di dirgli di improvvisare un assolo con la batteria o qualcosa del genere, ma lui non riusciva a sentirmi. Feci per correre da lui, ma proprio quando l'assolo sarebbe dovuto iniziare, la sala venne riempita dallo strillo di una chitarra elettrica.

Mi voltai come in un sogno.

Non potevo essere più sorpreso di così e continuai a non credere ai miei occhi anche quando vidi la sua figura.

Yoongi aveva fatto appena in tempo a mettersi la chitarra elettrica a tracolla. Non si era nemmeno tolto il capotto con cui era arrivato, stava suonando come se si fosse sempre trovato lì e fra il pubblico ci fu qualche urletto dopo che un paio di ragazze lo riconobbero. Ma lui non si scompose e continuò a far vibrare le corde come gli pareva.

Io ero al settimo cielo. Tenevo una mano aggrappata all'asta del microfono come se avessi bisogno di reggermi e nel frattempo lo guardavo con un sorriso così grande che la mia faccia non poteva contenerlo tutto. Continuai a farlo anche mentre cantavo, sempre più incredulo e sempre più felice del fatto che lui fosse lì, che non avesse mollato i J-EY e che il mondo mi stesse vedendo di fianco a lui.

La canzone finì prima di quanto non avessi voluto. La maggior parte delle persone presenti in sala applaudì e io non potevo fare altro che applaudire a mia volta e abbozzare qualche inchino col capo. Quando gli applausi si affievolirono mi voltai verso il tavolo di Samantha. Lei e il produttore continuavano a guardarci e a noi non rimaneva altro da fare se non raggiungerli. Era ovvio che avessero riconosciuto i J-EY.

Per poco Tyler non si fece il segno della croce quando ci trovammo davanti al loro tavolo e il produttore si alzò in piedi. Non aveva una faccia simpatica nemmeno da vicino.

"Che cos'era? Un flash mob musicale?" chiese. "Una trovata pubblicitaria di vostra iniziativa?"

"Sono Park Jimin." dissi, porgendo la mano in avanti. "Ho ventitré anni, vengo dal Tennessee. E vorrei cantare con i J-EY."

Il produttore all'inizio ignorò la mia mano, ma io la tenni sollevata per così tanto tempo che fu costretto a stringermela. Ci avrebbe potuto spaccare le noci con quelle dita.

"Tu sai niente di questa storia?" chiese a Samantha. Lei ci guardava ancora con occhi di fuoco.

"No. Nulla. Anzi, sono scioccata quanto te."

"Jimin è davvero un bravo cantante. Ci saranno tante cose a cui pensare, questo lo sappiamo, ma noi preferiamo includerlo nel gruppo per il tempo necessario piuttosto che restare fermi. Pensiamo sia la cosa migliore anche per i fan."

A parlare era stato Yoongi. Guardava fisso il produttore, non sbatteva nemmeno le palpebre mentre parlava con quella sua voce piatta e io mi sentii così grato che lo avrei baciato seduta stante. Simon e Tyler sembravano altrettanto sorpresi e gli piazzarono un braccio attorno al collo oltre che a qualche pacca sulla schiena. I J-EY sarebbero rimasti i J-EY, con o senza di me.

Il produttore, d'altro canto, non sembrava sapere molto bene cosa dire. Ci guardava da dietro le sue lenti colorate, ma si vedeva che stava ragionando. Alla fine scrollò le spalle.

"Beh, mi sembra che abbiate già pensato a tutto." disse. "Parliamone domani nel mio ufficio."

"È un sì?" chiese subito Tyler. "Approvate Jimin?"

"È un forse." disse Samantha.

"È un sì." disse il produttore. "Il ragazzo è di bell'aspetto e ha un timbro diverso da Emmett, darà una ventata d'aria fresca alla vostra discografia."

Non so come feci a trattenermi dall'urlare in quel momento. Io e i ragazzi lo ringraziammo all'infinito, ce ne andammo velocemente dalla sala per lasciarli cenare in pace, ma una volta che fummo fuori dalla porte non ci tenne più nessuno: gioimmo tutti assieme.

Simon mi strapazzò in un abbraccio e Tyler mi scompigliò tutti i capelli, ma io, io che ero ubriaco di felicità e ancora pieno di adrenalina dall'esibizione lampo, buttai le braccia al collo di Yoongi. Lui per poco non rischiò di cadere. Magro com'era fece un passo all'indietro per recuperare l'equilibrio ed io lo lasciai andare solo quando le cose si fecero imbarazzanti, ma indugiai a guardare il suo viso finché ero così vicino. Con i gomiti sulle sue spalle e una mano che andava pericolosamente vicina ad accarezzargli i capelli, ero sicuro al cento per cento che gli occhi mi brillassero.

Mi separai da lui al volo. Prima di far pazzie. Mi buttai su Tyler per abbracciarlo allo stesso modo e smorzare il battito del mio cuore che era sparato a mille.

Yoongi continuò a guardarmi, anche se ero fra le braccia di un altro. Era evidentemente stranito da quell'ondata di affetto con cui lo avevo sommerso, ma sembrava aver interpretato il mio gesto come una stranezza dettata dall'euforia. Un gesto da persona espansiva. Fu solo per questo che gli venne da sorridere.

"Sei contento ora, Jimmy?"

Contento?

Solo contento?

Lo guardai negli occhi e annuii, anche se avevo metà faccia sepolta nella spalla di Tyler.

Stavo volando sopra tutti i grattacieli di Filadelfia, io.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now