DALL'OBLO' DELLA CUCINA

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"Non è vero, sta rendendo le cose più difficili."

Samantha non voleva starci a sentire. Camminò fino all'ascensore di un piano diverso e questa volta le porte si aprirono subito. Lei entrò e ci fermò prima che potessimo farlo a nostra volta. Non insistemmo ulteriormente.

"Mi dispiace, ragazzi. Buona serata."
E le porte si chiusero.

Restammo in silenzio per qualche secondo. Io mi misi le mani sui fianchi e Simon mise una mano sulla spalla di Tyler, ma Tyler non si era dato per vinto. Con lo stesso sguardo battagliero di prima, tornò a correre giù per le scale.

"Forza, forza!" attaccò a dire. "Veloci, tutti giù!"

Ci precipitammo nel cortile di Samantha. Tyler ci fece nascondere dietro una siepe e dopo pochi secondi vedemmo Samantha uscire dall'edificio e salire sulla propria auto. Aspettammo finché non partì, poi uscimmo allo scoperto e salimmo sulla nostra di auto, partendo a tutto gas.

La seguimmo per tutto il centro di Filadelfia. Sembravamo un trio di criminali fra Simon che urlava estasiato, Tyler che superava tutti i limiti di velocità e io che davo indicazioni stradali mentre mi tenevo aggrappato ai sedili con le unghie. Lasciavamo sempre qualche macchina fra noi e quella di Samantha per non generare sospetti, ma ogni volta che la perdevamo di vista ci disperavamo.

Alla fine lei arrivò sotto a un Gran Hotel. Affidò le chiavi delle proprie auto a un ragazzo in divisa e salì le scale che la portarono all'interno dell'edificio. Noi le andiamo dietro dopo aver messo l'auto in sosta con le quattro frecce. Probabilmente ci saremmo ritrovati una multa da pagare al nostro ritorno, ma in quel momento eravamo troppo fomentati per preoccuparci di una cosa del genere.

Ci infiltrammo nel Grand Hotel come se nulla fosse. Ci sforzavamo di mantenere un'aria tranquilla, camminavamo fra moquette rosse e lampadari immensi come se passassimo di lì ogni giorno, ma ringraziammo il cielo di essere vestiti decentemente. Se fossimo stati nelle nostre solite mise ancora estive ci avrebbero cacciati fuori non appena avrebbero posato gli occhi su di noi.

Nel seguire Samantha arrivammo nella zona ristorante. La sala era grande. Le pareti erano tinte di un grigio scuro che rendeva l'atmosfera più chiusa, la luce fioca dei lampadari la facevano diventare intima. C'erano una cinquantina di tavoli apparecchiati con tovaglie e tovaglioli neri, rosse rosa dal gambo corto, candele profumate e segnaposto, ed erano tutti già pieni di gente intenta a cenare. Una band jazz si trovava al centro della sala, intenta a suonare un po' di musica di sottofondo a cui nessuno stava prestando attenzione.

Io e i ragazzi ci sedemmo al primo tavolo vuoto che trovammo. Ringraziammo un cameriere quando questo ci portò il menù, rinviammo all'infinito il momento di ordinare mentre ci guardavamo intorno alla ricerca di Samantha.

Alla fine la trovammo. Era seduta ad un tavolo con una decina di persone e Simon mi indicò subito chi fra queste era il produttore a cui puntavamo noi: si trattava di un uomo tozzo di muscoli, un tipico americano dalla faccia squadrata. Anche lui era vestito elegante, ma in faccia portava un paio di occhiali con le lenti colorate.

Io, Simon e Tyler ci guardammo negli occhi.

"Come ci muoviamo?" chiesi io.

"Potremmo andare da lui e parlargli. Molto semplicemente."
"No, reagirebbe come Samantha."

"E quindi?"

"Signori, scusate, state occupando il tavolo sbagliato."

Ci voltammo tutti e tre contemporaneamente. Un cameriere ci stava guardando dall'alto al basso e dietro di lui c'era una famigliola che aspettava di potersi sedere.

THE LOVING ONE (BTS FanFiction - Yoonmin)Where stories live. Discover now