ERIC

2.4K 108 16
                                    

Raduno tutto il mio team in sala riunioni, per le ultime informazioni sul locale che stiamo ristrutturando e che molto presto diventerà uno dei ristoranti più lussuosi di Long Beach.
     «Siamo a buon punto, capo. Domani farò l'ultimo sopralluogo per quanto riguarda il quadro elettrico e possiamo cominciare con la pavimentazione», mi informa Thom.

«Marmo nero di marquinia» puntualizzo.

«Sì, è stato già ordinato», interviene Berry.

«Perfetto», annuisco e controllo la piantina del locale appesa a una grossa lavagna.

Il telefono squilla, e in viva voce, Berry risponde ad Amanda.
«C'è una chiamata urgente per il signor Mitchell», la sua voce risuona nel piccolo altoparlante.

«Chi è, Amanda?» dico io, senza spostare gli occhi dalla piantina.

«La sua domestica. Dice che è molto urgente».

Alzo gli occhi al cielo. «Okay, passamela». Si sente un bip e poi la voce di Dolores rimbomba agitata.

«Signore, signore».

«Dolores, calmati per favore. Ti ho detto mille volte che non devi chiamarmi in ufficio, a meno che non si tratta di un problema grave».

«Ma questo è un problema grave, signore».

«Okay, sentiamo», sbuffo e mi stravacco su una sedia e chiedo ai ragazzi di fare un attimo di silenzio, dato che hanno cominciato a raccontarsi stronzate, approfittando della breve pausa.
Il mio team è fatto di cinque uomini e con loro non solo ci lavoro, ma ci passo anche il tempo libero. Sono i miei migliori amici.

«Sono arrivata a casa e ho fatto tutto come ogni giorno. Ho cominciato dal piano sopra, ho fatto i letti, ho pulito i bagni, ho messo in ordine le sue camice che ho ritirato dalla lavanderia...»

«Vai al dunque, Dolores», la interrompo.

«Sì, va bene. Poi sono scesa di sotto, come sempre, per pulire la palestra, perché so che lei si allena tutte le mattina, ma oggi mi sono presa un bello spavento».

«Cioè?»

«Lei mi aveva detto che sarebbe arrivato suo figlio, ma di lui non c'era nessuna traccia quando sono arrivata. Però poi ho sentito gridare. Era una donna che gridava, e siccome lei mi ha detto che suo figlio avrebbe portato la sua ragazza, ho pensato che fosse nei guai. Che forse si era fatta male o cose del genere. Ecco, mi sono spaventata a morte e ho percorso tutto il corridoio di corsa per raggiungere la palestra. Ma quando sono arrivata, non c'era nessuno nei guai e quelle grida... oh, buon Dio, erano grida di... di...» comincia a balbettare e annaspare, e intanto tutti i ragazzi si sono avvicinati a me incuriositi dall'agitazione della donna.

«Dolores, stai calma». Appoggio i gomiti sulla scrivania e il mio piede batte ripetutamente sul pavimento.

«Stavano facendo sesso. Nella sauna», dice sottovoce, come se avesse appena pronunciato una blasfemia. Beh, detto da lei che è una donna super religiosa, posso provare a capirlo.

I ragazzi cominciano a ridacchiare sottovoce e a fare versi succinti solo per prendermi in giro.

Stringo i denti e provo a non perdere le staffe. «Dolores...»

«E adesso sono in piscina, nudi» continua lei. «E stanno facendo sesso anche lì dentro. Io non posso lavorare così, signore. Vorrei andare a casa, perché è inaccettabile», è veramente sconvolta e io prendo un profondo sospiro.

Bad Attraction (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora