Lucy sbuffò. Glielo si leggeva in faccia che non avrebbe mai resistito fino a Natale.

−Prometti che farai la brava? – domandò Susan accarezzandole i corti capelli rossicci.

−Sì – strascicò la bambina in tono seccato.

−Ricordi il nostro patto?

−Farò tanta compagnia alla mamma, giocherò solo dopo aver fatto tutti i compiti e non andrò mai in giro da sola.

−Non dimentichi nulla?

−Ah, sì: non devo parlare con gli sconosciuti.

−Così va bene − disse Susan baciandole i capelli. – E ricordati che sono una strega: se per caso combini qualche marachella, lo verrò subito a sapere!

−Tanto lo so che non mi trasformeresti mai in ranocchia! – esclamò Lucy in tono di sfida.

−In ranocchia no, ma in un grasso e grosso scarafaggio puzzolente sì! – rispose la ragazza facendo per mollarle un pizzicotto.

−Aaaaaaaaah! Bleaaaaaah!

Lucy la schivò per un pelo, rifugiandosi dietro le spalle di sua madre. Le due sorelle presero a rincorrersi attorno alla donna, che le osservava divertita, quando la loro attenzione fu catturata da Peter.

–Scusate se vi interrompo, ragazze, ma il treno sta per partire.

−Sei il solito guastafeste! – protestò Lucy ancorandosi a una gamba di Susan.

Un fischio acuto si levò dalla locomotiva.

−Dobbiamo andare – sussurrò Susan, il cuore che le batteva forte per l'emozione. Lottando con tutte le sue forze per non tornare indietro, la ragazza abbracciò un'ultima volta sua madre e Lucy, che venne districata a forza dalla sua gonna, poi si trascinò dietro a Peter, montando sul treno.

Nel momento esatto in cui i suoi piedi si staccarono da terra, Susan si sentì svenire. L'aveva fatto. Si voltò bruscamente, proprio nell'attimo in cui le porte vennero chiuse. Incollò il naso lentigginoso al vetro del primo finestrino che le capitò a tiro, cercando la sua famiglia con lo sguardo. Le vide lì, in piedi sulla banchina, due anime solitarie in mezzo a una folla di volti sconosciuti che salutavano. Lucy ancora si agitava, lottando per sfuggire dalla presa di sua madre e raggiungere Susan. 

La ragazza si sentì stringere il cuore. 

Va tutto bene, cercò di farsi coraggio. Ancora pochi mesi e saremo di nuovo tutti insieme.

Poi il treno si mosse e tutto scomparve in una nube di vapore.

−Va tutto bene, Susan? – le chiese Peter dolcemente.

Lei fece un rapido cenno del capo, tenendo gli occhi bassi. Non aveva senso piangere. Era stata una sua scelta.

−Vieni, andiamo a trovarci uno scompartimento libero – disse il ragazzo facendole cenno di seguirlo.

Susan trasse un profondo respiro e lo seguì, trascinandosi malamente dietro la sua pesante valigia. Di tanto in tanto, scorgeva il suo volto pallido e accaldato riflettersi nei vetri divisori degli scompartimenti, sovrapponendosi a quelli dei giovani maghi e streghe che da quel giorno in poi sarebbero stati i suoi compagni di scuola. La ragazza aveva come l'impressione di sentir bruciare i loro sguardi interrogativi su di lei, ma immediatamente dopo si diede della stupida: in fondo, non era molto diversa da loro, non fino a quando sarebbe giunto il momento di indossare le divise. Allora avrebbero capito all'istante che c'era qualcosa che non andava.

Il risveglio delle StregheWhere stories live. Discover now