DOPO San Valentino

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Bakugou p.d.v.

Il giorno dopo era quasi tutto tornato come prima; apparte il fatto che fummo promossi come "la coppia più carina". E io non potevo sopportare quella dolcezza, era troppa. Usciti da casa per avviarci verso scuola, (T/n) mi prese la mano

"Hai sentito Kacchan? Ormai siamo la coppia più carina della scuola! Che gioia eh?" Chiese. Annuì distrattamente

"Uh, si..." lei mi guardò negli occhi

"Stai bene? Dopo che è passato San Valentino, sei diventato più serio..." disse. Avevo paura di dirle ciò che pensavo, ma lo fece lei, lasciando la mia mano

"Hai le barriere alzate... Katsuki tu non vuoi dirmi cosa c'è, vero? Siamo fidanzati da tempo e tu non mi vuoi ancora dire ciò che pensi? Ma cos'hai?!" Chiese ostruendomi il passaggio. Abbassai la testa

"Sai che la mia più grande paura è quella di perderti... ma io mi sento preso per il culo dicendo che siamo la coppia più carina della scuola. Mi sento un perdente" dissi. Aveva gli occhi lucidi e stava ferma a guardarmi. Poi annuì serrando le labbra

"Bene, ho capito. Ho capito cosa vuoi... tu vuoi restar solo, credi che l'amore sia solo un gioco per te, eh?" Chiese serrando i pugni. Deglutì scuotendo la testa

"N-no (T/n) non hai capito.." prese la mia stessa forma e mi spinse via con uno strattone

"(T/n) non voglio più essere trattato come una femminuccia... (T/n) sono un CAZZO di hero io... (T/n) il mio ego sconfinato mi impedisce di ragionare con coerenza e pensare a te... (T/n)" ripeteva il suo nome con amarezza, e i suoi occhi identici ai miei mi sembravano rossi sangue, intrisi di rabbia poi divenne più seria. Fece un largo sorriso

"Che per caso mi preferisci in un altro modo? Mi vuoi... come un robot assassino?" Disse cambiando forma. Divenne alta e si colorò di nero; una musichetta veloce di carillon mi sfondò i timpani ripetendosi all'infinito nella mia testa, stordendomi. Poco dopo davanti a me non c'era più (T/n), ma un brutto pupazzo alto sui due metri e mezzo e inquietante.

 Poco dopo davanti a me non c'era più (T/n), ma un brutto pupazzo alto sui due metri e mezzo e inquietante

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-in sorry :)- era alto e magro, scheletrico. La sua faccia bianca era divisa in due da una linea, e gli occhi scavati davano un senso di vuoto assurdo. Le pupille gialle limone erano luminose rispetto al resto del corpo bianco e nero. Sembrava una bambola da circo... secondo me era quello che provava in quel momento, era l'incarnazione delle sue emozioni. Un campanello giallo dondolava dietro la sua testa. Non mi fece nulla, ma rimase in silenzio. Si alzò ma non cambiò forma. Il carillon cessò, e prese lo zaino barcollando fino all'entrata di scuola. Molti personaggi secondari la guardavano con stupore e paura, ma io cercavo di starle accanto

"(T/n) lasciami spiegare" dissi. Non mi ascolti e cercò di andare avanti. Una rabbia irrefrenabile mi pervase e le saltai davanti producendo delle esplosioni

"Ascoltami cazzo!" Gridai furioso. Lei non reagì, e quel suo sorriso di ghiaccio mi fece rabbrividire

"Tu non mi hai capito" dissi. Lei mi sorpassò con un passo e entrò nell'edificio. Cazzo. Entrò in classe con un tonfo e barcollando si andò a sedere al suo banco. Tutti la guardavano da capo a piedi e anche il prof era stupito. Poi entrai io e tutti mi guardavano straniti; senza fiatare mi andai a sedere. Finita la lezione c'era il pranzo, e non la vidi. Kirishima mi seguì con il vassoio in mano

"Bakugou aspetta! Mi spieghi cosa è successo a (T/n)?" Chiese. Abbassai la testa

"Cazzo ne so io... forse è meglio lasciarla in pace" dissi andandomi a sedere. Poi la vidi. Era seduta in cortile su una panchina da sola sotto un ciliegio. Stava strappando dei petali da un fiore.. era il mio girasole. Mi venne una fitta allo stomaco ogni volta che strappava un petalo con quelle tre dita che sembravano serpenti neri. Kirishima la guardò e poi prese il mio braccio scuotendolo

"B-Bakugou... quelli non erano i g-girasoli che le avevi dato? Ti Farà fare la loro stessa fine secondo me" disse in tono grave. Deglutì pensieroso; aveva ragione. Mi odiava... e aveva ragione. Guardai capelli di merda

"Le ho detto è da femminucce essere la coppia più carina della scuola... ho detto una stronzata e lei si è incazzata. Sono proprio un coglione..." dissi portando una mano tra i capelli. L'altro si grattò la testa

"Si hai fatto una cavolata... dovrai riconquistarla ora come hai fatto la prima volta"

"Che cazzo non sarà semplice! Ci ho messo quasi due mesi la prima volta... ora ci metterò due ANNI!" Esclamai furioso. Sospirò

"Amico, sei nella merda con (T/n) adesso... lo sai questo? È una bestia, lo sai meglio di me che è insicura e... e... ha paura. In effetti anche io sarei arrabbiato cosi... devi fare qualcosa" disse prima di andare via. Continuai a guardare lei che era rimasta là sulla panchina. All'uscita non trovai (T/n), e decisi di tornare a casa da solo. Quella parola non la dicevo da tempo, e fa male. Mi faceva sentire una merda perché era quello che ero veramente. Una merda di persona che non riesce a tenersi stretto la fidanzata. Fanculo... durante il tragitto finalmente la trovai, era avanti a me di qualche metro. Le presi la mano, ma si girò di scatto e mi urlò contro con una voce che non era la sua. Era un urlo quasi meccanico, vuoto e privo di emozione. Mi staccai all'istante. Quella sera lei non dormì con me ma sul divano. Si prese una coperta e arrivederci e grazie. Quella notte feci un incubo

Incubo

Ero in una stanza che non era la mia. Piangevo senza saperne il motivo. Mi guardai le mani e le trovai esageratamente piccole, ero tornato bambino. Non sapevo il motivo per cui piangevo, ma le lacrime scendevano da sole. Vicino a un angolo della stanza c'erano tre scatoloni a forma di pacco regalo uno sopra l'altro. Vari coriandoli colorati erano sparsi per terra. Io non avevo mai avuto dei pacchi regalo in casa mia. Ma quella non era camera mia. Dallo scatolone in basso provenivano rumori sospetti e io immerso nelle lacrime spostai lo scatolone in alto per liberare cosa c'era nel regalo in basso. Sul mio polso sentivo qualcosa di ruvido e trovai un braccialetto verde lime. Dal regalo comprave una bambola che era identica ad (T/n). Mi guardò e tese una mano verso di me e poi divenne nero.

Mi svegliai di soprassalto nel letto. La luna illuminava una parte della stanza silenziosa e vuota. Mi guardai intorno e portai le ginocchia al petto scoppiando in lacrime.

"ᴋɪɴɢ ᴇxᴘʟᴏꜱɪᴏɴ ᴍᴜʀᴅᴇʀ🔥" ʙᴀᴋᴜɢᴏᴜ x ʀᴇᴀᴅᴇʀWhere stories live. Discover now