Devil Eyes

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Sigrid Von Rose.
Un nome.
Un semplice nome capace di scatenare il terrore nei cuori dei più.
"Grethe, lei è Sigrid. Mia sorella."
La Vilia guardò prima Julia e poi Sigrid.
La donna era alta, molto alta.
Aveva voluminosi capelli ricci e una bella carnagione color caramello.
Più che assomigliare alla piccola ragazza dai biondi capelli e la pelle di porcellana, assomigliava a Menelik.
"Prima o poi dovrai spiegarmi la tua situazione familiare" borbottò Grethe all'amica per poi sorridere alla nuova arrivata.
"È molto semplice, in realtà. Io sono la sorella biologica di quell'idiota laggiù..." disse Sigrid indicando Menelik.
"...ma sono sorella in armi di Julia. Io sono Freki." terminò la donna sorridendo.
Aveva un bel sorriso, constatò Grethe, ma stovana con il ruolo che ricopriva all'interno del branco.
"Non l'avrei mai detto..." si lasciò scappare la Vilia facendo ridere le due sorelle.
Quando Nikolai uscì dalla porta sul retro che si affacciava su una fredda radura, il viso di Freki si trasformò.
Indossò una maschera di riverenza, completamente calata nel suo ruolo di sicario del branco.
"Fenrir."
"Sigrid, quante volte ti devo dire di chiamarmi Nikolai? Siamo in presenza della mia famiglia, non c'è bisogno."
Nonostante le parole dell'uomo, Sigrid restò ritta impettita e -colta da una forte curiosità- Grethe scandaglio la sfera emotiva della donna.
Disagio.
C'era tanto disagio.
Ma derivato da cosa?
La Vilia continuò a cercare ma si sa, la curiosità uccise il gatto.
Perché Sigrid, la bellissima sicaria del branco, nascondeva tra le mille sfumature di blu-disagio una piccolissima macchia di un bel color cremisi.
Amore.
Grethe digrignò i denti, ringhiando il suo disappunto.
Gli occhi di Nikolai, Sigrid, Julia e Menelik si posarono su di lei.
"Oh cazzo" fu il fine commento di Hati.
Gli occhi della donna brillavano di potere.
Sembravano gli occhi del demonio.
Il vento nella radura si era alzato notevolmente.
Le fronde degli alberi si agitavano, frusciando.
"Grethe cosa sta succedendo?" chiese stupidamente Nikolai, ricevendo in risposta un ringhio.
Sigrid la guardò con occhio attento e poi fece un sorrisetto mesto.
"Allontanatevi" ordinò frettolosamente.
Grethe, nelle sue relazioni passate, aveva sempre avuto il piccolissimo difetto di essere un po'  troppo gelosa ma non aveva mai oltrepassato la soglia della possessività.
Ora invece, il solo pensiero che qualche altra donna potesse amare Nikolai, la faceva impazzire.
Dentro di sé crebbe la rabbia che si trasformò in un'onda di gelido vento.
"Sigrid cosa sta succedendo?" urlò Fenrir sopra il fruscio del vento.
"Mio Fenrir..." Freki marcò molto queste parole facendo volontariamente infuriare di più Grethe.
"...è il suo istinto possessivo di compagna."
Nikolai guardò la scena scioccato, quando poi Sigrid incitò la sua donna ad attaccarla per poco non svenne.
Stava per intervenire ma Menelik prontamente lo fermò e invitandolo a guardare l'evolversi della situazione.
Come se guidata da mani invisibili, Grethe allargò le braccia con i palmi rivolti verso il cielo.
Un sorriso mistico aleggiava sul suo volto mentre l'erba attorno ai piedi di Sigrid cresceva, andando ad attorcigliarsi attorno alle sue caviglie.
Con uno scatto del polso, i fili d'erba tirarono la donna a terra in uno sgambetto in piena regola.
Grethe ghignò e con un movimento flessuoso della mano intrappolò i polsi della sicaria con altri fili d'erba.
Poi, leggiadra, si avvicinò alla sua preda oramai bloccata.
Pronta a banchettare con le sue carni.
La Vilia sembrava una visione mistica, in quel momento.
Camminava sicura su una tappetto di fiori ed erba, che cresceva al suo passaggio.
Con i capelli liberi nel vento e le foglie che danzavano al suo passaggio.
L'aura di potere che si espandeva a macchia d'olio.
"Non toccare il mio uomo."
Scandì la Vilia.
Sigrid non reagì.
La guardava dal basso, il viso compiaciuto.
"Grethe lasciala andare" la esortò Julia, non osando tuttavia avvicinarsi.
"Grethe" la chiamò Nikolai.
La donna rivolse finalmente lo sguardo verso l'uomo, allentando la presa su Sigrid.
"Va tutto bene, Grethe."
Continuò l'uomo avvicinandosi.
Quando finalmente i loro corpi furono a contatto, il potere della Vilia iniziò ad attenuarsi.
"Sei calma?" mormorò lui, appoggiando le labbra contro la tempia della donna, dopo averla abbracciata.
Grethe respirò a pieni polmoni e tutto tacque.
Sigrid se ne stava immobile.
I capelli appena spettinati.
Guardava i due innamorati con occhi distanti ed invidiosi.
Avrebbe voluto essere lei la donna stretta tra le sue forti braccia.
Avrebbe voluto ricevere lei i suoi baci, le sue parole dolci.
Ma la realtà era che quella donna non era affatto lei.
Era Grethe.
"Non hai motivo di attaccare Sigrid" borbottò dopo un po' Nikolai.
La Vilia si staccò di scatto, oltraggiata.
"Lei ti ama e ti mi dici che non ho motivo di attaccarla?"
Sembrava una bambina capricciosa.
Ci mancava solo che iniziasse a pestare i piedi a terra.
"Non ha senso quello che stai dicendo, donna."
"Oh ma certo! Perché se tu stacchi la testa ad Andrea ingiustamente, va tutto bene. Ma se quella ti ama perdutamente, sono io la pazza. Ovvio!"
La voce di Grethe aveva assunto una nota stridula e nuovamente la natura si assoggettò al suo potere.
Il cielo si adombrò e il vento si agitò.
"Grethe, devi controllarti." la riprese Nikolai con tono duro.
Per lui era insensata la reazione della donna.
Non provava niente per Sigrid.
"È vero."
La voce della diretta interessata fendette l'aria.
"Lo amavo. L'ho amato a lungo, ma ora lui è solo il mio Fenrir. Nient'altro." continuò misurando le parole.
"Ho visto il sentimento riverberare ancora dentro di te." la informò freddamente la Vilia.
Sigrid tacque, abbassando lo sguardo.
"Grethe..." iniziò Nikolai
"Taci."
L'uomo fu talmente sorpreso della risposta della donna che non riuscì neppure a formulare una frase di senso compiuto.
Menelik e Julia guardavano la scena ad occhi sbarrati.
"Non lo amo più Vilia. Non devi temere. Il suo cuore è tuo ed io non interferire mai nell'amore tra un compagno ed una compagna."
Tutto tacque e Sigrid scivolò via con il silenzio.
"Domani all'alba inizierà il tuo allenamento, Prescelta."
E poi se ne andò.


Piccoli pensieri

Miei cari lupetti,
Non sono morta fortunatamente.
Vi chiedo scusa per questo ritardo ma tra una cosa e l'altra ho fatto fatica ad aggiornare.
Questo capitolo non mi piace particolarmente, lo ammetto, ma serve per prepararvi ad avvenimenti futuri. Non voglio scioccarvi  ad ogni capitolo, suvvia.
Spero ci sia piaciuto!
Ora torno a studiare.
A presto,

lupodellabrughiera.

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