The Chosen One

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"Non possiamo più lasciarla sola."
"Non era sola quando l'hanno rapita."
"Ma non è addestrata. Deve imparare ad usare i suoi poteri."
"I suoi poteri non possono fare nulla contro la forza bruta di un branco."
"Non dire idiozie Timothy."
"Se riconoscesse la potenza del suo potere, potrebbe assoggettare tutti i lupi di una branco."
"E nel frattempo cosa facciamo? Le mettiamo un bel fiocco in testa aspettando che la vengano a prendere?"
"Non sei simpatico Timothy."
"Taci Tim."
"Idiota."
"State tutti zitti."
L'ultima voce, quella di Nikolai, riportò ordine e pace per il mal di testa di Grethe.
La donna si era svegliata pochi minuti prima nel letto sfatto dell'uomo.
Il viso, ricoperto di lividi e tagli, le andava a fuoco e il corpo era indolenzito dalla lunga cavalcata.
Era stata attirata da tutto quel vociare, così aveva deciso di dirigersi verso la cucina, appoggiandosi di tanto in tanto al muro.
Quando poi si era affacciata nella stanza, si era ritrovata davanti i suoi amici riuniti attorno al tavolo.
Nikolai -scuro in volto- era seduto a capotavola.
Alla sua sinistra sedeva Timothy mentre alla sua destra, Menelik.
Julia e Nora erano sedute una affianco all'altra. Entrambe con il viso deformato dalla preoccupazione e gli occhi stanchi.
Leila se ne stavano piedi , le mani piantate contro il legno scuro del tavolo.
Lo sguardo faceva trasparire tutto il fervore che aveva nel sostenere le sue idee.
Idee che non erano condivise da Menelik.
Infine Andrea.
Appoggiato al capo opposto rispetto a Nikolai, guardava la scena con occhi diffidenti e sconvolti.
Quando si accorsero di lei, le tre donne l'accerchiarono sommergendola di domande.
La sera prima si era rifiutata di rispondere a qualsiasi richiesta e -una volta trascinato Nikolai dietro di sé- si era chiusa in camera.
Aveva dormito tra le sue braccia, trovando rifugio nel suo calore.
Ramona e la gola squarciata di Gondor si affacciarono nei suoi sogni più volte, ma il suo lupo preferito la venne a salvare ogni volta.
Le braccia di Leila si strinsero attorno a lei e Grethe - riconoscendo nella sua stretta la serpeggiante paura di perderla- ricambiò l'abbraccio.
Anche Timothy si  fece avanti per ricevere un abbraccio e Grethe -soridendo dello sguardo geloso di Nikolai- lo strinse a sé.
Menelik le rivolse uno sguardo sollevato nel constatare la sua salute e si azzardò ad accennare un sorriso stentato.
Se ne stupì ma non si azzardò  ad abbracciarlo.
Sarebbe stato troppo.
In tutto questo, Andrea continuò  a guardarla da lontano.
"So tutto."
Quell'affermazione la gelò.
Grethe era già pronta ad offrirgli risposte che neanche lei sapeva, ma il dottore la precedette.
"Devo solo imparare a convivere con il fatto che la mia infermiera migliore è una dea e che è innamorata di un lupo mannaro."
Cercò  di sdrammatizzare l'uomo, grattandosi la nuca imbarazzato.
Uno sghignazzamento generale si levò nella stanza.
Nikolai guardò fisso Andrea, ancor indispettito dal fatto che rivolgesse la parola alla sua donna.
"Sono sempre io. Non è cambiato nulla." lo tranquillizzò Grethe ma un basso ringhio la portò a puntualizzare.
"Beh se tralasciamo il fatto che ho un ragazzo."
Nel dirlo si imbarazzò da morire e gli sguardi ghignanti dei presenti non l'aiutarono.
Quando poi tentò di sorridere all'occhiata buffa di Leila, il viso le bruciò lì dove la pelle era stata spaccata dai colpi della Volva.
Si ricordò improvvisamente di quello che era successo e l'ilarità scemò.
"So perché mi cerca."

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Stava sorseggiando una tazza di te ai frutti rossi speziati.
Quando Nikolai gliel'aveva messa tra le mani, Grethe aveva sorriso con occhi carichi di qualcosa di molto simile all'amore.
Si era ricordato il suo tè preferito.
Il sorso di tè caldo le riscaldò le membra e la incitò a parlare.
"Ramona. Il nome della Volva è Ramona e ha predetto la sua morte."
L'ascoltarono tutti in silenzio.
Nikolai -alle sue spalle- le infondeva calma e sicurezza.
"Penso sia questo quello che fa. Predice la morte e lei ha visto la sua. Per mano mia."
Nora e Julia la guardarono ad occhi sgranati.
"Cosa significa?"
Era stato Timothy a parlare e non le era mai sembrato così serio.
"Quando Leila mi ha portato nel vostro luogo sacro, ho avuto delle visioni."
Grethe alzò lo sguardo su Nikolai.
"Quando ti ho detto che sono la prescelta, è perché le mie antenate mi sono venute in sogno. Mi hanno parlato. E mi hanno spiegato. Loro mi hanno detto chi sono e qual è il mio compito."
Appoggiò la tazza sul tavolo, le mani che tremavano visibilmente.
"È folle, lo so, ma sarò io a riportare l'ordine tra le creature soprannaturali. E per portare a termine la mia missione devo iniziare, eliminando Ramona."
"E come pensi di fare? Non sai controllare i tuoi poteri!"
Timothy e la delicatezza erano su due piani diversi ma Grethe non se la prese.
In fondo aveva ragione.
Gli sorrise incerta e tacque.
Non avrebbe saputo come rispondergli.
"Un modo ci sarebbe."
Propruppe Julia, pensosa.
Le sopracciglia corrugate e le labbra imbronciate.
La ragazza guardò Nikolai e poi Menelik.
"Sigrid." disse quest'ultimo, capendo.
"No" dissero in coro Nora e Tim.
"Pensateci. Lei è l'unica in grado di addestrarla" continuò Julia
"Deve addestrarla, non ucciderla!" protestò Nora.
Grethe guardò Nikolai, scoprendolo con gli occhi già fissi su di lei.
Sentiva la sua irrequietezza.
Neanche lui sapeva cosa fare.
Ma Grethe necessitava un'insegnante.
Doveva padroneggiare i propri poteri.
Doveva portare a termine cioè  che Silke e l'altra Vilia le avevano detto.
Doveva.
Nikolai lesse i suoi occhi e poi annuì impercettibilmente.
"Chiamatela."

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