⚜️ Il traditore

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Bastò la presenza di Eve a irradiare la valle

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Bastò la presenza di Eve a irradiare la valle.

Anche da quella distanza, in groppa al suo destriero, con gli abiti logorati dal viaggio e i capelli tinti di una tonalità bruna, il bagliore etereo emanato dalla sua figura rischiarò il tetro grigiore di quella landa di morte.

Delle vite erano state spezzate, e tra esse quella di suo padre. Ma mentre la ragione ricordava al servo di Ecubash che la presenza di sua moglie, lì, fosse presagio di sventura, le ombre si diradarono dal suo cuore.

Ogni cupa vibrazione, in Kytos, si dissolse nel freddo della sera. Lei si calò dalla sella e non si preoccupò neanche di chi avrebbe afferrato le redini della cavalcatura. Eve gli corse incontro, le gambe sottili libere dagli impacci della gonna, sorda agli inchini e alle parole dei gardrosiani accorsi per sbirciare l'evento. Tra i due, fu la prima a muoversi come se non avesse aspettato altro. Quando Kytos recuperò lucidità, accolse quell'uragano pallido contro il petto, avvolgendolo con il manto di pelliccia.

Il pianto della ragazza gli bagnò l'armatura. Lì, nel bel mezzo di un accampamento che ora sembrava deserto, il Re di Gardros ebbe l'impressione di essersi appena ricongiunto a un pezzo di cui si era sforzato di ignorare l'assenza.

«Mi sei mancato così tanto» singhiozzò Eve, con la voce spezzata. Le parole si infransero contro il suo petto, in un mormorio che fu solo per lui.

Quella ragazza non si stava neanche sforzando di darsi un contegno.

Di' qualcosa, imbecille.

Kytos maledisse la propria incapacità di manifestare affetto a voce e fece ciò che sapeva dimostrare meglio: le prese quel volto bianco e affilato fra i guanti d'arme e azzerò la distanza che aveva separato le loro labbra per troppo tempo. Il contatto lo stordì, ignaro dell'applauso e delle ovazioni degli uomini accorsi per dare il benvenuto alla Dama Pallida.

Eve sospirò di sollievo, aggrappandosi prima alle polsiere d'acciaio, poi alla cappa sottostante. Un muto dialogo aleggiava fra loro, fatto degli echi delle parole che si erano urlati addosso prima della separazione.

Kytos dovette farsi violenza per sopprimere l'urgenza che gli ardeva nel petto. La prese per le spalle e la allontanò, guardandola negli occhi: la ragazza aveva le guance e il naso congestionati, le labbra ancora gonfie per il bacio.

«Eve... cosa fai qui?»

Il bagliore di gioia nello sguardo della principessa si spense, e si voltò verso l'ancella e Lysandros che, ancora accanto ai cavalli, li osservavano da lontano. L'espressione del suo fratello d'armi non gli piacque: sotto la patina di stanchezza per la traversata, gli suggerì un misto di tristezza e dispiacere.

«Dobbiamo parlare» sussurrò Eve.

«Niente che potessi scrivermi?»

Lei scosse il capo.

Bianca come il gelsominoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora