⚜️ Mele d'Inverno

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Kytos d'Altemura, vi servirà ben altro per impressionarmi, si disse Eve nel momento in cui il principe incrociò la spada con il primo sfidante

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Kytos d'Altemura, vi servirà ben altro per impressionarmi, si disse Eve nel momento in cui il principe incrociò la spada con il primo sfidante. Non era mai stata una grande amante delle tenzoni, figurarsi se a combattere era quel tronfio ed egocentrico idiota che si aspettava un suo "sì" dinanzi all'autorità degli dèi.

Sperò che qualcuno, meglio ancora se un guerriero qualunque, gli desse il benservito, magari obbligandolo a cadere carponi nella sabbia. Pregò che gli venisse rotto un braccio, una gamba, che una picca lo infilzasse come un grosso tacchino allo spiedo, così non ci sarebbe stato più alcun matrimonio e Vasilis avrebbe avuto certamente meno difficoltà a trovar moglie, lui che aveva l'aria di uno che sapeva giocare bene i propri assi nella manica.

Tuttavia, l'Ammazzalupi fu irremovibile.

Quando mulinò la bastarda sopra il capo, il cuore di Eve mancò un battito e distolse lo sguardo. Lo spostò sulla sorella di Kytos, una ragazza dai lunghi capelli neri e i medesimi occhi grigi. Penelope d'Altemura toccò il gomito di quella che presumibilmente doveva essere la sua dama da compagnia e ridacchiò, occhieggiandola di sbieco.

Eve si accigliò, tornando a concentrarsi sull'arena dove Kytos aveva appena mancato il collo dell'avversario per un soffio. Ancora pochi centimetri e la sua testa sarebbe rotolata lontano. Il pubblico esplose in un sospiro di sollievo, ma lo scontro si interruppe nel momento in cui il cavaliere, inginocchiandosi, alzò la mano avvolta dal guanto d'arme. Sfilò l'elmo, rivelando la rada capigliatura scura incollata alla fronte: Thyrsos si arrese e la folla inneggiò il vincitore.

Kytos macinò avversari l'uno dopo l'altro come un mastino impazzito sotto l'espressione impassibile di suo padre. L'aria era satura di tensione, ma il futuro Re pareva non essere mai stanco: picchiava chiunque gli capitasse a tiro quasi ne andasse della sua vita, e diversi guerrieri furono trascinati via dai medici. Più il sangue tingeva l'arena, più ne bramava ancora.

Re Alpyos non poteva davvero credere che il loro matrimonio avrebbe funzionato. All'Ammazzalupi sarebbe bastata una schicchera per polverizzarla in un mucchietto d'ossa.

La violenza dello scontro si ridimensionò solo quando si ritrovò a fronteggiare Lysandros: il cavaliere evitava i colpi di Kytos con schivate e giravolte che le ricordarono dei passi di danza, nonostante l'ingombro dell'armatura. Le lame si scontrarono in una pioggia di scintille, occhi negli occhi. Al termine della battaglia, quando entrambi erano ansanti e sudati, alzarono i palmi per chiedere la resa, poi si strinsero il braccio in un gesto che trasudava rispetto.

«Lo hanno fatto di nuovo» sospirò Vasilis.

«Fatto cosa?»

«Quei due hanno una tacita regola che impone loro di non decretare mai un vincitore durante gli scontri ufficiali.»

Eve corrugò le sopracciglia. «E perché?»

Bianca come il gelsominoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora