⚜️ Kytos d'Altemura

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«Avete dei capelli meravigliosi

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«Avete dei capelli meravigliosi.»

«Sembrate una fata, sapete?»

«Nemmeno un viaggio tanto lungo e accidentato ha osato scalfire la vostra bellezza.»

«Per gli dèi, smettetela.» Eve rimbeccò il gruppetto di ancelle che, con suo grande sollievo, cessarono di blaterare.

L'ultima cosa che aveva voglia di ascoltare erano i complimenti civettuoli della servitù, non quando la sua mente era intenta in un incessante lavorio che le consentisse di scovare una via di fuga. Re Alpyos non poteva davvero aspettarsi che avrebbe accettato la sua ospitalità, e non solo perché era stata condotta lì con la forza.

Il sangue cattivo che scorreva tra Gardros e Fearann Sìthe ristagnava da più di cinquant'anni, ormai. La guerra per il predominio sul Gran Canale, il fiume che spaccava in due l'Espen sfociando verso il Mare di Ör, aveva mietuto vite da entrambe le parti, ma Gardros si era assicurata il monopolio sulle rotte commerciali più fiorenti del continente con l'inganno, prendendo d'assalto Gaoth grazie a una proposta di tregua che aveva violato lei stessa. Per la sua terra era una ferita ancora aperta, un'umiliazione che l'ammonimento a Gardros da parte del consiglio dei Nove Regni non era bastato a sanare.

L'unica cosa che desiderava, al momento, era spingere la faccia in un cuscino e urlare fino all'alba.

Solo una delle ragazze non aveva aperto bocca. Anzi, non appena Eve ammonì le sue compagne si lasciò sfuggire un sorriso.

«E voi, cosa avete da sogghignare?»

«Nulla, mia Signora.»

«Parlate.»

L'ancella smise di acconciarle i capelli e la guardò attraverso lo specchio. Non potevano essere più diverse: la ragazza, piccola e formosa, la carnagione bronzea, aveva le guance costellate di efelidi, una morbida chioma fulva che le sfiorava le spalle e sembrava nata dalle braci di un falò acceso sotto le stelle del deserto. Eve invece era affilata, algida, bianca come uno spettro. Solo le iridi, di un rosa che la faceva apparire malaticcia, davano una nota di colore.

«Pensavo soltanto, Vostra Grazia, che questa sera darete del filo da torcere alla famiglia reale.»

«Zahra...» la redarguì una delle servitrici, a bassa voce.

«La Signora ha domandato, io ho risposto.»

Eve si voltò sullo sgabello, si alzò e sovrastò la giovane che, nonostante la statura, emanava un'aura dirompente. «E perché? Non mi sono state forse garantite delle spiegazioni?»

Bianca come il gelsominoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora