⚜️ Penelope

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Si mordicchiò la punta dell'indice, sorridendo a se stessa

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Si mordicchiò la punta dell'indice, sorridendo a se stessa. Quando se ne accorse, si affrettò a lasciar cadere la mano lungo il fianco e a recuperare un briciolo di amor proprio.

Solo perché sir Lysandros le aveva rivolto parole cortesi, non significava che le cose fossero cambiate: le nozze si sarebbero svolte, suo padre l'avrebbe scoperto a cose fatte e sarebbe rimasta imprigionata in un matrimonio infelice. Senza contare che Kytos la detestava ancora. Forse, era l'unica cosa che avevano in comune.

Se solo al posto del principe si fosse trovato il cavaliere, la prospettiva di una vita insieme a uno sposo promesso le sarebbe sembrata meno grigia.

Per gli dèi, questo posto comincia a darmi alla testa.

Nell'oscurità del corridoio, squarciata solo dalle fiamme che ardevano sulla cima delle torce, si propagarono musica e risate. Eve seguì la scia della melodia, incuriosita, e si fermò di fronte a una porta socchiusa. Voci femminili provenivano dall'interno della stanza.

Arrivò troppo tardi a pensare che non avrebbe dovuto ficcare il naso. Quando fece per girare i tacchi, la porta si spalancò e di fronte a lei comparve Penelope d'Altemura. La principessa doveva avere suppergiù la sua età, sui vent'anni, e il volto perlaceo era incorniciato da due riccioli corvini che sfuggivano alla treccia sciolta sulla schiena. Il petto, stretto in un delizioso abito giallo, ansava ancora dall'ultima risata.

Le riservò un'occhiata sorpresa, prima di abbagliarla con un sorriso. «Guardate chi abbiamo qui» si rivolse alle ancelle alle sue spalle, che si affacciarono attraverso l'uscio. Eve riconobbe la dama di compagnia che aveva intravisto nella tribuna dell'Anfiteatro, un'al-almasiana bronzea come Zahra che stava masticando una fragola. «Finalmente ci conosciamo! Prego, unitevi a noi.»

Prima che potesse anche solo provare a scusarsi, Eve venne tirata dentro la camera e la porta fu chiusa alle sue spalle.

Quella che doveva essere l'anticamera delle stanze della sorella di Kytos era un tripudio di stoffe preziose e abiti di ogni forma e colore gettati alla rinfusa sull'immenso baldacchino dai veli rosa e oro. La toletta era invasa di trucchi, fiori e gioielli tanto particolareggiati e scintillanti che Eve non avrebbe mai saputo con cosa abbinarli. Sugli scaffali che correvano lungo le pareti erano state sistemate decine e decine di bambole di porcellana di pregevole fattura, che la scrutavano con i loro occhi freddi.

L'opulenza che grondava dalle pareti di quelle stanze cozzava con la fredda funzionalità del resto del castello.

«Non intendevo origliare o disturbarvi» si affrettò a giustificarsi Eve. «Ho solo sentito della musica e...»

«Via, non c'è alcun bisogno che vi sentiate in colpa» disse la principessa Penelope, adagiandosi sui cuscini disposti in terra, al centro del circolo di fanciulle che la scrutavano come se fosse l'unico girasole in un campo arido. «Non stavate facendo nulla di male, dopotutto.»

Bianca come il gelsominoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora