Special Secret Song Inside

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Vivienne De Angelis era indubbiamente la ragazza più ammaliante della redazione. Come molti potevano affermare, questa caratteristica non era prettamente legata all'estetica della fanciulla, bensì al suo modo di osservare; niente poteva sfuggire a quegli avveduti occhi grigi.
Fece un tiro di Pueblo e tossì: ella non era abituata a sigarette così forti.
Il suo collega, appena rientrato dalla California, le aveva detto che il tabacco degli Stati Uniti era il più sublime del pianeta, così come lo era la loro musica. Jean sosteneva che il rock americano era esattamente come il cognac per i francesi: imprescindibile.
Al ché, Vivienne, sorrise malinconicamente e si fece una sigaretta con il tabacco di Virginia del suo collega; e trasse la conclusione che le "Pueblo" erano indiscutibilmente più forti delle Gauloises, alle quali ella abituata.
Una risata, proveniente dagli interminabili viali dei Magazzini Lafayette, squarció la frenetica tranquillità del Boulevard. Intanto, la  fanciulla, terminó la sua breve pausa e lasciò cadere la cicca nel vuoto.

Give love a bad name, dei Bon Jovi, era diventato il sottofondo musicale di ogni attività svolta presso il giornale musicale "Les Auditeurs"; rivista fondata in quello stesso anno, ossia nel 1986, e destinata a diventare la principale rivista musicale di Francia.

Vivienne si era laureata da sei mesi in lettere moderne, con specializzazione in critica contemporanea della musica e del cinema.
Studiava violoncello dall'età di sei anni, suo padre l'aveva cresciuta a Baguette ed Edith Piaf e la nonna era stata un famoso soprano, la stella dell'Opéra Garnier durante la Belle Èpoque.
A seguito, Vivienne aveva scelto di fare della sua passione il suo lavoro, finendo così in un minuscolo ufficio di Boulevard Haussman, a battere frasi provocanti sulla musica scandalosa che si stava diffondendo in quel magico decennio di cambiamenti; accompagnata dalle note blasfeme di band rock americane comunemente disprezzate dai francesi, per semplici dogmi imposti a priori dalla tradizione francofona.

«Cosa ne pensi di questa discografia, Anne?» Jean-Louis lanció un plico di figli giallognoli e macchiati d'inchiostro sulla scrivania della ragazza. «Troppo scontato, spietato, serio... Oppure peggio, sciapido?»
«Ancora la mania di utilizzare solo file di aggettivi che iniziano con la stessa lettera?» Vivienne abbandonó il balcone e si chiuse la porta finestra alle spalle.
«È il nuovo trend della decade!» Jean misurava con ampi passi l'ufficio della collega, impaziente di ricevere il suo giudizio. Afferrò la tazza di tè fumante che vide sulla scrivania e gli diede un generoso sorso, ovviamente senza curarsi di chiedere il permesso.
«E questa specie di Magna Charta chi concerne?» Domandò Vivienne ironicamente, con gli occhiali da lettura calati sul naso dritto e fine.
«Non chi mia cara, ma che cosa: Il Fenomeno Californiano!» Illustró Jean con aria sognate, facendo un ampio gesto con le braccia.
Egli si occupava di scovare giovani promesse del rock, ragion per cui aveva vissuto fino all'anno precedente negli Stati Uniti.
Jean infatti era stato uno dei capi saldi di Rolling Stones, celebre rivista musicale di rottura, fondata nel 1967 in America. Grandi nomi del punk rock devono la loro fama grazie alle critiche positive redatte dal brillante giornalista francese.
Jean Jaques Auget probabilmente, tra tutti i critici francesi, era il più affermato nel mondo.
« Il "Rhythm Lounge" di Los Angeles, fucina di talenti e centro nevralgico del rock internazionale» Lesse Vivienne ad alta voce, estrapolando dal testo la frase che le parve più interessante. «Di cosa si tratta, Jean? Dove vorresti arrivare?»
La ragazza conosceva molto bene il collega, fu lui infatti a proporle di partecipare al suo progetto, ossia l'apertura di una rivista, quando la conobbe durante un seminario da lui tenuto alla Sorbonne.
Vivienne sapeva che Jean era per tendenza, ma non per risultato, un ermetico inconcludente, con la cattiva abitudine di disseminare i suoi scritti con folli messaggi subliminali.
«Non è evidente, Vivi?» Sorrise il ragazzo, sedendosi sulla scrivania. «Voglio una corrispondenza dall'interno di quel fottuti locale, è il Tartaro del rock americano!»

Vienne si strinse nel cappotto beige, lungo quasi fino alle caviglie e in perfetto stile hipster-bohemian tipico degli anni ottanta, e montò in sella alla sua preziosa bicicletta.
L'aria autunnale di Parigi le carezzava la pelle mente pedalava per i Boulevard di Bonne Nouvelle e di Magenta.
Le foglie, dalle sfumature giallo-marrone, cadevano dagli alberi degli eleganti viali, i parigini si affacciavano dai loro balconi per fumare una sigaretta e le massaie affollavano le bulangérie, dalle quali erompeva un invitante odore di pane.
I ricci color miele di Vivienne seguivano la direzione del vento, mentre la ragazza pedalava più intensamente per fronteggiare la salita di Rue Lepic, nella quale si trovava il suo grazioso appartamento. I turisti si arrampicavano affannosamente per raggiungere la basilica del Sacro Cuore, situata sulla sommità della collina di Montmatre.
Vivienne era nata in quel quartiere e si resa promessa di rimanervi per il resto della vita; non poteva immaginare di svegliarsi senza udire i canti dei merli e senza vedere i pittori che risalivano placidamente il viale, tenendo la tavolozza sotto al braccio e la tela stretta in mano.

«Fanciulla, c'è papà a casa!» La ragazza non ebbe il tempo di posare le chiavi sullo scrittoino in corridoio, che un uomo bassotto e panciuto le buttó le braccia al collo. «La mia bambina, la mia bambina» Cominciò a baciarla come se non lo avesse mai potuto fare e, in pochi istanti, Vivienne ai ritrovó coperta dalla saliva del vivace padre.
«Non voglio più stare lontano da Parigi per così tanto, questa città ha bisogno della mia presenza. Ogni volta che parto, al mio ritorno la trovo sempre più sciatta!» Monsier De Angelis liberò la figlia dall'abbraccio stritolante e la condusse in sala da pranzo, dove aveva apparecchiato la tavola a festa e l'aveva ricoperta delle più prelibate pietanze che egli era in grado di fare; ed è un tutto dire, perché Angelo De Angelis (nome assurdo per una persona ancora più assurda) era uno chef di un ristorante lussuoso in Rue de Rivoli.
«Papà, è soltanto da due settimane che non ci vediamo, non c'era bisogno di preparare la cena per la Fete National...» Sospiró la giovane donna, vedendo il buffo padre riempirle il piatto con una succulenta omelette.
«Tua madre diceva che si cucina sempre pensando qualcuno. Altrimenti, stai semplicemente preparando da mangiare!»
Vivienne scoppiò a ridere, arrendendosi all'idea che per suo padre ogni scusa era buona per mettersi ai fornelli e per riempirsi la pancia con le folli prelibatezze che era solito preparare

Nel mentre padre e figlia sparecchiavano la tavola, un rombo squarció il caldo silenzio familiare. L'ometto andò a rispondere, ma la giovane giornalista in cuor suo sapeva da dove provenisse la chiamata. Quando udì «È per te, Vivi» Ella posò le stoviglie nell'acquaio e, asciugandosi le mani tremanti con un pezzo di carta, andó a prendere la chiamata.

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