In hotel

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Era passato un anno dal primo vero attacco di panico.

Mi trovavo a Londra, era la mia prima volta in assoluto fuori dall'Italia.
Ero lì con degli amici, più conoscenti direi visto che anche dopo sei mesi di corso di inglese non abbiamo legato per nulla.
In questo corso era compreso un viaggio a Londra di quattro giorni, e questo era l'ultimo di quei quattro giorni. Quattro giorni nei quali avevo fatto di tutto per integrarmi, avevo provato a creare dei rapporti umani, eppure mi sentivo sempre quello escluso.
Quattro giorni finiti con me distrutto dall'abbandono.

Il gruppo si stava ritirando in hotel. Avevano deciso di passare l'ultima sera nell'atrio a fumare canne e a parlare della vita.
Io mi rivolsi verso il mio compagno di stanza e gli dissi che andavo un attimo a prendere una cosa in stanza, in realtà ci andai perché stavo morendo dentro. É difficile da spiegare ciò che sentivo, ricordo solo una forte sensazione di solitudine, mi sentivo estraneo al mondo.

Andai in stanza, mi stesi sul letto e iniziai a pensare.
Dagli occhi iniziarono a uscire le lacrime.
Ero solo li, tutto in silenzio, la luce era ancora spenta.
Iniziai a respirare pesantemente, odiavo il mondo e odiavo me stesso.

Quella sensazione, quel forte afflusso di pensieri negativi mi stava uccidendo, così cominciai a cercare dolore come al solito quando ho queste crisi.

Davo pugni sul letto, poi sul muro, finché 
ad un certo punto non ho iniziato ad infierire sul mio braccio sinistro prima con l'altra mano, cercando di tirare la pelle, poi con le unghie, solo che non ho unghie (me le mangio in continuazione per lo stress).

E li cominciai a cercare qualsiasi cosa un minimo tagliente o appuntita.
Presi un volantino che era lì affianco e lo piegai più volte in modo da creare uno spigolo molto solido e resistente da usare per raschiarmi.
Non si vedeva quasi nulla oltre ad una scia bianca, ma mi sentivo sollevato.

Mi provocai diversi raschi li. Erano sei o sette, non ricordo.

Dopo mi alzai e pensai a quelle poche persone che mi erano accanto, e che mi sono sempre state accanto.
Aprii la porta e scesi, stavo sempre un po male, ma mi sentivo sicuramente meglio di prima. Non ci pensavo più. La mente era più leggera.

Psicologia del dolore autoinflittoWhere stories live. Discover now