❛Il David❜

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«Sono proprio cotto, eh» mormorai, scuotendo la testa ed iniziando a svestirmi, senza riuscire a far svanire quel sorriso dal mio volto.

Aprii l'acqua, aspettando un attimo per poter avere la temperatura giusta prima di mettermi sotto il getto. Mi risciacquai velocemente, stringendo gli occhi ed annaspando quando le mie mani divennero quelle di Namjoon.
Mi allontanai subito, sbattendo il gomito contro la parete e trattenendo un lamento.

«Stupido, stupido, stupido!» borbottai, passando il sapone sul mio corpo, cercando di non guardare i rivoli d'acqua troppo a lungo, per non ricadere nei ricordi del giorno precedente.

La mia mano, inconsciamente, si fermò sulle mie clavicole, timorosa di poter cancellare le sue tracce con quella saponetta ovale che teneva tra i polpastrelli.

I miei occhi fecero qualche passo indietro, per incenerire quei pensieri assurdi che la mia mente stava partorendo, e le mie dita si fecero prepotenti, pronte a sfregare con forza la mia pelle.

«Stupido, stupido, stupido» ripetei, mentre la saponetta accarezzava il mio collo in modo delicato, incapace d'essere rude.

Finii di lavarmi in fretta e furia, per evitare di venir inghiottito dai dubbi e dalla nostalgia, uscendo dal bagno senza nemmeno lanciare un'occhiata allo specchio.

«PERDIANA!» sentii urlare immediatamente.

Raffaello mi guardava con occhi spalancati, il viso color peperone, le lenzuola tra le dita e la bocca spalancata.

Mi coprii subito, stringendo l'asciugamano alla vita, sperando vanamente che in quel modo Raffaello avrebbe dimenticato d'aver visto qualsiasi cosa avesse visto.

«R-Raffaello...» sussurrai, rosso pur'io «Che ci fai nella mia stanza?!»

«SECONDO TE CHI LA METTE A POSTO STA CAMERA?» urlò, talmente imbarazzato che quasi mi venne da ridere. Riprese a sistemare il letto, veloce come un razzo, borbottando un «Credevo fossi andato nell'altro bagno»

«Ho un bagno in stanza e dovrei andare alla ricerca di un altro di cui nemmeno sapevo l'esistenza?!» lo rimbeccai, aggrottando le sopracciglia «E poi sarei io il citrullo...»

«Sta' zitto e sbrigati, la colazione è pronta» replicò Raffaello, con lo sguardo incollato al pavimento mentre correva fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle con forza.

Mi lasciai andare ad un risolino, divertito da quel lato del servitore che mai avrei pensato di vedere, e mi affacciai alla finestra, da cui potevo avere un meraviglioso panorama sul giardino.
Scacciai la speranza di poter vedere la figura di Namjoon aggirarsi tra le statue scuotendo la testa, avvicinandomi di più al vetro per poter osservare meglio.

Tra le altre opere camminavano dei soldati, le lance strette nel palmo destro e gli elmi incollati al cranio. La pelle pallida era nascosta dall'armatura arrugginita, di cui potevo quasi sentire gli scricchiolii.

«Saranno a guardia del giardino?» mormorai tra me e me, seguendo i loro movimenti meccanici.

D'un tratto, si fermarono tutti al proprio posto, confondendomi. L'attimo dopo, le loro teste erano alzate nella mia direzione, gli sguardi luccicanti sotto i raggi taglienti del sole.

Urlacchiai tra il sorpreso e l'intimorito, allontanandomi dalla finestra frettolosamente con il fiato corto. Mi vestii velocemente, come se si stessero arrampicando per arrivare alla mia stanza e mi fiondai al piano di sotto, il borbottio del mio stomaco in crescendo come colonna sonora.

Mi imbattei quasi subito in Raffaello, trovandolo in procinto di allestire il tavolo in salotto.

«No, aspetta» lo fermai, prendendo il vassoio pieno di stoviglie che teneva con una mano «Possiamo stare in cucina, per me non è un problema»

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⏰ Laatst bijgewerkt: Jun 28, 2020 ⏰

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