❛Il Bacco❜

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Una forte luce si sfregò contro le mie palpebre chiuse, portandomi a girare su me stesso, alla ricerca di una posizione al sicuro da quell'intruso indesiderato.
Emisi un verso di disaccordo, quando la coperta venne tirata via, lasciandomi in balia del freddo che mi accarezzava la pelle nuda dei piedi.

«Ue, bello, ti vuoi svegliare o ti devo tirare una ciabatta?!» sbuffò una voce irritata dopo qualche secondo.

«Mh?» grugnii, nascondendo il volto nel cuscino.

«Santa Pietà» sospirò, prima di tirarmi giù dal letto senza alcuna grazia.

«AHIA!» aprii gli occhi di scatto, massaggiandomi la schiena e le mie povere natiche, addolorate da quell'urto così inaspettato «Ma ce n'era veramente bisogno?!»

«Sì, amorino» rispose quello che riconobbi come Raffaello «Non è una casa vacanza questa, abbiamo degli orari e la colazione ti sta aspettando» mi lanciò un altro sguardo, prima di dirigersi verso la porta «Scendo al piano di sotto, tu cerca di raggiungerci entro dieci minuti»

Inclinai la testa di lato perplesso, mentre lui se ne andava senza darmi spiegazioni.

Non ricordavo nulla di ciò che era successo prima di arrivare sull'isola, anzi, a malapena il mio nome aveva ancora un posto nel mio cervello quasi vuoto di memorie.
Gli avvenimenti del giorno precedente si presentarono davanti ai miei occhi più volte, cercando di assumere una forma sensata, mentre mi lavavo e rimettevo in ordine la piccola stanza.

«Un momento...» sussurrai d'un tratto «mi ero addormentato in salotto con i miei abiti ancora addosso... o no?»

Indossavo un completo tradizionale, un hanbok color pece, che ero sicuro di non possedere, e i miei piedi camminavano nudi sul pavimento di legno freddo, tra i mobili sinuosi e i piccoli tappeti.

Alzai lo sguardo all'orologio a lancette appeso alla parete color crema, che tichettava con prepotenza ogni singolo secondo, e mi resi conto di non aver abbastanza tempo per osservare ogni minimo particolare.
Non trovai nessuna calzatura o qualcosa che ci potesse anche solo somigliare, perciò corsi giù senza alcun riguardo, con le piante dei piedi che si scontravano contro il marmo levigato.

Feci ingresso nel piano sottostante con un leggero accenno di stanchezza nel fiato e mi diressi verso la grande sala che si poteva intravedere sulla destra.

Presi un bel respiro e cercai di darmi un contegno, spiegando meglio la mia veste, senza chiedermi perché volessi parere di aspetto elegante e posato.

«Eccomi, scusate il ritardo!» esordii, entrando nella stanza senza alzare gli occhi dal tappeto che ora abbracciava i miei piedi.

«Oh, Jungkookie! Buongiorno!» mi salutò immediatamente Namjoon, sfoderando un sorriso luminoso «Come ti senti? Hai dormito bene?»

Annuii solamente, non sapendo neppure dove sedermi alla vista di quel grande e basso tavolo rettangolare, a cui stava seduto.

«Siediti pure qua, Kookie» m'invitò, indicando lo spazio vuoto accanto a sè.

Sussurrai un "sì" insicuro, traballando verso di lui e tremando nervoso mentre poggiavo le ginocchia sul tessuto arabesco.

«Vuoi un po' di té?» mi chiese cordiale, indicando con il capo la teiera argentea, accanto a due pacchetti di zucchero.

Sorrisi timidamente, porgendogli uno dei modesti bicchieri di vetro che si trovavano sul vassaio lí vicino.

Mi pizzicò una guancia, divertito, cogliendomi di sorpresa, prima di accontentare la mia richiesta.

COR EX LAPIDE┃namkookDonde viven las historias. Descúbrelo ahora