Forse, vi starete chiedendo da dove arrivi questo titolo inusuale, in una lingua ormai morta e sepolta.
Ho scelto il latino, usato dai Romani -ossia il popolo più affascinante che sia mai esistito- per rappresentare il potere e l'immortalità posseduti dal cuore di pietra per eccellenza, Kim Namjoon.
Forse, dovreste chiedere a lui per avere una spiegazione più approfondita, per capire cosa siano in realtà le statue e tutte le sculture.
Ricordo ancora come mi mostrò il suo talento, come con un solo tocco riuscisse a trasformare in roccia la più grande preda. Ricordo ancora come usò quel trucchetto per far di me la sua vittima.
Kim Namjoon fu l'inizio delle mie sofferenze e la fine dei miei piaceri, fu il terribile diluvio di mezza estate, ma, allo stesso tempo, fu la freschezza successiva ad un caldo senza pietà, fu l'oasi nel deserto.
Mi guidò verso la soffice sicurezza delle nuvole, per poi tirarmi giù in un sol colpo, frantumando il cuore che ormai gli apparteneva. Lo voleva per sè e io glielo diedi, mandando a quel paese l'intelletto che mi aveva fatto guadagnare l'appellativo di dottore a soli ventidue anni.
Avrei fatto di tutto per lui, ma lui avrebbe fatto di tutto esclusivamente per tenermi nella sua collezione, tra le mura del suo parco giochi.
Era il 1920 quando lo incontrai. Era il 1999 quando mi accorsi di non essere più nel 1920. Ed è in quest'anno -o almeno credo- che ho smesso di chiedermi quanto tempo sia passato, da quanto io sia relegato in questo corpo pieno di crepe.
Io sono Jeon Jungkook -o forse sarebbe meglio dire ero- e questa è la storia di come finii tra le grinfie di Kim Namjoon e come, di punto in bianco, divenni un'opera commissionata a lui stesso.
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ㅡ✧ㅡ Kim Namjoon, il predatore di sculture. Jeon Jungkook, il capolavoro mancante. ㅡ✧ㅡ
