XVIII- Il sogno (parte 1)

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Mi risvegliai di soprassalto, alzando di scatto la testa. La mia vista era offuscata, non mi rendevo conto di dove mi trovassi. Ero seduto e probabilmente appoggiato ad un tavolo a giudicare dal legno che sentivo sotto le mie mani. Piano piano la vista cominciò a tornare, anche se sentivo una specie di ronzio in testa. Mi trovavo in una locanda, piuttosto gremita. Feci vagare il mio sguardo per i tavoli, finchè i miei occhi non avvistarono una figura familiare, Cassie. Era seduta a parlare con un ragazzo, che sembrava...no, impossibile.

Poi i miei ricordi cominciarono a tornare: Jackson e Peter che facevano gli idioti lungo il sentiero, io dietro di loro che sentivo il vuoto fisico al mio fianco lasciato da Cassie e che mi domandavo come facessero i miei fratelli a scherzare così, dopo tutto quello che era successo, i miei genitori che li sgridavano perché stavano facendo troppo baccano e la caccia avrebbe dovuto essere silenziosa il più possibile. Poi quegli schifosi scorpioni giganti che camminavano eretti come persone, con dei pungiglioni grossi quanto la mia testa, che ci accerchiavano e uno che mi colpiva in mezzo alle scapole. Ironicamente era lo stesso punto in cui avevano colpito Cassie, forse era una cosa da gemelli prendersi i peggiori colpi nello stesso punto. Ma lei ora non c'era più, mentre io ero di nuovo preda delle allucinazioni che il veleno di quei cosi dava: l'ultima volta mi ero ritrovato a sorvolare l'oceano per poi precipitare su un'isola tropicale, dove avevo conosciuto una popolazione di uccelli variopinti con cui avevo stretto amicizia, mi era davvero dispiaciuto lasciarli una volta tornato alla realtà.

Stavolta la mia mente mi stava facendo vedere mia sorella, come era ovvio. Era un po' strano l'ambiente, lei difficilmente veniva al pub con me, ma probabilmente la voglia di averla ancora nella mia vita mi faceva strani scherzi. Altra cosa era il ragazzo insieme a lei: cosa voleva dirmi la mia mente? Perché sembrava proprio come Luce aveva descritto la forma umana preferita (di entrambi) della sua simil-anima gemella.

Provai ad alzarmi dalla sedia ma le mie gambe non erano molto stabili, tempo un attimo e mi ritrovai a capitombolare in avanti, come mi succedeva dopo le peggiori sbronze. Che allucinazione bastarda, nemmeno mi potevo muovere normalmente, quello schifo mi doveva aver iniettato un bel po' di tossine in corpo.

Probabilmente attirata dalla confusione che dovevo stare facendo, Cassie si girò verso di me, spalancando gli occhi a dismisura nel rendersi conto di chi aveva di fronte. Aveva sempre avuto degli occhi grandissimi, ma adesso erano della misura di due piatti da quanto li aveva sgranati, temevo le schizzassero via da un momento all'altro. In contemporanea era impallidita in una maniera impressionante, quasi ai livelli del giorno del suo funerale. Certo che la mia mente rimetteva insieme i pezzi in maniera davvero assurda. Il ragazzo accanto a lei la stava scuotendo per un braccio, per capire cosa le fosse preso tutto insieme. Nel seguire il suo sguardo fino a me e nel rendersi conto di chi fossi, la sua bocca si spalancò in un "Oh, cazzo", a giudicare dal labiale.

Si voltò un attimo verso una sconvolta Cassie per dirle qualcosa e poi si diresse verso di me, che in quel momento mi trovavo carponi sul pavimento.

Mi si inginocchiò davanti con uno sguardo angosciato, mi sa che non dovevo avere un bell'aspetto in quel momento. "Tu sei Joseph, il fratello di Cassie" non ci voleva tanto a capirlo, eravamo pressoché identici.

Annuii mentre lo squadravo da capo a piedi: sembrava proprio lui, anche se me lo sarei aspettato un po' più muscoloso, considerato che Luce lo aveva definito come "davvero sexy" nella sua forma umana. Il ragazzo di fronte a me era sì carino, ma troppo magrolino per essere sexy. Magari Luce aveva solo gusti strani, chi lo sapeva.

"Tu...perché sei qui? Perché tu e non Luce?" che domanda stupida, essendo una mia allucinazione dovevo saperlo io perché c'era lui al posto di Luce, mica lui. Magari ero solo curioso di conoscerlo. Lui sembrava essere davvero a disagio, a corto di parole "Non sono chi credi tu, anche tua sorella l'ha pensato la prima che mi ha visto. Io mi chiamo Arthur, sono un amico di Cassie."

IL BIVACCO DEGLI SCRITTORI (SOSPESA)Where stories live. Discover now