XIV-Sub sigillo.

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Ludwing mi porse un pugnale, ancora avvolto nella comoda fodera in pelle. Sopra di essa, campeggiavano strane decorazioni floreali, simili a rampicanti. Il nero di quest'ultime era in netto contrasto con il camoscio dell'involucro.

Presi l'arma, guardando l'uomo con una certa ostilità. Mi aveva già spiegato cosa avrei dovuto fare: una volta passata la lama affilata sul palmo della mano, dovevo far cadere qualche goccia del mio sangue in una ciotola posta sulla superficie del tavolo rovinato.

Quest'ultima era d'un legno chiaro, tant'é che le venature erano appena visibili. Sembrava essere stata ricavata rudemente da un semplice ciocco.

«Farà male?» chiesi sfoderando il coltello.
«No, se fai velocemente» rispose l'uomo senza alcun ripensamento. Zelda rimase in disparte, guardando la scena con preoccupazione e con l'amarezza dettata dal fatto di non poter intervenire.

Sospirai pesantemente, maledicendo sia quel pazzo di Ludwing, sia me stessa per aver acconsentito. Strinsi i denti e senza indugiare cominciai il rituale.

Quando avvicinai la lama al palmo, tentennai.
Non sapevo bene cosa volessero farci con il mio sangue, tantomeno perché fosse così ambito, ma d'altra parte, la strada avanti a me si prostava ad essere a senso unico.

Se mi fossi rifiutata, come avrei fatto a raggiungere i miei obiettivi? Ripensai a Morpheus e a Felix. Cosa avrebbero fatto al mio posto? Sicuramente non sarebbero scesi a compromessi. Ma la differenza fra me e loro risultava essere lampante: io ero disposta a sacrificare qualcosa.

«Dai ragazza, non abbiamo tutto il giorno» bofonchiò Ludwing impaziente, dopo l'ennesimo attacco di tosse. Chiusi gli occhi e passai l'oggetto affilato sulla mia pelle. Subito, una sensazione di freddo mi fece rabbrividire.

Con un gesto lento ma preciso, spostai la lama da parte a parte, provocando un taglio di media profondità. Dopodiché, chiusi la mano in un pugno saldo, dal quale sgorgarono piccole gocce rosso scuro. Queste caddero con estrema lentezza, poiché sembravano essere piuttosto dense.

Quando ebbi finito, non mi fu concesso neanche il tempo di ripulirmi. Ludwing prese velocemente la ciotola e se la portò alle labbra, bagnandole. Una volta finito, si accorse del mio sguardo spaventato.

«Grazie, Freya Wilson, per avermi salvato la vita» sussurrò con la voce spezzata. Con la grande e grassoccia mano si pulì la bocca, eliminando ogni traccia. Dopodiché, si accasciò sul divano, in un evidente spossatezza fisica. Zelda nel frattempo, prese la ciotola e la gettò nel camino ancora acceso, lasciando che essa ardesse indisturbata.

«Non capisco l'utilità di tutto questo» risposi indispettita.
«Il tuo sangue ha poteri curativi, Freya. Ludwing bevendolo, ha curato la sua malattia» disse Zelda. Guardai l'uomo, i cui occhi sembravano serrati dalla stanchezza.

«Ma tu stai bene?» mi chiese lei con apprensione, spostando l'attenzione dal corpo esamine del marito al suo viso. Annuii senza entusiasmo.

Continuai a pensare a ciò che mi aveva detto in precedenza, intenta a chiarire quanto più possibile questa faccenda.
«È impossibile che il mio sangue abbia questi poteri, in natura è scientificamente improbabile. Inoltre, se fosse come dici tu, allora perché lui sembra così stanco?» domandai sicura delle mie convinzioni.
«La spossatezza è dovuta dal potere curativo. Vedrai, starà meglio» rispose lei con gentilezza.

Non mi interessava realmente la sua salute, speravo solo che si rimettesse il prima possibile per ricevere la mia parte di patto.
«Freya» mi richiamò lui, con voce impastata.
Mi avvicinai con cautela, nonostante la mia impazienza si potesse tastare facilmente.
«A qualche chilometro da qui, se segui il sentiero roccioso, troverai una casa. È una Taigh luchd-slighe, una casa dei viandanti. Lì troverai l'aiuto che cerchi. »

Alzai un sopracciglio, evidentemente confusa.
Avevo accettato un accordo così strano e pericoloso solo per una banale indicazione?
«Voi non venite con me?» chiesi con sospetto. Zelda scosse la testa dispiaciuta.
«Non possiamo allontanarci da questo luogo. I guardiani sono legati al proprio territorio da quando hanno scelto di essere tali.»

Increspai le labbra in una smorfia di disapprovazione. Mi sentii presa in giro, derubata e amareggiata. Ma dopotutto era anche colpa mia. Sospirai, stringendo i pugni lungo i fianchi.

«Bene, allora partirò oggi stesso» affermai con convinzione.
«Assolutamente no, è buio. Potresti incorrere in pericoli maggiori» si affrettò a spiegarmi la donna, cercando di distogliere la mia mente da pensieri dettati dalla fretta.

«Lo so, ma preferisco partire adesso, così domani mattina sarò già a Dunkeld» insistetti particolarmente, cercando di nascondere il mio fastidio e la mia diffidenza.
Zelda increspò le labbra, le sopracciglia si arcuarono in un'espressione pensierosa. Dopo attimi di silenzio, prese parola.

«Io non posso trattenerti, ma sappi che le porte di questa casa saranno sempre aperte per te, Freya Wilson.»
Annuii leggermente, prendendo il mio vecchio zaino posto in un angolino del pavimento in legno. Mi sistemai gli occhiali sul naso, in un gesto quasi automatico, volto ad acquistare sicurezza.

Lanciai uno sguardo a Ludwing, ancora disteso sul divano in uno stato semi-cosciente. Pensai a quanto detto da Zelda e me ne stupii. Il mio sangue sembrava essere piuttosto potente, nonché prezioso. Ma allora perché io mi sentivo grezza e inutile?

Zelda aprii la porta principale ed io sorpassai l'uscio. Subito il freddo autunnale delle notti scozzesi mi penetrò fin dentro le ossa e di conseguenza mi strinsi all'interno della morbida felpa. Dal naso uscirono piccole linee di fumo bianco e le lenti degli occhiali si appannarono.

«Buona fortuna, ragazza. Abbi cura di te» Zelda mi stampò un bacio sulla fronte, nonostante io cercai di sfuggire alla sua presa. Dopodiché, tentennò un po' prima di chiudere la porta, forse nella speranza che cambiassi idea e tornassi al piacevole tepore delle mura domestiche.

Con determinazione però, cominciai ad incamminarmi, voltando le spalle e proiettandomi con coraggio verso una scura e inquietante distesa di ombre.

SPAZIO AUTRICE: Eh niente raga, perdonatemi per l'assenza. Nella mia mente sono arrivata ad un buon punto di scrittura, anzi non vedo l'ora di arrivare nel vivo delle cose. Il prossimo capitolo sarà più introspettivo, spero di non annoiarvi.😊
Insomma, abbiamo scoperto qualcosa in più su Freya... che ne pensate? come vi sembra questa storia per il momento?

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