25. crisi di nervi e ottenere ciò per cui hai lavorato tutta la sera

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Io odio la mia famiglia.
Dal primo all'ultimo.
A partire da quel vecchio Freezer decrepito ad arrivare al mio fratellino tredicenne ed asociale.
L'unica che salvo è zia Giuditta, gli altri possono benissimo bruciare tutti all'inferno.

"Perché hai scelto proprio loro per far portare le fedi?" Chiede il Freezer, che è in piedi accanto a Don Roberto, illuminata dalla luce che entra dal rosone della chiesa, intenta a sfoggiare la sua camicia di Louis Vuitton e la sua gonna rosa pallido che costa più di tutto il mio armadio.

Io ringhio, e in tutta risposta Alberto mi rifila una gomitata nelle costole.
Zia Giuditta ha avuto la brillante idea di scegliere me e i miei fratelli per portare le fedi il giorno del suo matrimonio.
Ha detto siete i miei unici nipoti! e ha fatto gli occhioni dolci quindi, per grande tristezza della vecchia, non abbiamo potuto dirle di no.
Il Freezer si è indignata così tanto che ha deciso di farci fare delle prove per evitare di fare figuracce il giorno del matrimonio.
E fin qua va bene.
Il problema è che queste prove stanno andando avanti da tre ore.

Riccardo Borghi, il farmacista e futuro marito di zia Giuditta, è sul punto di sacrificarsi sull'altare della chiesa come martire, papà si è addormentato e mamma è troppo intenta a fare foto per prestare effettivamente attenzione a ciò che le sta succedendo attorno.
Zia Giuditta ha un sorriso smagliante, mentre la vecchia e Don Roberto sembrano essere gli unici a rendersi conto che come minimo faremo una figura di merda il giorno del matrimonio.
Grazie al cielo i Gori non ci sono: hanno deciso di andare a fare una scampagnata in montagna tutti insieme per imparare a gestire le nuove dinamiche di famiglia, visto il divorzio di Ines e Giulio. Se li vedremo ritornare tutti e sei vivi sarà un miracolo.

"Proviamo di nuovo." Esclama Don Roberto, esasperato, mentre zia Giuditta ci sorride.
"Parto io per primo."
"No, coglione, dobbiamo partire tutti insieme."
"Chiudete quelle cazzo di bocche." Sibilo io, che devo stare in mezzo, schiacciata tra il metro e novanta di Alberto e la massa di odio verso il genere umano che si porta dietro Mattia.

Facciamo il primo passo tutti e tre nello stesso momento, e la camminata fila liscia più o meno fino a metà navata.
"Perché lo tieni tu il coso delle fedi?!?" Sbraita Mattia, che dopo tre ore ha deciso di voler far qualcosa anche lui e mi strappa il cuscinetto dalle mani. Alberto, ovviamente, parte all'attacco e glielo strappa a sua volta, provocando quella che ha tutta l'aria di essere una guerra civile.

"Stronzo!" Urla Mattia, e a nonna viene quasi un mezzo infarto, tanto che Don Roberto la sorregge, mentre papà si è svegliato dal suo pisolino e ci guarda confuso.
"Mattia!" Ribatto io, afferrandolo per le braccia e ignorando i suoi calci e i suoi pugni.
"Tesoro!" Urla anche mamma, lasciando da parte il cellulare per venire a darle di santa ragione al suo isterico e odioso figlio minore.

"Lasciami stare!" Continua a dimenarsi Mattia, ma io lo sto tenendo a qualche centimetro dal suolo, e decido di lasciarlo giù solo quando smette di dare calci all'aria.
Non l'avessi mai fatto.

Mia mamma ci raggiunge in fretta, altissima e bellissima nei suoi tacchi e tailleur blu, con tutta l'aria di una madre pronta a bastonare i proprio figli.
"Mattia!" Grida, infatti, ma Mattia non la guarda nemmeno. Anzi, le rivolge uno sguardo impassibile, prima di lanciare un grido che ho paura possa rompere i vetri della chiesa.

"Vi odio tutti quanti, lasciatemi in pace!" In un secondo io e Alberto veniamo spinti contro le panchine in legno della chiesa, e le fedi volano a terra. Alberto riesce a stare in equilibrio e al contempo afferra me, perché che se non ci fosse stato lui sarei volata coi piedi per aria.
Ci metto poco a realizzare ciò che è successo, e mentre una parte di me vorrebbe sbattere la testa di Mattia contro un muro, l'altra lo guarda per cercare di capire che diavolo gli sia passato per la testa.
Tutto ciò che mi ritrovo davanti però sono i suoi soliti occhi azzurri, questa volta colmi di lacrime.

Ciò che muove l'universo [1]Where stories live. Discover now