5. sto bene, pensavo di aver visto un serpente

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"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile

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"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile."
Mordo l'interno della guancia, tirando calci ai sassolini della ghiaia del vialetto fuori dalla villa di nonna, ma ciò non basta a farmi calmare i nervi.
È da questa mattina che cerco di chiamare mamma, ma nulla.
Non risponde, anzi, credo che stia ignorando le mie chiamate di proposito.

"Nina!" La voce del Freezer è chiara e forte: stanno aspettando me per iniziare a cenare e io sto tardando l'ora del pasto, come sempre, dal punto di vista della vecchia è colpa mia, ovvio.
"Arrivo!" Urlo di rimando, valutando se chiamare mamma sì o no.
Perché non risponde?
Osservo il cellulare, fissando lo schermo, il nome mamma impresso su di esso.
Rimango così qualche secondo, ad aspettare quella chiamata che non arriverà, fino a quando anche il mio cuore si rassegna e il cellulare finisce nella tasca posteriore dei jeans mentre le gambe mi portano verso la sala da pranzo.

È sera inoltrata ormai, si sentono i grilli che cantano e le stelle si notano molto di più che in città.
Città.
A Milano c'è lo smog, l'inquinamento, le automobili sono sempre in movimento e nessuno si mette mai a guardare le stelle: la gente di Milano è troppo indaffarata per alzare gli occhi nelle notti scure di una delle tante metropoli che sembrano non dormire mai.

Rivalago è diversa, è natura, è aria pulita è...mucche...sterco di mucca...e nonne che ti odiano. O almeno, questo è il mio punto di vista.
"Nina!"
"Eccomi, Freezer." Borbotto l'ultima parola sottovoce, giungendo in cucina e passando proprio accanto alla mia dolce nonnina.
Il Freezer fa finta di non avermi sentita, limitandosi a lanciarmi un'occhiataccia e un verso di disgusto rivolto ai miei capelli spettinati. Ricambio l'occhiataccia, sedendomi a tavola tra Alberto e Mattia.

I miei due fratelli nemmeno si accorgono di me: il primo è troppo impegnato a sorridere al cellulare come un deficiente, il secondo sta fissando il vuoto e stranamente non è attaccato a qualche console, forse è per questo che è così spaesato, probabilmente si sta rendendo conto di quanto faccia schifo la realtà e Rivalago in particolare.

"Oi." Tiro una gomitata a Mattia, che mi guarda schifato prima di chiedermi che cazzo voglio. Vive la finesse.
"Stai bene?" Gli chiedo, ma Mattia mi guarda come se fossi stupida e torna a fissare quel magico vuoto che fissava pure prima.
È questa la parte brutta dell'avere un fratello più piccolo in fasce adolescenziali. Quando è di buonumore ti tratta di merda, quando è di cattivo umore nemmeno ti calcola.
Ormai ci ho fatto l'abitudine e continuo a dirmi che ben presto passerà, questo suo essere perennemente incazzato con l'universo, ma non ne sono poi così tanto convinta, alla fin fine.

Tento di approcciare una conversazione con Alberto, ma Lidia lo chiama e lui si alza da tavola col cellulare attaccato all'orecchio.
Il Freezer, ovviamente, non gli dice nulla, ma non si astiene dal rifilargli uno sguardo che indica pura e semplice delusione.
I pasti sono sacri, a casa del Freezer.
Si mangia sempre tutti insieme, spesso e volentieri con ospiti indesiderati che si fermano per fare un saluto e in realtà si stanziano qui per tutto il pomeriggio.
Don Roberto, il mitico capo della parrocchia, viene a mangiare da noi circa una volta alla settimana, per mantenere i rapporti.
Secondo me viene qua solo per spettegolare sui chierichetti assieme a quella vipera di mia nonna, ma è una considerazione che mi sono sempre tenuta solamente per me.

Ciò che muove l'universo [1]Where stories live. Discover now