Capitolo 8: "Un figo da paura"

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«Se tieni così aperta la bocca, ti entra dentro una mosca.»

La magia svanisce in un istante e recupero il mio piglio. «Che battuta da vecchio!»

«Mi hai già detto che sono vecchio dentro. È questa tua battuta a essere datata.»

Alan parla come un libro stampato.

Mi rilasso e noto che vedermi meno tesa sembra smuovere qualcosa in lui; si tratta di un cambio impercettibile, come se una sottile tensione lo abbandonasse e anche lui riuscisse a lasciarsi andare.

Me lo sto immaginando, vero? Non credo mi consideri nemmeno una donna; per lui sono una ragazzina che deve ancora fare tanta strada per crescere.

Il sole bagna metà della sala e il profilo della sua figura. Sembra un angelo con quella faccia da bravo ragazzo – un angelo di quelli imperiosi, che ti vogliono bene perché sei una creatura di Dio, ma ti valutano e ti giudicano mentre ti osservano. Se fosse un essere celeste, Alan starebbe a guardia dei cancelli del Paradiso, divertendosi ad ammettere e rifiutare le persone in fila secondo i suoi elevatissimi standard.

Quando facevo bene un esercizio di matematica, invece di gioire lui mi graziava con un piccolo cenno soddisfatto. «Okay. Ora potrai prendere la sufficienza.»

Gli avrei spaccato un libro sulla testa. Solo che poi lui univa forte le labbra, per non ridere della faccia che stavo facendo, e io volevo contemporaneamente strozzarlo e accarezzarlo.

Era iniziata così?

«Che fai in biblioteca?»

Giocherello con le dita. «Giravo.»

«Alla ricerca di libri romantici.»

Non ci sto a farmi prendere in giro anche da lui. «Sai che è maschilista pensare che le storie piene di sentimenti siano sceme?»

«Non sono stato io a dirlo. Eri tu quella che fino a qualche mese fa dichiarava di apprezzare i romanzi storici di grandi autori – hai citato Dumas, se non sbaglio. Dicevi che le lettura da edicola non ti interessavano.»

Sento che sto perdendo la discussione. «Non siamo in un'edicola.»

«Le copertine sono somiglianti.» Accenna allo scaffale alle mie spalle. «Ma forse è un mio pregiudizio, non lo nego.»

«Stavo solo dando un'occhiata.»

«Adesso non vergognarti dei tuoi gusti, biondina. È peggio che aver tentato di nascondermeli la prima volta.»

Mi accendo come un fiammifero. «Non ho tentato di nasconderti niente!»

«Io credo di sì, altrimenti non avresti sciorinato nomi di grandi autori solo per vantarti.»

Questo è un lato del suo carattere che detesto. «Riesci a parlare senza analizzare tutto quello che dico?»

«Che posso farci se mi ricordo le cose?»

«Da questa quante settimane sono passate?» Era mia intenzione dargli del precisino rompiballe, ma mentre glielo domando mi rendo conto che gli è rimasta stampata in testa una frase che mi è sfuggita mesi fa, all'inizio dell'estate.

Lui capisce di aver fatto un passo falso e ritorna serio, superiore. «Ti stavo solo istruendo su come rispondere alla derisione, Biondi. Se qualcuno ti prende in giro per una cosa che ti piace, non vergognartene mai. Rivendica con fierezza la tua passione.» Afferra a caso un romanzo rosa, stringendolo al petto. «E fai come se non te ne importasse nulla.» Finge di marciare via, mostrandomi l'atteggiamento che devo tenere.

Mi sfugge una risatina vedendolo col libro romantico sotto il braccio. «Perché non lo prendi in prestito?»

Lui si riavvicina per darmelo in testa. Schivo, danzando di lato, e lo faccio ridere.

Se questo è amoreWhere stories live. Discover now