Capitolo 4: "Ciò che successe ad Halloween"

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Ho preso in mano la penna e ho davanti il mio diario.

Io e Teo questa sera ci rivediamo e non voglio che sia come le altre volte, quando sembrava che fossimo due estranei che non sapevano più cosa dirsi. L'estate ha scavato un solco profondo tra noi.

Se ripenso agli inizi, credo che avrò più chiaro perché voglio stare ancora con lui.

Appoggio la punta della biro sul foglio.

Siamo ad Halloween. Nelle ultime sette settimane ho trascorso il mio tempo in classe a guardare la schiena di Teo, ringraziando il cielo che lui stia in terza fila e non nell'ultima.

Se fosse stato più indietro mi avrebbe visto mentre sospiravo per quel ciuffo di capelli corvini che gli incornicia un orecchio.

Claudine si è accorta della mia cotta dal terzo giorno di scuola. «Ti piace Zanin?»

Non è la prima volta che mi innamoro, ma è la prima volta che sento che si tratta di una cotta seria. Vorrei non parlarne; sento di portarmi sfortuna da sola dando voce a questo sentimento.

Claudine non ha bisogno della mia risposta. «Sei in buona compagnia, sai? Zanin piace anche a Ferretti e Togni. Secondo me Togni si butta per prima.»

Gaia Togni infatti aveva già parlato con Teo, sin dal primo giorno. Era sicura di sé, alla moda coi pantaloni a zampa d'elefante e il top attillato rosso fuoco. Sembrava avere almeno sedici anni, come Teo. Erano come due magneti di polo opposto che si attiravano naturalmente nel quarto d'ora d'intervallo.

Io mi rodevo dalla gelosia.

«Secondo me tu piaci a Monti.»

Mi era sfuggito un lamento schifato. Gabriele Monti? Il troll coi brufoli che non riusciva a tenere la schiena dritta e faticava a guardare i professori negli occhi?

Il mio orrore aveva divertito Claudine. «C'è sempre una ragazza a cui tocca essere la preferita dello sfigato della classe. Rallegrati, non devi parlargli.»

«Non voglio nemmeno pensarci.»

Claudine era riuscita a farmi  con una strategia precisa. «Allora... Zanin, hm? È carino ma non mi sembra adatto a te.»

«Perché?» Che ne sapeva lei? Manco mi conosceva.

«Non so, vi vedo come il gatto e il topo. Tu saresti il topo, ovviamente. Sai cosa fanno i gatti coi topolini? Non li mangiano subito: loro ci giocano, li stuzzicano. Si nutrono della loro paura. Li usano per divertirsi, poi li azzannano alla gola, a volte nemmeno per sfamarsi. Ho visto un documentario. Il gatto caccia per il puro gusto di cacciare, anche quando ha lo stomaco pieno.»

Quel giorno mi ero convinta di avere come compagna di banco una svitata. «Noi non siamo animali, siamo persone.»

«Tu ricorda quello che ho detto. Vedrai.»

Erano passate le settimane. All'inizio di ottobre Teo e Togni avevano cominciato a toccarsi in pubblico in maniera più intima: una volta, prima delle lezioni, lui le aveva stretto una mano intorno alla vita, baciandola sulla tempia e stringendola come se fosse il suo peluche preferito, con lei che lo guardava adorante.

Il mio cuore si era spezzato.

Claudine aveva infierito. «Visto?»

Due settimane dopo Teo si era già stancato di Togni. La loro storia era nata e morta fuori dalla classe. Avevamo capito che non erano più in buoni rapporti perché Togni aveva cambiato banco, offesa, per stare il più lontano possibile da Teo.

Io avevo ricominciato a sognare.

Ad Halloween mi ero tormentata al pensiero che da noi nessuno facesse feste casalinghe, come nei film americani. Sarebbe stata un'occasione unica per farmi notare da Teo.

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