Scrollò le spalle. «Piccolo inconveniente.»

Piccolo?

Io lo avrei definito enorme.

«Se questo lo definisci così...» borbottai.

Lei sorrise e, ad un tratto, accanto alla sua figura snella e slanciata, apparve anche quello dell'altra donna dalla carnagione scura che avevo visto durante il nostro primo "incontro" ad Alto Cielo.

La corona dorata con le sette stelle che spiccavano sulla sua chioma nera, abbellita da un'acconciatura riccia e vaporosa, l'abito era interamente dorato e, in quel momento, mi ritrovai a pensare se fosse interamente fatto d'oro visto quanto lucicasse alla luce del sole.

Il suo vestito aveva con colletto alto, così tanto alto da coprire quasi interamente il suo collo lungo, ma scendeva a V verso la giuntura dei suoi seni prosperosi, lasciando intravedere il minimo indispensabile. Le maniche erano a sbuffo, ma corte. Quello che aveva indosso sarebbe stato un'abito perfetto se indossato nella Stella Primaverile o in quella Estiva.

Come faceva a non sentire freddo con quelle temperature così tanto basse? Io mi sentivo completamente congelata fin dentro le ossa.

I suoi occhi, quasi innaturali e - lo avrei ribadito fino alla fine dei miei giorni - decisamente inquietanti dato che aveva le iridi gialle circondate all'estremità da uno strato di colore marrone scuro, mi stavano guardando con una certa insistenza mentre le sue labbra carnose erano strette in una linea quasi sottile.

Non distolsi mai il mio sguardo e non interruppi mai il contatto visivo che si era venuto a creare tra di noi.

Se lo avessi fatto, sarebbe stata una sconfitta per me dato che le avrei fatto capire che il modo in cui mi stava guardando mi metteva a disagio e mi incuteva un certo terrore.

Non potevo permettermi di mostrarmi fragile.

Non potevo permettermi di mostrarmi debole.

«Non mi piace il modo in cui ti guarda» esordì Vel, al mio fianco. «Mi sembra lo sguardo di un lupo che sta puntando un piccolo agnellino e si stia immaginando in quale modo poterlo uccidere per cibarsene.»

"Grazie mille, Vel. Questo si che è un ottimo metodo per infondere coraggio...", pensai, stupidamente, non calcolando il fatto che lui avrebbe sicuramente percepito quella mia risposta nella sua mente.

Lo sentii ridere nella mia testa e immaginai che, in quel momento, in mezzo a tutta quella gente che si era radunata per vedere cos'era accaduto al giardino, stava sorridendo.

"Pensavo ne fossi piena, di coraggio. In fin dei conti, poco fa mi sei saltata addosso e desidevai con tutta te stessa che io ti baciassi. Per fare una cosa del genere ci vuole coraggio anche", disse.

Sbuffai, continuando a guardare dritta negli occhi la donna in abito dorato che, se non ricordavo male, rispondeva al nome di Hemera.

"Potresti smetterla di ricordarmi ciò che è successo poco fa, in palestra?"

"No. È troppo divertente torturarti."

Alzai gli occhi al cielo e desiderai con tutta me stessa di poter avere la possibilità di strozzare lo con le mie stesse mani.

Questo sperai che lui lo percepisse come risposta a quanto aveva affermato qualche secondo prima.

Lo sentii sogghignare e mi voltai nella sua direzione per lanciargli un'occhiata assassina che lo avrebbe messo in guardia dalla fine che avrebbe fatto, di lì a breve, se non avesse smesso di prendersi gioco di me.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora