Capitolo 7

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#MARIEANNE POVS

Ariel dormiva beata, forse dovrei svegliarla, forse.
L'anno scorso nessuno mi ha mai svegliata od altro per cui... che dorma pure.
Prendo una felpa rosso mattone con un scritta bianca sul davanti, infilo dei jeans scuri e le mie amate vans ai piedi, prendo la cartella ed esco silenziosamente dalla mia camera.

Entro nella classe, pronta ad affrontare una nuova lezione di biologia. Mi siedo al mio solito posto e attendo l'arrivo del prof, che come sempre è in ritardo.
Arriva dopo venti minuti, con i capelli leggermente spettinati, la camicia fuori dai pantaloni e con la cerniera abbassata.

Che schifo.

"Buongiorno Prof" lo salutano gli tiri studenti in coro, alzandosi dal proprio posto.

"Buongiorno ragazzi" sorride sfacciato. "Pronti per un altro giro di interrogazioni? Magari la signorina Clark, vuole recuperare?"

"No grazie." borbotto restando seduta.

"Peggio per te."

- lo odio - penso masticando il tappino della penna.

Inizia ad interrogare una sfilza di ragazzi, uno dopo l'altro, senza sosta e neanche una insufficenza.
E' ufficiale, ce l'ha con me.
Ad un certo punto mi viene caldo, troppo caldo, decisamente troppo. Alzo la mano.

"Dimmi." parla lui notando la mia mano alzata.

"Si potrebbe aprire la finestra, per favore?" chiedo.

"No. Non ne vedo il motivo." risponde secco

- bastardo -

Sopporto un'altro pò mentre iniza a spiegare un nuovo argomento che nemmeno ascolto, non ce la faccio, ho troppo caldo.
Con una mossa rapida mi tolgo la felpa e poi mi metto a posto la maglietta. Il tessuto è morbido e freddo, liscio... aspetta un secondo.. io non ho una maglietta. Merda, che figura!

Mi copro con le braccia velocemente, mentre il mio viso si fa sempre più rosso per l'imbarazzo e lui trattiene visibilmente una risata.

Cerco velocemente di rimettermi la felpa, volevo restare il meno possibile con quella canottiera in pizzo davanti a tutta la classe.

"Capisco che suscito strane sensazioni nelle ragazze e che la voglia di saltarmi addosso sia molta in quanto io sia addirittura giovane ma, per favore, si trattenga e... per quanto mi piaccia questo panorama... si copra, grazie. "

Dopo un pò la lezione riprende e io inizio a seguire, prendendo appunti, ancora in imbarazzo.

- l'ennesima figura di merda, brava Annie, complimenti! - penso tra me e me.

[...]

Finalmente la lezione è finita. Non ne potevo più di stare li dentro, è insopportabile.

Cammino per il corridoio alla ricerca dell'aula di matematica, sento dei passi dietro di me e una mano che mi afferra il polso.
In pochi secondi mi ritrovo chiusa in uno sgabuzzino, buio.

"Ti starai chiedendo perché ti ho portata qui.." sussurra una voce familiare.

"Beh... sai, in classe..." dice avvicinandosi, posso sentire i suoi passi, il lieve rumore della sua camicia in cotone che si muove con lui e una mano sul mio fianco.

Sobbalzo.

"Non toccarmi." lo accuso, cercando l'interruttore della luce.

"Suvvia, non abbiamo finito la scorsa volta, mi sembra di non aver ancora assaggiato le tue labbra."

Continua ad avvicinarsi ad ogni sua parola, sento le sue dita sul mio viso, mi accarezza dolcemente e non mi dispiace, no.
I miei ormoni combattono con la ragione che è in me, mentre il suo pollice torna ad accarezzarmi le labbra.
Di nuovo quel tocco.

Schiudo istintivamente le labbra non appena toglie le sue dita, mi sto aspettando un bacio, un suo bacio.

"No." Mormoro riprendendo la ricerca dell'interruttore per poi accendere finalmente la luce.

Arrossisco nel vederlo così vicino, i suoi occhi mi bramano, mi sta spogliando con lo sguardo, lo sento.
È uno sguardo che brucia.

Lo guardo, rimango ancora una volta immobile.
Lui sorride, si sta avvicinando ancora di più.
La distanza fra le sue labbra e le mie si accorcia maggiormente, mi soffia lentamente sulle labbra, lasciandomi un bacio all'angolo di esse.

Tremo.

In un secondo sposta le labbra sulle mie, il suo bacio è folle. In un secondo la sua lingua mi richiede l'accesso e io quasi glielo concedo, completamente bloccata al muro dal corpo del ragazzo non reagisco, ricambio, con piacere, quel bacio.

Un barlume di ragione si fa spazio nella mia mente offuscata dal piacevole bacio, stringo le labbra e lo spingo via, prendendo poi il secchio del mocio, ancora pieno, fra le mani.

"Stammi lontano." Mormoro, minacciandolo con quel secchio fra le mani.

"Oh, bambina mia. Il tuo corpo ha reagito in maniera più che positiva. Direi che ciò che dici è errato." Proferisce sicuro di se stesso, avvicinandosi beffardo.

In effetti ero ridicola, che cosa volevo fare con quel secchio fra le mani.

"Ho detto di starmi lontano." lo guardo seria deglutendo.

Hemmings ancora sorridente si avvicina ancora di più, allungando una mano sulla mia coscia mentre io resto ferma con quel secchio fra le mani.

-Ridicola-

Continua a salire, passa sui miei fianchi, sfiora la mia vita infilando una mano sotto la felpa sfiorando la canottiera di seta e pizzo.
Si morde le labbra, il suo sguardo brucia ancora.

-stupida-

La sua mano è fredda, rabbrividisco al suo tocco, stringo le labbra e con esse gli occhi. Mi stava stregando ancora una volta.
Il mio corpo reagisce ad ogni suo tocco, non oppongo resistenza, non faccio nulla. Sto ferma, mentre tengo stretto il secchio, mentre lui mi sfiora sempre di più la pelle nuda.
Ha raggiunto il mio seno.

-basta-

Stringo con tutta la forza che ho il secchio e in pochi secondi rovescio l'acqua sporca addosso alla camicia bianca del professore. Mi riprendo, uscendo, quasi scappando, da quel ripostiglio.

- se l'è cercata. -

The Teacher // Luke HemmingsWhere stories live. Discover now