Veles lo guardò con astio. Faticavo a capire il perché lui e mio padre sì odiassero così tanto. Nessuno aveva mai accennato a ciò che era accaduto tra di loro in passato ed io ero sempre più curiosa di capire il motivo della loro rivalità maschile. «Non so più cosa farmene dell'immortalità da un millennio a questa parte, tant'è vero che mi sono messo al servizio di tua moglie in modo da poterla compiacere in un altro modo che non sia quello che usi tu, sotto le lenzuola.»

Ma di che diamine stavano parlando?

Curiosa di vedere la reazione di mio padre, mi sporsi in avanti e guardai il volto sia il suo viso che quello del Dio in sala.

Re Aedyon sembrava un vulcano attivo sul punto di eruttare da un momento all'altro.

Aveva tutti i muscoli tesi e un nervo ben visibile sulla fronte.

Ahia.

Per il Dio si metteva davvero male.

Mia madre, con un gesto repentino, si alzò dal suo trono. «Ora basta» disse con un tono di voce autoritario. «Al momento, non è questa la questione di massima urgenza che dobbiamo affrontare e tentare di risolvere. Il mancato ritrovamento di questa nuova Eterna non farà altro che creare scompiglio ad Aracieli. Non sappiamo nulla di lei, non sappiamo quali potevi possa aver tenuto nascosto in lei, per tutti i suoi sedici anni stellari, fino all'arrivo del momento del risveglio. Lei potrebbe rivelarsi una minaccia per il nostro pianeta se non la ritroviamo e la addestriamo a non cedere alla pressione insistente che potrebbe avvertire a causa dei suoi nuovi e incontrollabili poteri.»

Sospirò, frustata.

Credo che, a volte, essere Regina non sia ciò che mia madre avrebbe desiderato con tutta se stessa, soprattutto non ora che aveva scoperto cosa comportava ricoprire questo ruolo così importante per tutta la Stella Pianeta sul quale vivevamo.

Non la invidiavo affatto.

A malapena riuscivo a sopportare di essere una principessa, figuriamoci Regina.

I compiti di un reale erano tanti e noiosi e, ciò che volevo io, ciò che era nella mia indole, non era di certo rimanere seduta su una vecchia sedia in oro a guardare numerose facce susseguirsi nelle udienze.

Io volevo essere libera, libera di andare dove mi aggrada e libera di vivere la mia vita.

Avrei tanto voluto visitare nuovi posti, cavalcare un Dravallo da sola - senza l'uso della carrozza ovviamente - e perdermi in una distesa immensa di soffici nuvole bianche mentre volavo via, diretta al cielo blu dove avrei potuto quasi toccare le stelle con un dito.

«Devana» interpellò mia madre la ragazza dai capelli rosso sangue al fianco del Dio Veles. Ci avevo visto giusto sulla sua identità. Era la sorella del ragazzo che avevo tentato di investire nel corridoio prima di venire qua. «non hai mai visto dove si trovasse o chi fosse questa ragazza umana prima del suo risveglio?»

La Dea scosse il capo. «Non ho mai avuto visioni su questa nuova Eterna, Hipnôse.» affermò. «Inizio a sospettare che lei neanche esista.»

Il volto di mia madre dipende più cupo di quanto già non lo fosse. «Abbiamo ricevuto una segnalazione su una ragazza dalla chioma arancio che si aggirava nelle stradine della cittadina umana. Come te lo spieghi questo?» le chiese.

Devana, con un'estrema nonchalance e menefreghismo, disse: «Non ne ho idea. Potrebbe anche essersi trattato di una Semidea che si aggirava incappucciata per le stradine umane di Aracieli. Non possiamo essere sicuri che quella fosse l'Eterna che cerchiamo. Inoltre, non siamo neanche certi che sia una ragazza quella che stiamo cercando. Potrebbe anche trattarsi di un ragazzo, un Eterno.» affermò con convinzione. «Non possiamo farci condizionare da una sola segnalazione che abbiamo ricevuto.»

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora