CAPITOLO 1

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-Mamma!-chiamo seccata. -Mamma, dove hai messo la mia felpa?Quella rossa...- provando di nuovo, oggi è la 16' volta che sbuffo nella mia camera.

Mi fermo sedendomi sul bordo del letto esasperata, come a darmi quei pochi secondi per riprendere fiato, mi guardo attorno, ho fatto proprio un bel lavoro con questa vecchia camera, ricordo bene quando per i miei 3 anni i miei genitori mi fecero scegliere il colore delle pareti di cui ora un po' mi pento. Oltre ai muri sprigionanti allegria, il resto mi piace, circa.

All'età di 5 anni ci trasferimmo a 3 ore da qui, non ho mai capito il perché, la casa era grande e bella, non c'era alcun bisogno di ristrutturare niente, e la cittadina, Mandrake Falls, non era per niente male, anzi, qui avevo degli amici, in realtà uno, Jay, o meglio "Jannis", quando avevo voglia di farlo arrabbiare, più o meno...sempre,lo chiamavo col suo nome per intero imitando l'accento da elegantoni quali erano i suoi genitori. Ricordo bene quanto anche da piccoli ci intendevamo, eravamo un'ottima squadra e ora io, all'età di 14 anni sono tornata qui a Mandrake Falls, a casa.

-Tesoro, amoruccio caro, la tua felpa- dice mia madre entrando -Caspita ogni volta che guardo questa stanza mi sembra sempre più rosa...o sbaglio?- dichiara rivelando a voi lettori l'imbarazzante colore della mia camera.

-Tieni- mi porge la felpa- Dovresti sbrigarti, l'autobus arriverà tra 30 minuti e tu sei ancora in pijama, non è mai una buona cosa iniziare il liceo arrivando i ritardo- dice sollevandomi di peso dal bordo del mio letto -Si, lo so, non serve ripeterlo ogni volta che ne hai l'occasione- le dico stiracchiandomi ancora un pochino.

-Ora vai da qui ce la posso fare da sola- le dico andando nel mio bagno e richiudendomici dentro, mi guardo allo specchio, c'è qualcosa che non va.

Quindi esco dal bagno della mia camera, vado verso quella dei miei genitori, ora in casa ci siamo solo mia madre e io, papà va al lavoro circa alle 6. Appena varco la soglia della porta del loro bagno privato adocchio subito una borsetta di stoffa grigia, rovinata da alcune macchie di fondotinta della mamma, tiro la zip et voilà.

Torno furtiva nel mio bagno per poi iniziare.

Una volta finito guardo ciò che ho fatto -Che CA_PO_LA_VO_RO- dico scandendo ogni sillaba con troppa enfasi, insomma si, ho messo un po' di mascara e la matita nella palpebra inferiore, ma l'ho fatto veramente bene, ripeto a me stessa, poi come a chiudere il tutto in bellezza mi batto il cinque da sola -Evvai, e anche questa è andata!- 

Sciolgo le trecce che avevo fatto la sera prima, per dare più voluminosità ai miei capelli marroni corti, metto a posto ciò che posso sistemare,mi piacciono anche i capelli.

Esco dal bagno e apro l'armadio, una maglietta a caso, tanto non toglierò mai la felpa oggi, è la mia preferita nonostante sia un po' pesante, ci allego dei jeans azzurro chiaro non troppo attillati. OTTIMO.

Vado giù in cucina e faccio colazione mentre mia mamma mi ripete un po' le solite cose, io intanto canticchio pure. -Quindi hai capito?- mi chiede alla fine del suo discorso probabilmente riguardante droga, alcool e brutte compagnie. Scuoto la testa su e giù con la bocca piena, alzandomi dalla sedia. -Afferrato- e alzo il pollice della mano destra per farle capire che ho "afferrato" veramente. Non ho capito niente.

Metto delle Vans dell'anno scorso, nella vecchia scuola, le hanno addirittura elette come scarpe più sporche di sempre dopo quelle di Sam Gyllenalh, e credetemi ce ne voleva di talento per avere scarpe come le sue.

-Malia! Non farti espellere al primo giorno, mi raccomando!- ripete mia madre -Ci proverò- cerco di rassicurarla mentre sto per uscire di casa 

-E...Malia...- mi richiama ancora mia madre -Ora che c'è?!?- rispondo quasi urlando, sono seccatissima

-Lo zaino...-



CIAOOO! Come state? Sono abbastanza eccitata per questo capitolo, spero vi piaccia il personaggio di Malia, ispirato a Shelley Hennig, si scrive così? Spero di sì. Non ho altro da dirvi se non di non abbandonarmi a questo punto della storia e di continuare a leggere ci rivediamo

                                                                                                                                                                   -T

THE HOUSE OF THE SETTING SUNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora