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«non puoi uscire dal treno t/n ssi»
«perché?»
«ci sono le mucche e ti mangiano»
«le stropiccio, le mucche, io»
Taehyung ti passò una mano tra i capelli, sorridendo.
Avete otto anni di differenza e lui, all'epoca, aveva sedici anni.
I vostri genitori dicevano che eri un dono di Dio.
Taehyung l'hanno avuto con l'inseminazione artificiale.
Non riuscivano ad avere figli, ci provavano da poco più di un anno, ma niente.
Vostra madre era nettamente più giovane di vostro padre.
Si conobbero ad un concerto e lei perse la testa, lasciò tutto e si trasferì da lui.
Non sapevi bene perché tu e tuo fratello vi trovaste in un treno, non capivi perché ti stringesse così forte la mano o perché le vostre valigie fossero così grandi.
Guardavi fuori dal finestrino gli alberi sfrecciarti davanti mentre il sole sorgeva da dietro i palazzi.
Eravate usciti di casa alle 4.
«t/n svegliati»
«fratellone è presto»
«ti devo portare in un posto bellissimo, ma dobbiamo fare in fretta»
Ti sedetti, stropicciandoti gli occhi, vedendo Taehyung con due valigione alle sue spalle.
«dove dobbiamo andare? Dove sono mamma e papà?»
«dormono ancora, ci raggiungeranno dopo, ma ora sbrigati»
Ti appoggiasti alla spalla di tuo fratello e prendesti sonno per tutto il viaggio.
Il treno ti cullava, tuo fratello era vicino a te, non avevi bisogno di nient'altro.
Ti sentivi felice.

Non sai perché ti venga in mente quel ricordo, ogni tanto.
Sei seduta su una lavatrice della lavanderia a gettoni con Taehyung piegato in due che cercava di prender gli ultimi vestiti da un'asciugatrice.
«poi ne compriamo una, eh. Te lo prometto, quando il tuo fratellone si troverà un altro lavoro ti comprerà un sacco di cose. È una promessa, eh»
Lo guardi e gli sorridi.
Sia fisicamente che caratterialmente non vi assomigliate per niente.
Ti rende la persona più felice del mondo ogni volta che apre bocca o quando fa quel suo sorriso squadrato.
È il tuo migliore amico da sempre, sebbene la differenza d'età.
Non ti ha mai lasciato.
«che mangiamo stasera?»
«è già stasera»
«di già?»
Guardi l'ora sull'mp3.
7:49.
«andiamo al giapponese vicino alla stazione?»
«prendiamo la metro?»
«è buio fuori, direi di sì»
Si alza in piedi con la borsa del bucato piena, per poi dirigersi verso di te mentre tu scendi dalla lavatrice.
«dobbiamo passare per casa, vuoi cambiarti?»
«macché»
«Maejin mi ha chiamato ieri»
«Mh mh»
Uscite entrambi dalla lavanderia mentre vi dirigete verso l'appartamento.
In strada si sentono gli odori dalle cucine dei locali, mentre il cielo si era ormai scurito del tutto, lasciando posto ad una notte senza luna.
Non era una grande città, non era un paesino, ma nemmeno una grande città.
Ci potevi passare accidentalmente prendendo la curva sbagliata nella via per andare al mare.
La gente raramente se ne andava da lì, seppur un gran desiderio comune fluttuava nell'aria in modo quasi innocente, leggero, come un fantasma.
Casa vostra è un appartamento vicino a dove lavora Tae, all'ultimo piano.
I toni prevalenti del blu del vostro palazzo ti da una perenne idea di inverno, seppur fosse appena iniziato l'autunno.
«vuoi una mano, fratellone?»
«no no ce la faccio»
«sicuro? Facciamo un po' per uno se vuoi»
«dico davvero, t/n»
Ti sorride.
È una garanzia.
Ti sorride ed è come se tutti i problemi si dissolvessero in una nuvola di vapore.
Arrivati in casa ti dirigi subito verso camera vostra.
Non ha mai proposto di avere due camere separate, tu non ne sentivi il bisogno e siete finiti per continuare a condividere la camera.
Appoggi lo zaino c/p sul tuo letto stiracchiandoti, mentre senti tuo fratello andare in bagno e posare la borsa del bucato.
Dai un'occhiata veloce allo specchio.
Delle occhiaie profonde ti solcano gli occhi.
Sono un paio di giorni che non vai a scuola.
Lo so che sei all'ultimo anno e hai bisogno di crediti, ti ha detto Tae, ma mi sembri troppo stressata, per qualche giorno non crollerà il mondo.
Le ultime due mattinate le hai passate al mini market con tuo fratello e il pomeriggio, come sempre, siete andati a zonzo per tutta la città.
Ogni tanto senti che tutto questo ti mancherà.
È come un costante senso di oppressione. Vorresti congelare il tempo e restare giovane per sempre.
«dicevi, di Maejin, prima?»
«ah sì, mi ha chiamato, vorrebbe rivederci»
«ma non li abbiamo tipo appena visti..?»
«mi sembra sia passato...» inizia a contare sulle dita di entrambe le mani «sì, è passato quasi un anno»
«urca, di già...»
Taehyung prende il portafoglio, se lo infila in tasta e uscite di casa.
È incredibile quanto poco tempo passate in quelle quattro mura del vostro appartamento.
Tutti quanti in città vi hanno visto almeno tre volte, probabilmente insieme.
Taehyung ha il turno al mini market dalla mattina presto a mezzogiorno.
Ogni mattina, alle quattro, si sveglia, si fa la doccia, e prima di uscire di casa torna in camera vostra e ti da un bacio sulla fronte, ti accarezza la fronte col pollice e ti mormora un buongiorno.
Se per un giorno non poteva tornare per pranzo o voleva mangiare fuori te lo diceva tra la terza e la quarta ora, e tu decidevi che metro prendere.
«oh t/n»
«dimmi»
«ti va se ogni tanto invitiamo qualcuno dei miei amici?»
«certo che sì» guardi i vostri piedi cercando di avere lo stesso passo di tuo fratello «mica me lo devi chiedere, mi fa piacere»
«davvero?» vede che vuoi avere il suo stesso passo e cerca di rallentarlo data la netta differenza di lunghezza delle vostre gambe «sai, è tanto che non li vedo»
«in effetti sto iniziando anche io a sentire la loro mancanza»
I suoi amici non sono niente di più niente di meno dei suoi vecchi compagni di scuola.
Contando tuo fratello, sono in 5.
Scendete giù per le scale del sottopassaggio.
Un posto un po' squallido, con le ringhiere verdi petrolio arrugginite e l'intonaco che cade a vista d'occhio, ma tutto in quella città è un po' così. Eppure riesci ad amarla comunque, senza dimenticarti mai di quel fantasma che aleggia nell'aria.
«fratellone»
«dimmi t/n»
«tu Daegu te la ricordi?»
Fa un sorriso quasi triste, mentre vi dirigete verso la biglietteria.
«sì che me la ricordo»
«io poco» fai una pausa «mi ricordo camera mia»
Tae ti passa il tuo biglietto.
«era tutta rosa, vero?»
«puoi scommetterci se era tutta rosa»
«a te piace il rosa, Tae?»
«affatto, ma mica era camera mia»
La metro non è stracolma di gente come al solito.
A quell'ora la gente è già a tavola con la famiglia, forse in qualche bel locale. In uno di quelli con le pareti bianche e i menu che sembrano una pubblicità della Apple, mentre i bambini continuano a strattonare le maniche dei loro genitori stanchi perché vogliono più ketchup.
Forse in uno di quei locali.
«cavolo»
«cosa?»
«domani sera porta pioggia»
«cavolo»
Volevate restare in terrazza a vedere le stelle, magari con qualcosa da mangiare vicino.
Cavolo, ripeti nella tua testa.
Ti sistemi una ciocca dietro l'orecchio, mentre guardi il tuo riflesso sulle porte scorrevoli lerce di quel vagone.
Sei felice. Non c'è un motivo apparente, ogni tanto ti viene così, dallo stomaco.
Di solito ti basta pensare ad una cosa sola e diventi improvvisamente felice.
Tuo fratello ti passa una mano tra i capelli, portandoti a se fino a cingerti le spalle in un mezzo abbraccio.
Non riusciresti a stare neanche un giorno solo senza di lui.
Ti accarezza la spalla sinistra con il pollice e tu appoggi la testa al suo petto.
«hey, t/n»
«Mh»
«se domani piove e non riusciamo a vedere le stelle, in centro c'è un'esposizione artistica. Qualcosa tipo fotografia, possiamo andare là»
«waa davvero?»
Sia te che lui siete due topi da mostre d'arte, per quante poche ne facciano nella vostra città, non è perdete neanche una.
«di chi sono le foto?»
«c'è scritto che è un fotografo anonimo. Dice qui che lo fa come passatempo»
«mi piacerebbe avere un passatempo per cui potrei farmi pagare»
«a chi lo dici»
«tu ce l'hai»
«eh?»
«tu dipingi, Tae»
«anche tu»
«tu sei più artista, mettiti un basco e hai fatto»
«mi faccio crescere anche i baffi?»
«oh Dio no»
Arrivate alla fermata, uscite da sottoterra ed eccovi, la stazione.
Il tuo primo ricordo di quella città.
«ho una fame che non ti rendi conto»
«anche io Tae»
«e se ti mangiassi?»
«mi bloccherei sullo stomaco, sono pesante da digerire»
«secondo me no»
Ed eccovi di nuovo a fare quel gioco a due poco cretino.
Lo fate da quando hai memoria.
Lui ti vuole mangiare, tu dici di no e lui cerca di farti una pernacchia su una mano.
Non siete cambiati di una virgola.
Ti rende ancora la persona più felice sulla faccia della terra.
«Taehyung»
«dimmi t/n»
«grazie, Taehyung»
Lui ti sorride, come fa sempre, ma basta e avanza.
«di niente piccola» ti lascia un bacio casto sulla fronte all'attaccatura dei capelli, per poi prenderti per mano.
Grazie, Taehyung.

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⏰ Last updated: Aug 22, 2019 ⏰

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