Atmosfera Agghiacciante e Matite Mordicchiate

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Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno

Giuro che lo farò

E oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò

Francesco De Gregori - La Donna Cannone

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Non feci neanche in tempo ad appoggiare le chiavi della porta, che sentii il campanello suonare.

Aggrottai le sopracciglia, facendo scorrere il giubbotto lungo le braccia e appendendolo sull'attaccapanni. Mi allungai, poi, verso lo spioncino per vedere chi fosse, sollevandomi sulle dita dei piedi cercando di ovviare alla mia scarsa altezza.

Un'ondata di ansia mi attraversò il corpo, costringendomi ad irrigidire tutti i muscoli, quando vidi Louis, sopra al portico di casa mia, accompagnato da due profonde occhiaie.

Mi incantai un attimo, osservando il mio migliore amico guardarsi intorno a disagio e mordersi le unghie insistentemente, come era solito fare quando era molto nervoso.

Aprii la porta senza pensarci due volte e vidi lo sguardo del ragazzo saettare verso di me al rumore dello scattare della serratura.

Esitò un attimo esordendo con un flebile "Ciao" e rivolgendomi un sorrisino imbarazzato, portando la mano dietro la testa a disagio.

«Ei.». Mi spostai per farlo entrare in casa.

Il fatto che non avesse usato le chiavi che gli avevo dato, era l'ennesima prova del fatto che avessimo discusso.

Ovviamente prima tra tutte c'era la freddezza che aleggiava nell'aria intorno a noi.

Ci incamminammo verso il mio piccolo salotto.

«Stavi uscendo? Ti ho disturbata?». Guardò stranito gli abiti che, probabilmente, aveva riconosciuto come quelli da me indossati la sera precedente.

Trattenne per sé la sfilza di domande con le quali mi avrebbe, senza ombra di dubbio, seppellita normalmente.

«Beh no, sono...». Mi interruppi brevemente guardandomi intorno. «...sono andata a fare colazione al bar dell'angolo.».

Annuì, sicuramente troppo inquieto per accorgersi della mia bugia.

«Sono venuto per parlarti di ieri sera.». Puntò i suoi occhi azzurri nei miei, mostrandomi le sue iridi lucide.

Aprii la bocca decisa a scusarmi per le parole affrettate che avevo usato, ma lui mi interruppe.

«Volevo dirti che mi dispiace, non avrei dovuto reagire così. Infondo hai ragione; non devo per forza sapere ogni singolo particolare della tua vita.». Si passò la mano tra i capelli, frizionandoli nervosamente.

«Lou, sai bene che mi sono espressa male. Io voglio che tu sappia tutto quello che mi succede, lo sai. Volevo solo sottolineare quanto quell'incontro sia stato totalmente insignificante per me.». Mi mossi, attraversando il salotto per avvicinarmi a lui, seduto su bracciolo del mio vecchio divano nero.

Mi rivolse un piccolo sorriso e io continuai. «E poi so che quel tipo non ti piace. L'ho visto da come mi hai parlato di lui, quando mi hai spiegato cosa era successo all'Hologram quella sera. Non volevo, semplicemente, che tu ti preoccupassi per nulla.».

«No non mi piace, ma abbiamo passato una bella serata e abbiamo visto una marea di auto strafighe. Discussione a parte, ci siamo divertiti e siamo stati bene; non mi sarei dovuto arrabbiare, rovinando il momento a tutti.». Abbassò lo sguardo sentendosi in colpa mentre io, al contrario, scoppiai a ridere per il termine utilizzato.

𝑨𝒍𝒄𝒉𝒆𝒎𝒚 [H.S.]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin