Capitolo 8

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L'espressione di Clyde quando aprì la porta fu indescrivibile. Era davvero al settimo cielo, dentro di sé aveva quasi paura che quel messaggio venisse ignorato, temeva non lo avrebbe più visto di nuovo prima delle prossime qualifiche. E invece adesso era lì davanti a lui, con il fiato corto per la corsa tra un piano e l'altro dell'hotel ed il viso arrossato come una ragazzina davanti alla sua prima cotta.
«Sei venuto alla fine» mormorò dopo diversi secondi di silenzio, ricevendo di rimando una stretta dolcissima, migliore di qualsiasi altra risposta. Kain lo trascinò quasi forzatamente in camera, chiudendosi subito la porta alle spalle per paura di essere visto da qualcuno. Appena dentro non perse tempo e gli si gettò al collo, alzandosi appena sulle punte per raggiungere la sua altezza. Kain era strano, ma era fatto così. Un giorno cercava di ignorarti, quello successivo se ne pentiva e ti veniva a cercare. Dopo un rapido bacio sulle labbra, si fece scappare una risatina. «Pensi che basteranno delle stupide voci a farmi allontanare da te?» «Non so più che pensare di te, mon petit souris. Mi confondi con tutti questi cambi d'idea repentini, sai?» nel frattempo lo prese in braccio come se nulla fosse, lasciandolo poi cadere con la schiena contro il materasso. Nonostante le risate e i finti insulti del campione, per un attimo gli parve di aver sentito qualcosa di diverso, come un mugolio dolorante durato solo un attimo. Probabilmente si era fatto davvero male nelle prove, ma orgoglioso com'era aveva nascosto tutto dietro un tranquillissimo "sto bene". Fu allora che ebbe un'idea a dir poco "crudele" -o almeno, lo sarebbe sicuramente stata per Kain-, e non perse tempo a metterla in pratica. Nel silenzio più totale si chinò su di lui, iniziando lentamente a lasciargli una scia di baci sul viso, sulla mandibola, sul collo. A quel contatto il campione non poté far altro che sobbalzare, preso alla sprovvista e subito catapultato con la mente a situazioni ben più grandi di quella attuale. Quando le mani del francese raggiunsero i suoi fianchi ebbe per un attimo l'istinto di bloccargliele, ma si convinse in qualche modo di lasciarlo fare. Quella situazione lo lasciava perplesso: nonostante sapesse -e avesse le palle piene- dei discorsi dell'altro sull'aspettare la fine del mondiale, preso com'era da quella situazione non voleva di certo tirarsi indietro; era curioso di capire dove volesse arrivare, ma sotto sotto sperava che lo stesse semplicemente accontentando. Sentì le sue dita sulla pelle, e pochi secondi dopo si ritrovò già senza maglia. Solo allora capì cosa stesse facendo quell'idiota. «Sei un bastardo...» gli sussurrò, portando una mano a scompigliargli i capelli. Teneva il viso poggiato sulla sua vita, e nonostante le sue intenzioni fossero ormai chiare, Kain rabbrividì a sentire le sue labbra poggiarsi sul suo fianco. «"Non ho nulla, cado sempre e non mi faccio male", mh? Sei peggio di una donna, Gray. Guarda qua...» con lo sguardo più preoccupato del mondo, Clyde sfiorò con le dita lo stesso punto che aveva appena baciato. Una chiazza viola macchiava la pelle del campione, ma nonostante tutto l'altro gli mormorò quasi con un tono imbarazzato un «sei comunque perfetto», facendolo ridacchiare. «"Perfetto", addirittura... Dovresti sapere meglio di chiunque altro tutti i miei difetti, mon chéri» «Suppongo che ormai mi piacciano anche quelli» e detto ciò iniziò a lasciare una lunga serie di baci su tutto il corpo, con la stessa innocenza di un bambino. Poggiò le sue labbra su ogni livido, su ogni neo -ne aveva parecchi addosso, tra cui una piccola macchiolina sopra il labbro che al francese piaceva da morire-, su qualsiasi piccolo dettaglio vedesse. Quando si ritrovò ormai vicino al suo viso gli accennò un sorrisetto e, dopo avergli detto col labiale chissà cosa, lo baciò. «Mi piaci da morire, Gray» sussurrò poco dopo, guardando con una certa soddisfazione il volto dell'altro cambiare colore «Che fai, non rispondi nulla? Nemmeno un "vaffanculo"?» «Sì, vaffanculo» borbottò imbarazzato Kain, prima di affondare il viso sul suo petto. Solo dopo diversi minuti si decise ad alzare lo sguardo. «Credo che tu mi piaccia davvero, Gautier» disse, spiazzando completamente l'altro che dopo gli insulti non si aspettava di certo questo. «Ti piaccio anche se non ti faccio contento, topolino?» ribatté con una certa ironia. «Non mi importa nemmeno più» ammise «sto bene anche semplicemente quando passiamo il tempo a insultarci. Sto bene con te e basta». Il francese non riuscì a nascondere un sorrisetto a sentirsi dire quelle cose. Quasi non ci sperava più, davvero. L'unico motivo per cui non voleva "accontentarlo" era la semplice paura che, una volta ottenuto ciò che voleva, se ne sarebbe andato. Anche l'idea di dover nascondere tutto davanti ai media lo terrorizzava, per non parlare del tempo che avrebbe poi dovuto passare lontano da lui tra una gara e l'altra. Insomma, tutto lo portava verso quella fastidiosa e a dir poco sadica scelta: aspettare. E sapere che adesso anche a Kain andava bene, gli faceva sentire un peso sul petto in meno. Si limitò a poggiare le labbra sulla sua fronte, per poi stringerlo forte tra le braccia e sussurrargli un semplice «bonne nuit, mon chéri».

Rush [SOSPESA]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ