Capitolo 1

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22 Gennaio 2016.
Era ormai mattino inoltrato. Il sole era alto nel cielo grigiastro di Hohenstein-Ernstthal, Germania, eppure dentro quella camera d'albergo sembrava ancora notte. Non c'era una sola finestra aperta e perfino la sveglia si era rifiutata di suonare, lasciando riposare il ragazzino tra le braccia di Morfeo ancora un po'.

«Gray! Porca puttana, devo davvero svegliarti io a ventun'anni?!»

Quelle urla fuori dalla camera lo riportarono al mondo reale. Certo, un po' gli dispiaceva abbandonare quei sogni, ma quell'idiota del suo capo sembrava giusto un po' alterato.
«Mi sto... Vestendo.» biascicò mentendo spudoratamente il ragazzo, alzandosi a malincuore dal letto -avrebbe decisamente fatto a meno di partecipare alla conferenza quel giorno, davvero- e lasciando finalmente penetrare un briciolo di luce in quel posto.
Si trascinò lentamente fino al bagno, per poi guardarsi allo specchio. Il viso dolce -forse anche troppo, per la sua età- era ancora segnato dagli evidenti effetti dell'eccessivo alcool bevuto la notte passata. Quelle occhiaie poi non sparivano mai, facevano costantemente da contorno a quegli occhi verdi e sottili. I ricci di un castano ramato chiaro gli scendevano disordinatamente sul volto, coprendone quasi del tutto la metà destra. In pubblico ormai era quasi un tratto distintivo, quel ciuffo sull'occhio impossibile da domare -se non con dei fermagli, ovviamente, ma gli davano del bambino o della ragazzina già così, forse era meglio evitare-.

Certo a primo impatto nessuno avrebbe mai pensato che Kain Gray fosse il campione in carica del motomondiale.
E ogni tanto, quando si svegliava, non ci credeva nemmeno lui.

Passarono quasi trenta minuti prima che raggiungesse l'uomo fuori dalla stanza d'albergo. Lo guardava in modo truce: se soltanto avesse potuto, lo avrebbe strozzato per quel ritardo. Da quando aveva vinto ben due titoli, Kain aveva iniziato a pensare che tutto gli fosse dovuto, e perciò ogni cazzata era perdonabile ai suoi occhi. Il maggiore però non la pensava del tutto così, infatti prese a fare la solita noiosa ramanzina, che il castano non ascoltò nemmeno.
L'uomo non era poi così grande; aveva sicuramente meno di quarant'anni, saranno stati trentatré circa. Il suo aspetto era decisamente curato nei dettagli: capelli neri ben pettinati, giacca e  cravatta prive di grinze. «La conferenza starà per cominciare e noi siamo ancora qui. Non riesci a passare una singola notte senza bere o scopare con il primo che passa, Gray? Stai cercando di farti buttare fuori dalla Honda?»
«Non credo vi convenga.» ribatté con naturalezza, incamminandosi verso l'uscita come se sentire quelle cose fosse normale per lui. Ed in effetti era così: sin dal primo momento non aveva posto paletti e interrogativi sulla sua sessualità -sicuramente le sue vittorie non dipendevano dal fatto che gli piacessero gli uomini, diceva- e nemmeno sulla vita che conduceva. Alcuni rivali lo chiamavano sarcasticamente "la puttanella del motomondiale", ma Kain non sembrava mai prendersela. Quasi lo divertiva, vedere tutte quelle attenzioni su di sé. «Piuttosto, Alexander...» alzò lo sguardo verso il moro, visti gli almeno venti centimetri che li speravano «sai qualcosa sui nuovi membri dei team? Ho sentito che ci saranno tre, forse quattro nuovi piloti questa volta.» «Datti una mossa e andiamo a scoprirlo, moccioso.»

Non appena arrivati, Kain iniziò a guardarsi intorno. Non corse a prendere posto -come avrebbe dovuto-, piuttosto rimase minuti interi a camminare nel lungo corridoio quasi a cercare con lo sguardo alcuni volti nuovi. Solo quando Alexander lo trascinò via riuscì finalmente a prendere parte a quella conferenza.
Non disse poi molto, se non qualche battutina ambigua come suo solito. Sembrava prestare decisamente più attenzione ai ragazzi della Yamaha. Erano entrambi nuovi piloti, ne era certo. Fu costretto a mordersi la lingua dalla sorpresa quando, assorto dalla sua "analisi", uno dei due ricambiò lo sguardo. Non aveva la solita aria saccente di altri piloti. Non aveva ancora conosciuto la vera fama, non era ancora marcio quanto Kain, e forse per questo la sua reazione fu piuttosto insolita agli occhi del castano. L'altro lo aveva appena salutato con un cenno della mano, nel modo più innocente del pianeta. A quella distanza, non era facile coglierne tutti i tratti. Aveva i capelli neri un po' lunghi, disordinati, ed una carnagione tanto chiara da sembrare quasi diafana. Gli occhi, invece, non riusciva a vedere con chiarezza di che colore fossero. 
Kain parve trovare in quel ragazzo un soggetto sicuramente più degno d'attenzione che la conferenza stessa, restando così ad osservarne in silenzio anche i movimenti più stupidi e impacciati. Quando rispondeva alle domande sembrava nervoso, e giocava con le sue stesse mani. La pronuncia era imperfetta, la R sembrava decisamente diversa dal solito. Almeno su quello, Kain poteva capirlo: il destino aveva voluto che nascesse con un dannato difetto della pronuncia che gli rendeva impossibile anche dire il suo stesso cognome. Però Gautier -quello era il suo, di cognome, stando ai giornalisti- aveva un modo tutto suo di pronunciare quella lettera. Qualche minuto dopo, un'affermazione del team Yamaha parve confermare i dubbi di Kain: Clyde Gautier, il loro nuovo pilota, era francese. Correva già da qualche anno, e a quanto pare aveva vinto il titolo nella classe minore -sempre con la Yamaha, ecco perché lo avevano preso nel team ufficiale nonostante fosse il suo primo anno in MotoGP-. A conferenza terminata e team ormai presentati ufficialmente per il nuovo mondiale, Kain lasciò il suo posto e come se nulla fosse uscì dalla stanza. Si ritrovò subito affiancato dal suo compagno di scuderia, un ragazzino più o meno della sua altezza, di appena diciannove anni. I suoi capelli biondi, quasi sul platino, erano fortemente in contrasto col blu profondo dei suoi occhi. Yurick Anson era il suo nome, e quello sarebbe stato il suo secondo anno nella classe principale. Per evitare qualsiasi tipo di contatto umano, Kain si fiondò nel primo bagno nei paraggi, giusto per liberarsi da tutti quelli che gli ronzavano attorno -amico compreso-. 

Quando qualche minuto dopo, intento a sciacquarsi le mani, vide entrare quel ragazzo nuovo pensò che il karma fosse un bastardo. Posto decisamente carino per chiacchierare con un bel tipo, pensò. Se ne sarebbe sicuramente andato ignorandolo, se non fosse stato Gautier a parlare per primo. «Kain Gray?» aveva gli occhi che quasi brillavano. Finalmente Kain era in grado di osservarne il colore: un azzurro tanto tenue da tendere al grigio. «Ti serve qualcosa?» fu tutto ciò che riuscì a rispondere, quasi con indifferenza. Era quello il tono che usava con tutti, e lui non avrebbe fatto eccezione solo per il bell'aspetto. 
«Non mi sembra vero che correremo insieme-» «Contro.» lo corresse subito il castano, provocando nel ragazzo una risatina quasi d'imbarazzo. «Non riesco ancora a credere che correrò contro il campione che ammiro da anni.»
Non trattenne un'espressione sorpresa, perché gli era capitato davvero di rado di sentire rivali parlargli così. Nonostante ciò, mantenne la sua aria da "quanto-sono-importante" e rispose «Addirittura anni? Vuoi forse un autografo allora?». Rimase ancora più stupito quando l'altro annuì. «Ti guardo correre dai tempi della Moto 3. Ho fatto di tutto per raggiungerti in Moto 2 anni dopo, e giuro di aver pianto quando -arrivato in quella classe- tu sei passato in MotoGP...». Stavolta gli scappò una risata a sentirlo parlare. E non solo per l'accento strano, ma per tutta la storia in sé. «Hai pianto davvero?» «Lo giuro.» e dopo qualche altra battuta aggiunse «Sono anche venuto a vedere due delle tue gare! Una in Francia, una in Inghilterra.» «Casa dolce casa» disse ironicamente Gray, già stufo di stare in quel posto. Clyde, quasi a stuzzicarlo -o forse semplicemente disperato dalle brevi risposte del castano- esclamò «Come fai ad esaltarti tanto per l'Inghilterra? Il cibo è pessimo. Mi spiace quasi per te.» «Un francese non è certamente nelle condizioni di criticare la cucina inglese.» «Se solo esistesse, una cucina inglese.»

Kain, quasi ferito nell'orgoglio, gli alzò di colpo la manica della felpa e, afferrato un pennarello che teneva nella tasca del giubbotto, gli lasciò la firma sull'avambraccio. «Spero l'inchiostro non si tolga nemmeno con tre docce, francese infame!» Clyde scoppiò in una fragorosa risata, mentre l'altro si dirigeva verso il corridoio. Prima che la distanza tra loro diventasse troppa, riuscì a dirgli «Non vedo l'ora di batterti in pista, Gray» e lui, lanciatogli uno sguardo decisamente di sfida, alzò il dito medio e si chiuse la porta di quel dannato bagno alle spalle.

Clyde Gautier.
Il suo obiettivo, quell'anno, era appena diventato battere Clyde Gautier



☆SPAZIO AUTRICE☆

Salve a tutti, nuovi e vecchi lettori! Dopo mesi di stop, una storia lasciata a metà e un fumetto quasi ultimato, ho deciso di riprendere a scrivere e ho voluto farlo partendo da un argomento al quale sono legata sin da piccola: motoGP! Sì è una cosa inusuale, ma sono strana. Visto che questo è il primo capitolo, allego le foto dei rispettivi prestavolto, nonostante non si sia ancora parlato molto di Clyde

 Visto che questo è il primo capitolo, allego le foto dei rispettivi prestavolto, nonostante non si sia ancora parlato molto di Clyde♡

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Spero la storia vi piaccia! Grazie a tutti coloro che decideranno di restare~


E inoltre, mi sento di dedicare questo nuovo inizio ad un mio caro amico, Santo R., che ha perso la vita in un incidente il 14/01/19. Con lui condividevo da ormai cinque anni questa passione per le moto, ed è così che anche lui se n'è andato. Non c'entra nulla con questa storia, ma non riesco a non pensare a lui adessoTi voglio bene Santo, sarai sempre con noi. 

Rush [SOSPESA]Where stories live. Discover now