Capitolo 4

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«Sarebbe questa la nostra prima fermata? Davvero?» 
Non appena si tolse il casco, sceso dalla moto di Clyde, ciò che si trovò davanti fu una sorta di pub. Le luci a neon dell'insegna sembravano funzionare solo per metà, lasciando visibili lettere sparse e rendendo il nome di quel posto simile a "Kab-J-rez", che ad intuito doveva essere più un "Kab-qualcosa Jerez".  Kain non volette indagare oltre e si voltò subito verso l'altro, che lo fissava divertito dopo essersi assicurato di non farsi rubare la moto da qualche infame. «Che succede, non mi dirai che non ti piace bere e stare al centro dell'attenzione...» «Mi piace ma non in questo modo, suppongo» sbottò, infilando le mani in tasca e camminandogli davanti «volevo restare sobrio una volta tanto». L'altro non trattenne una risata e con naturalezza gli portò un braccio attorno ai fianchi. «Non ci credo nemmeno se lo vedo» aggiunse, come se quello sghignazzo non fosse già abbastanza auto-esplicativo. Dopo un iniziale sbuffo infastidito da parte del campione, lo convinse ad entrare. Vennero investiti quasi subito da quell'odore forte di alcool ed erba mischiati insieme, e la musica era decisamente assordante -insomma, l'habitat naturale di Gray-.
Clyde si muoveva in quel locale come se tutto fosse normale. Come se loro due non fossero conosciuti da mezzo mondo, come se alcolici e puttane bastassero come diversivo tra la folla, come se Kain non si stesse dimenando da minuti interi. Probabilmente sarebbe servito solo qualche drink per fargli cambiare idea. Dopo diversi minuti riuscirono a sedersi in una zona non troppo esposta del locale, restando l'uno davanti all'altro con un solo bicchiere di chissà cosa tra loro. «Devo guidare» ammise Clyde, avvicinandogli appena quel cocktail incolore. Vedendo l'iniziale titubanza del castano, gli portò una mano sotto il mento come per attirare la sua attenzione, facendo arrossare di colpo le sue guance. «È solo un Martini, idiota. So che è il tuo preferito» esclamò, cercando di sovrastare la musica con la sua voce. Sarebbe riuscito a togliergli quel broncio orgoglioso dalla faccia a qualunque costo, e offrirgli quel bicchierino era già stato un passo avanti. Dopo aver passato qualche secondo a giocarci, Kain si convinse finalmente a mandare giù il drink, quasi come fosse acqua fresca. Poi, guardando distrattamente il fondo del bicchiere vuoto, riprese a parlare. «Dove hai intenzione di portarmi, dopo? Sai, visto che non hai intenzione di scoparmi...» lo sguardo passò subito al viso del ragazzo, che a quell'affermazione era già avvampato. Tentando disperatamente di mantenere un'aria spavalda, ribatté subito «pensavo di portarti a fare qualche gara in moto. Non mi dirai che non lo hai mai fatto al di fuori del mondiale...» «Semplicemente mi basta la mia paga, novellino...» «Chi se ne fotte dei soldi, è divertente vedere gli altri incazzarsi per la sconfitta!». A quel punto Kain scoppiò a ridere, poggiando i gomiti sul tavolo e la testa sulle mani, restando per diversi secondi a guardare quegli occhi tanto chiari quanto belli del ragazzo davanti a sé. «Già mi piaci di più se dici 'ste cose, Gautier...» «Ti piacerò ancora di più quando ti accontenterò, topolino... E non avverrà così presto, per tua sfortuna» «Sei una merda, te l'ho già detto? E poi, insomma, che livelli sto raggiungendo? Abbassarmi a chiedere di scopare ad un francese... Umiliante.» «Dici così solo perché ti faccio penare per una botta, ammettilo» «Macché, voi francesi siete disgustosi e basta!» Clyde finse di sbottare, come a dare l'idea di essersi offeso nonostante gli stesse palesemente reggendo il gioco. «Almeno noi non mettiamo la pasta in padella senza farla bollire. Animali.» «Non venirmi a parlare di cibo di merda, mangia-baguette!» «Oh Dio Gray, che rottura di coglioni. Va' avanti col tuo monologo e ti sbatto sul tavolo solo per farti smettere di parlare, davvero». A quel punto Kain accennò un sorrisetto beffardo, sporgendosi verso di lui e mormorandogli «non tentarmi o potrei mettermi a strillare quello che vuoi». La sua risposta però non fu quella che il campione si aspettava. Non fu il solito "dai smettila", "col cazzo" o simili. Anche lui si avvicinò pericolosamente al suo viso, portandogli una mano al colletto della maglia per evitare di farlo scappare. «Allora urla qui, davanti a tutti, che vincerò io il Gran Premio. Se lo fai ti farò passare la notte migliore della tua vita, mon petit souris...». Per tutta risposta, l'altro cacciò fuori la lingua poco prima di ridergli in faccia. «Sarò anche in astinenza ma ho ancora una dignità, française de merde! E poi, odio dire bugie...» «Proprio quello che volevo sentire» esclamò ridendo Clyde, mollando la presa per poi alzarsi e porgergli la mano, aggiungendo «muovi quel bel culo che ti ritrovi e usciamo». 

Rush [SOSPESA]Where stories live. Discover now