46. Time after time

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Omnia mutantur, nihil interit.
(Tutto cambia, niente muore)

KENO

Stavo camminando lungo il marciapiede con totale noncuranza, come sempre avevo in mente di raggiungere Aiden il prima possibile e sobbalzai quando sentii una mano afferrarmi il braccio.
- Keno? Ma che ti è successo?
Era Noah, non lo vedevo da parecchio e mi fissava con sguardo allarmato, io non capii subito di cosa stesse parlando, poi il mio sguardo cadde sul riflesso del mio viso in una vetrina. Portavo ancora i segni evidenti del pestaggio e, quando tornai a guardarlo, la sua espressione sembrava sempre più preoccupata.
- Ah, ciao anche a te – dissi tentando di minimizzare ma ovviamente fallii.
- Ti sembra il caso di metterti a scherzare? Per poco non ti riconoscevo, ma che hai fatto? – insistette.
- Non è niente di così allarmante, non hai mai beccato un pugno in vita tua? Su, non fare quella faccia, sembri mia madre – risposi con un mezzo sorriso.
- Vorrei sapere cosa ha detto quando ti ha visto – commentò con tono più rilassato.
- E' andata fuori di testa – risi – ma ormai sono praticamente il figlio di Satana quindi non si stupisce più di niente.
A quel punto il volto di Noah tornò serio – come vanno le cose? Aiden come sta? Passi tutto il giorno con lui anche adesso?
Quella domanda mi fece irrigidire appena, sembrava quasi che ci fosse qualcosa di tendenzioso nel suo tono, come se volesse sottolineare l'inevitabile.
- Cosa dovrei fare? Ignorarlo? – risposi teso – passiamo il tempo insieme, aiuto sua madre e quell'idiota di Andrew. Aiden sta passando un periodo infernale, con la fisioterapia e tutto il resto.
- Beh, ha te. È un ragazzo fortunato – riuscii a percepire una nota nostalgica in quella frase.
Reclinai la testa di lato – cos'è quel tono? Non vorrai dire che ti manco spero.
Lui parve in leggero imbarazzo – è più complicato di così. Più che altro mi manca qualcosa che non ho mai avuto, forse guardandoti prenderti cura di lui mi sono reso conto di aver voluto questo da te, dal nostro rapporto. Avrei voluto che tu te ne fossi preso cura.
Quella frase mi fece uno strano effetto, per un momento non riuscii a dire niente.

A cosa vuoi farmi pensare?
Poi mi riscossi – vuoi dire che sei geloso di Aiden? Adesso?
Ancora una volta quello sguardo lontano, nostalgico – forse lo sono sempre stato. Forse era quello a rendermi tanto oppressivo nei tuoi confronti, sentire di non avere mai un posto importante per te quanto Aiden – sorrise – mi raccontavi così tanto di lui, di quello che facevate insieme e correvi sempre da lui quando aveva bisogno di te. – sospirò – ed io sentivo che con me non lo avresti mai fatto.
- Te l'ho sempre detto che eravate diversi – gli ricordai – sai che lui è il mio migliore amico, è sempre venuto prima di chiunque.
- Sì, forse per questo non ho mai avuto il coraggio di dirti quanto questo mi ferisse. Avevo paura che se avessi messo in discussione Aiden tu mi avresti lasciato in tronco – adesso aveva un'espressione leggermene desolata – ma tanto è successo comunque alla fine.
Ci ripensai, a quel giorno seduti al tavolo, ai suoi occhi distrutti e anche a tutto quello che c'era stato prima. Perché mi ero voluto legare ad uno come Noah se non ne ero in grado? Perché cercare qualcosa che sentivo di detestare, che capivo non essere ciò che volevo davvero. Forse perché mi era sembrato giusto farlo, perché credevo che quello avrebbe sopperito ad altre mie mancanze.
Aiden aveva trovato Andrew, ed io?
Loro avevano cominciato a stare insieme da qualche mese mentre quello strano senso di frustrazione e fastidio continuava a seguirmi come un fantasma. Mi ero ritrovato a pensare che forse anche a me servisse una relazione, forse poteva essere una risposta. Ma non lo era mai stata, aveva solo nutrito quel malessere e reso infelici entrambi.
- E' stato meglio così – dissi alla fine dopo quel lungo silenzio.
- Lo so – concordò – inizialmente non lo concepivo ma ora mi rendo conto che quella storia ha fatto emergere il peggio di entrambi. Ho imparato a rivedere molto il mio comportamento e ora provo a non fare più quegli errori.
- Adesso? – mi ritrovai ad osservare stupito – esci con qualcuno?
Lui annuì – un collega del mio vecchio lavoro al bar, non so che se ti ricordi di Jaco. Abbiamo iniziato a frequentarci.
- Oh certo, il biondino – mi lasciai sfuggire una lieve risata – siamo proprio il tuo tipo
Lui scosse la testa mentre tornava a fissarmi con quel volto serio, come di una persona che, nonostante avesse sofferto tanto a causa mia, ancora riusciva a volermi bene.
Stupido Noah.
- Cerca di prenderti cura di te, Keno – disse ad un tratto accarezzandomi il viso con una mano – di te. Penso che ultimamente tu abbia pensato solo ad Aiden e poco a te stesso.
Io scossi la testa – rieccoci con i discorsi da mamma.
- Dammi retta almeno una volta in vita tua – protestò – e se dovesse servirti aiuto, se avessi bisogno di parlare con qualcuno, puoi ancora venire da me, ok?
Perché? Sono stato così ignobile, meschino e cattivo con te. Perché ancora non mi odi?

Scossi la testa – non riesco a capire cos'hai nel cervello. Perché non mi odi semplicemente come farebbe chiunque? Io non credo nell'amicizia fra ex
Lui rise – ex? Stai forse ammettendo che avevamo una storia?
Touché.
Sollevai le mani in segno di resa – allora se mi sentirò particolarmente piagnucolone ed emotivo verrò a bussare alla tua porta.
- Ci conto!
Poi ci separammo ed ognuno andò per la sua strada.

Quando entrai nell'appartamento di Andrew sentii immediatamente la tensione, anche prima di incrociare lo sguardo stanco della madre di Aiden. Lei mi sorrise come sempre, cercava di essere forte e calma ma io capivo quanto non fosse così, quanto stesse soffrendo anche lei.
- Sei già qui Keno? – chiese con il suo solito tono bonario – non devi catapultarti così presto, sei passato da casa?
- Ne abbiamo già parlato, non deve preoccuparsi di questo – la tranquillizzai – il principino è di là?
Lei annuì – volevo provare ad aiutarlo per fare il bagno ma ... - scosse appena la testa – è stato irremovibile. Mi sento così in colpa a fare sempre affidamento su te e Andrew.
- Lo faccio volentieri, si riposi un po' ci penso io – la rassicurai.
Poi lasciai la stanza e mi diressi in camera da letto dove Aiden fissava fuori dalla finestra con aria tesa e contrariata, bussai lievemente sulla porta aperta per attirare la sua attenzione e lui si voltò.
- Come andiamo? – chiesi mentre mi avvicinavo a lui.
Fece una smorfia mantenendo la sua espressione cupa – sto andando alla dannata fisioterapia se è quello che vuoi sapere e ho un cazzo di male ovunque.
- Perché non andiamo a fare un bagno, ti aiuterà anche a distendere i muscoli – gli proposi.
- Ho qualche scelta? – commentò come se fosse totalmente nelle mie mani.
- Puoi sempre scegliere di smettere di lavarti e puzzare come un letamaio, ma spero per me che tu non lo faccia – risposi sorridendo e a quel punto parve distendersi.
Scosse la testa vagamente divertito mentre si faceva guidare verso il bagno.

Cominciai a riempire la vasca facendo attenzione che la temperatura fosse calda al punto giusto, poi lo aiutai a togliersi i vestiti e notai come continuasse a sembrare assente. Ultimamente Aiden era pensieroso, mi sarebbe piaciuto sapere quali pensieri aleggiassero dentro di lui e se avessero a che fare con Andrew e quella confessione che mi aveva fatto giorni prima.
Passò le braccia intorno alle mie spalle ed io lo aiutai ad entrare nella vasca, poggiandolo delicatamente, vidi la sua pelle rabbrividire al contatto con l'acqua calda.

- Brucia? – chiesi leggermente preoccupato.
- No, anzi, mi piace così – rispose distendendosi – sono i miei muscoli, cominciano a farmi male sempre più spesso, è insopportabile.
- Però è un bene – gli ricordai – la riabilitazione serve a svegliarli, a guadagnare il controllo.
Lo vidi impugnare la spugna e fare dei piccoli movimenti, non riusciva a girare il busto abbastanza, né a lavarsi le spalle ma aveva guadagnato una buona mobilità davanti. Così si strofinò il petto e il collo, scese anche sulle cosce prima di passarmela. Io proseguii a lavargli la schiena, le caviglie e i piedi, poi la posai lanciando ad Aiden una leggera occhiata.
- Posso provare una cosa? – gli chiesi e lui mi fissò dubbioso ma annuì.
Così immersi le mani nell'acqua e utilizzai le dita per fare una leggera pressione sul suo polpaccio, dei movimenti lenti ma profondi, poi anche sulla coscia, prima della gamba destra e successivamente anche nella sinistra.
Aiden mugolò – wow ... che ...
- Sono dei massaggi per il rilassamento muscolare, servono a sciogliere la tensione nei muscoli contratti. Ti stai sforzando parecchio, servono a prevenire crampi o roba del genere – chiarii continuando il mio lavoro.
Riuscivo a sentire il suo stupore anche se non lo guardavo in faccia – e da quando sai fare una cosa del genere?
- E' la prima volta – chiarii – spero di farlo bene. Ultimamente ho visto un sacco di tutorial su youtube, cose che possono essere utili
- Beh, funziona parecchio – mormorò
Fui sul punto di togliere le mani dalla sua gamba sinistra e spostarmi sulla schiena, quando mi resi conto che qualcos'altro si era svegliato nell'acqua.
Ci fu un lungo momento di silenzio, l'erezione di Aiden non sfuggì né a me né a lui, io tolsi le mani dall'acqua mentre i nostri sguardi si incrociavano, fu impossibile trattenere le risate.
- Merda – esclamò divertito – qualcuno qui ha deciso di dare un'occhiata in giro!
Risi scuotendo la testa – no problem amico, anzi è un bene che lì tutto funzioni come sempre
Lo vidi annuire e concordare in pieno – funziona anche troppo, mi capita ultimamente. Dio giuro che mi passa adesso, questa fottuta astinenza .... Il mio corpo sta meglio di quanto credessi ma è tutto il resto che non va
- Ancora Andrew? – indagai.
Perché chiedi se saperlo ti fa solo incazzare?
- No, insomma ... - scosse le spalle, il suo sguardo si era fatto serio e cupo – dopo il bacio non è successo niente. Anzi, non vorrei sembrare ancora più patetico di così, continuando a parlarti di lui e illudendomi che ...
Patetico, per un momento mi focalizzai su quella parola e il nostro litigio prima del suo incidente mi tornò in mente con violenza. Le parole di rabbia che avevo usato, il modo in cui l'avevo ferito, forse non li ricordava ancora ma io non mi ero mai scusato per quello. Non gli avevo mai detto quanto altro c'era di buono in lui, non gli avevo detto quanto lo ammirassi e avevo rischiato di non poterglielo più dire.
Ma ora posso, ora posso essere onesto.
- Tu non sei affatto patetico – iniziai attirando la sua attenzione – sei un tipo tosto, uno che non si arrende e che si butta sulle cose con tenacia. Ti ho invidiato spesso nel corso di questi anni, vedere il modo in cui sai cogliere le occasioni e in cui ti prendi quello che vuoi mi ha sempre meravigliato. – inspirai – io sono sempre stato uno che ha bisogno di controllare tutto, che si pone cento limiti ancora prima di cominciare, che deve calcolare i pro e i contro. Mantenere sempre il controllo può essere una prigione alle volte e vedere te ... - scossi la testa – fin dalla prima volta che ti ho notato alle elementari mentre difendevi il nostro compagno di classe, come ti sei buttato nella rissa senza pensare a te stesso o alle conseguenze, io ...
- Keno – mormorò lui, ancora quegli occhi severi, non gli diedi il tempo di continuare.
- Volevo solo dire – ripresi – che tu non sei patetico, sei un combattente. Se ti ho dato mai la sensazione di giudicarti mi dispiace, tu sei forte Aiden. Non ti importa delle conseguenze e hai il coraggio di andare a prenderti le persone che vuoi e dovresti ... avere chiunque tu voglia, perché te lo meriti
Perdonami, perdonami per averti fatto soffrire, per essere stato fin troppo orribile.
Mi ritrovai a tacere a quel punto, ero stato odioso, lo avevo ferito, lo avevo lasciato solo, sperai che quel discorso in qualche modo gli facesse capire che era stato un mio errore. Sperai che se mai Aiden avesse recuperato quel ricordo sapesse anche questa realtà, sapesse quanto fosse importante.
Non riuscii a cogliere cosa lui pensasse delle mie parole, Aiden era distante ora, meditabondo. Forse avevo detto troppo, forse non era pronto per quel genere di discorso.
Durante quel lungo silenzio, uno strano calore si espandeva nel mio petto, non sapevo da dove provenisse ma mi fece sentire bene, la sua vicinanza mi rendeva calmo. Nonostante io fossi sempre io, c'era ancora una persona per cui contavo qualcosa, per cui avrei combattuto. La solitudine che avevo provato durante il suo lungo sonno non doveva tornare mai più.
- Dai – riprese alla fine, tornando a parlare e sforzandosi di cancellare l'espressione cupa che aveva in volto – aiutami a tirarmi fuori di qui. Mi è venuta fame.
Io annuì e sentii nuovamente le braccia di Aiden intorno alle mie spalle mentre lo coprivo con un telo, quello era assolutamente l'unico posto in cui sarei voluto stare.
Qualsiasi cosa accada.

CALLUM

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