19. Reckless

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"Vox clamantis in deserto." - San Giovanni Battista, Vangelo

"Voce che rimane inascoltata."


LEVIN
Era trascorsa ormai una settimana dal pestaggio di quella notte, erano stati giorni complicati ed infiniti, durante i quali erano tornati a galla i vecchi dubbi sulla mia condotta. Sentivo lo sguardo preoccupato di mia madre seguirmi lungo il salotto, forse si chiedeva quanto di quello che le avevo raccontato fosse vero e quanto, invece, fosse soltanto una mera menzogna. Avevo mentito, perché ero stato costretto a farlo e adesso ero tornato ad essere il Levin appena rilasciato dal carcere, quello che tutti avrebbero dovuto tenere sotto controllo.
- Scuola, poi dritto a casa, eh?
Mio padre aveva perfino preso dei giorni da lavoro per starmi addosso. Gli lanciai un'occhiata incurante e passai oltre la cucina per dirigermi fuori. Lo specchio nel corridoio rifletteva il mio viso pallido eccetto per quelle macchie violacee intorno al sopracciglio e sugli zigomi, ma le ferite al volto erano nulla a confronto con il taglio di dieci centimetri che avevano dovuto ricucire.
I punti tiravano e bruciavano ancora, camminavo più lentamente e con attenzione lungo i corridoi di scuola, sperando che il peggio fosse passato. Ad Aiden era andata meglio per certi versi, il suo viso però mostrava tutti i segni del pestaggio e per questa ragione aveva dovuto rinunciare ad un provino che quasi certamente gli avrebbe permesso di guadagnare un bel po' di denaro sfilando per qualche casa di moda famosa.
Mi sentivo in colpa per tutto quello che era successo, non c'era niente che potessi fare contro i guai che sembravo portarmi dietro ovunque andassi. L'unica soluzione era prendere la distanza da tutti coloro che, fino a quel momento, avevano provato a starmi vicino. Aiden compreso.
Dopo le prima due ore di Letteratura Inglese mi diressi verso il bagno in fondo al corridoio che solitamente rimaneva abbastanza vuoto. Sollevai la maglietta per controllare la lunga ferita ricucita sul basso ventre, in direzione del fianco destro. Zarko era il criminale più professionale che conoscessimo, aveva quasi una laurea in Veterinaria, ma se la cavava alla grande anche sulle persone, pensai. Ricuciva parecchi di noi, ovviamente ad un prezzo così alto che per pagarlo avremmo dovuto fare i salti mortali. La ferita non si era infettata per fortuna, i punti sembravano aver tenuto bene nonostante mi causassero un prurito assurdo.
Poi la porta del bagno si aprì, rivelando l'amico pallido e sprezzante di Aiden. Keno mi lanciò la peggiore occhiata che mi avesse mai dedicato, e di recente, me ne dedicava parecchie. Tirai giù la maglia e ricambiai l'occhiata.
- Una parola, Eickam – fece il giro dei bagni per controllare che non ci fosse nessun'altro a parte i sottoscritti, poi, una volta appurato il fatto, si piazzò davanti a me e proseguì – metto in chiaro un paio di cose, se ancora non ci fossi arrivato da solo. Mi sta bene che Aiden abbia deciso di dare una svolta dark alla sua vita, anch'io gli ho consigliato spesso di godersi di più il momento, un po' di tradimenti e serate brave fa bene a tutti, ma questo ... no, questo va ben oltre ciò che intendevo e non va bene per niente.
- Non era mia intenzione
Non mi fece continuare – Non me ne frega un cazzo di quale fossero le tue intenzioni, Eickam. Aiden ha già una valanga di merda addosso e non ti permetterò di trascinarlo in queste cazzo di ritorsioni tra criminali, è chiaro? Stavolta si è beccato qualche pugno, ma la prossima volta? Che cosa succederà la prossima volta che sarete insieme e qualche stronzo penserà bene di vendicarsi per qualcosa che tu hai fatto?
- Non succederà più un cazzo. E' stato un caso e comunque ci ho già pensato da solo, non ho bisogno che uno sconosciuto venga a dirmi cosa fare
- Un caso? Vuoi dirmi che queste vendette sono finite? – qui rise appena, sprezzante e intenzionato a non sentire il resto – com'è che ho appena sentito dire che la macchina di Polanski è andata a fuoco stanotte? Per poco non saltava in aria anche lui in quella fottuta macchina! Quindi vuoi dirmi che tu e il tuo gruppetto non avete nulla a che fare con tutto questo? Credi che sia stupido?
Kai. Dannazione. Mi portai una mano sul volto e imprecai a bassa voce. Avevo provato a dirgli in tutti i modi possibili ed immaginabili di mettere un dannato punto a quella storia, ma non mi aveva ascoltato, lui non lo faceva mai.
- Credo sia arrivato il momento di prendere le distanze da Aiden. Per quanto si atteggi a bad boy, questa è soltanto una fase per lui. Gli passerà, perfino questo pseudo interesse per te è passeggero, ma dai ... sappiamo tutti che non lascerà mai Andrew per nessun altro, quindi basta così. Trovati un altro passatempo, qualcun altro da rovinare. Tra criminali non deve essere così difficile, no?
- Come ti ho già detto: so cosa fare con lui.
- Quindi gli starai alla larga. Se dovesse succedergli qualche altra cosa reputerò te come unico e solo responsabile. Ed io non ho alcun problema a parlare con la polizia. Io posso farlo, non sono un pregiudicato e non ho niente da perdere.
Un criminale, ecco quello che ero per tutti lì dentro. Forse Kai nella sua follia non si sbagliava su quel punto: non importava quanta fatica impiegassi nel voler ripudiare il mio passato, quanta forza mettessi nel volermi costruire una vita normale, alla fine, per tutti gli altri, io ero sempre e solo il buon, vecchio Levin Eickam noto alle forze dell'ordine.
- Non prendo ordini da te. Non lo vedrò più, ma è stata una mia decisione. Se credi di essere l'unico qui a tenerci a lui ti sbagli ... non traggo nessun tipo di godimento nel vederlo andare in giro con il volto massacrato – dissi dopo un silenzio prolungato
- Ah, quindi non sarei l'unico a badare a lui? Perché a me è sempre sembrato così. Che c'è? Vuoi paragonare il vostro flirt di un mese con la nostra amicizia? – Keno scosse la testa, disgustato – lo avete scaricato in spiaggia! Non vi siete neanche presi la briga di chiamare una cazzo di ambulanza e sai perché? Perché sei un criminale e pregiudicato. Ammettere di trovarti sulla scena di un pestaggio non farebbe altro che attirare di nuovo l'attenzione della polizia su di te. E tu questo non lo vuoi, vero? Beh, allora rischiamo pure che il tuo quasi ragazzo abbia una commozione cerebrale! Molliamolo in una cazzo di spiaggia e vediamo se qualche anima pia gli dà una mano!
- Sapevo che tu eri lì! – la mia voce salii di un'ottava, non potevo accettare quello – avevo un cazzo di taglio di dieci centimetri nello stomaco e stavo perdendo litri di sangue! Avresti preferito che me lo fossi portato al nostro covo? Ho provato a tenerlo lontano dalla nostra merda più che ho potuto, Cristo!
- Ma hai fallito! – adesso fu il suo turno di urlare. Il suo viso solitamente pallido era chiazzato di rosso, gli occhi strabuzzati e rabbiosi – stagli lontano, Eickam. Non te lo ripeterò più
- E tu stagli più vicino, cazzo! Sarai anche suo amico, ma perché Aiden corre ogni dannata volta da me quando ha un problema? Hai idea di quello che succede a casa? Dei suoi litigi con suo padre? Del mutuo che non riescono a pagare? O anche di quanto si senta solo? Perché non ne parla con te? Forse non lo stai a sentire o forse ha paura del tuo giudizio!
- Non provare a giudicarmi, figlio di puttana!
Per un attimo pensai che Keno mi avrebbe messo le mani addosso, era furioso – Non osare, Eickam. Non credere di poter venire qui a farmi la predica. Tu non mi conosci e sai qual è la cosa peggiore? Tu non conosci neanche lui in fondo ... Aiden non è quello che credi
- Suppongo che non lo scoprirò mai. Hai finito adesso? Vuoi picchiarmi anche tu o stai bene così? – lo guardai dritto in quegli occhi freddi, sapevo che non mi avrebbe colpito, infatti lo vidi retrocedere in fretta. Forse anche le mie parole lo avevano toccato alla fine.
- Stagli lontano, non fartelo ripetere più.
Guardai Keno andar via a passo svelto e soltanto quando riuscii a recuperare un po' del mio controllo lo seguii in corridoio, dove gli occhi di tutti erano tornati nuovamente sul sottoscritto. Non erano state necessarie le parole di Keno per farmi capire che era finita, sapevo già che era arrivato il momento di mettere in chiaro le cose con Aiden. Se mi dispiaceva? Sì, mi sarebbe dispiaciuto, ma non c'era altra soluzione. Ero stato un illuso a credere che, per una sola volta, le cose potessero andare meglio di come avevo immaginato.
Callum era un altro di quelli che non se la passava bene, lo sguardo depresso che mi lanciò poteva solo significare che non vedeva l'ora di fuggire da lì per la nostra solita pausa sigaretta. Stavo per avvicinarmi e salutarlo, quando qualcuno mi sfiorò le spalle.
Il viso di Aiden era illuminato da un sorriso caldo, sembrava l'unica persona lì dentro che non avesse ancora realizzato quanto la sua vicinanza a me lo aveva reso un bersaglio fin troppo facile. Forse fingeva, forse, invece, non gli importava.
- Ehi stronzetto, che ti costa rispondere a qualche chiamata ogni tanto? Stasera c'è quel film che ti dicevo, è la prima. Dovremmo andarci
E così intendeva giocarsela in quel modo, fingendo che non ci fosse niente di anormale in quella che a stento potevo definire la nostra amicizia o la nostra relazione. Il suo viso si rabbuiò nel momento stesso in cui capì che non lo avrei più assecondato in quel suo intento strano di volermi vicino. I giochi erano finiti e le abrasioni viola sui suoi zigomi erano il promemoria migliore che potessi avere.
- E' stato Keno, vero? Alla fine è venuto a parlarti, quello stronzo. Ho provato a spiegarglielo, Levin, ci ho provato con tutto me stesso, ma non deve importarti quello che pensa. Io e te sappiamo come stanno le cose davvero e non è colpa tua
- Non è colpa mia? E' esattamente colpa mia – la mia voce suonò ferma e feroce
- Non lo è. Quel bastardo di Polanski non avrebbe dovuto
- No, io non avrei dovuto picchiare suo fratello – dissi ancora, impedendogli di parlare – io non avrei dovuto seguire Kai a quella festa e non avrei dovuto mettermi in mezzo. Suo fratello non riavrà mai più una vita normale, mentre io sono qui, Aiden. Kai è qui. Siamo tutti qui. Forse sofferenti, forse odiati e giudicati da chiunque, ma riusciamo a camminare con le nostre cazzo di gambe
- Questo non gli dà nessun diritto di massacrarti in un cazzo di parcheggio! Vuoi assumerti le colpe anche per questo? Hai pagato! Ti sei fatto il carcere per quello!
- Non abbastanza a quanto pare, è stato stupido da parte mia credere di poter mettere una pietra sopra al mio passato. E' chiaro che nessuno qui intorno intende darmi una mano a dimenticarlo, non sarebbe giusto, quindi quello che succede a me finisce per ricadere anche su quelli che mi stanno vicini
- Fanculo. Non voglio sentirti dire queste cose. – Aiden era agitato
- E' finita. Lo sai meglio di me che è la sola cosa da fare. Non intendo trascinarti nella mia vita di merda
- No, col cazzo! Non puoi decidere per me. Mi stavi evitando per questo motivo? Credevi che dopo il pestaggio sarebbe cambiato qualcosa per me? Levin, rispondimi!
Non avevo altro da aggiungere, qualsiasi altra cosa sarebbe stata superflua, ma Aiden non era dello stesso avviso. Mi stava seguendo all'esterno della scuola, lo vidi pararsi davanti a me, ancora quel viso tumefatto sotto i miei occhi.
- Vuoi darla vinta al resto del mondo?
Mi venne da ridere – Al resto del mondo non frega un cazzo di me o te, Aiden. Apri gli occhi e svegliati da questa favola. Non siamo in un film gangster, siamo a Brooklyn, nel duemila e diciotto e mi dispiace, ma il regista della mia vita non ama le storie a lieto fine a quanto pare. E poi non ho mai capito neanche cosa ti piace di me, Aiden! Il fatto che sia pericoloso? Ti piace l'idea di frequentare uno che rischia la vita soltanto perché respira? E' tutto qui? Se è così, lascia perdere, il tuo amico ha ragione, io non ti conosco neanche e tu non conosci me. Abbiamo giocato abbastanza
- Parli di Keno? Quindi è venuto a parlarti sul serio! Keno e la sua mania di non lasciare perdere mai un'occasione per sputare delle cazzo di sentenze a destra e a manca – sussurrò Aiden, era furioso – lui è soltanto incazzato con tutto quello che lo circonda. Vuole controllare anche noi, è quello che gli riesce meglio
- No, ti sbagli. Vuole proteggerti
- Fanculo. Non sono un bambino! Non ho bisogno della protezione di nessuno, vuoi capirlo?
Scossi la testa – Stai ragionando come se lo fossi però. Basta così, Aiden. Mio fratello ha fatto saltare in aria l'auto di Polanski ieri notte, questa storia non finirà qui. Ti hanno già visto con me in precedenza, ma se mi starai lontano andrà tutto bene, non avranno più motivo di scontarsela anche con te. Non voglio doverti proteggere a tutti i costi, potrei non esserne capace. Guarda com'è andata a finire l'altra sera ... se dovesse accadere una seconda volta potremmo non essere così fortunati da cavarcela. Non voglio altra gente sulla mia coscienza. Puoi almeno accettare questo? Se tu sei pronto a rischiare, io non lo sono.
I suoi occhi erano lucidi ed intrisi di troppe emozioni diverse adesso. Rabbia, dolore, paura, ma niente che avesse a che fare con l'acquiescenza. Aiden si era legato a me spinto dalla disperazione e dalla paura di rimanere da solo. Adesso doveva tornare a fare i conti con quelle paure.
- Ti credevo diverso, Levin. Pensavo che tu non avessi paura di niente, ma mi sbagliavo. In fin dei conti sei esattamente come tutti gli altri. Un codardo che brancola nel buio e spera di cavarsela vivendo la sua vita in punta di piedi. Sai che ti dico? Fanculo
Mi stava bene così, che mi odiasse pure, purché mi stesse lontano. Stava andando via di corsa, non verso la scuola, ma verso la sua auto. Sentii lo sguardo di Keno addosso, poi lo vidi andargli incontro in fretta, Aiden lo spinse via, stavano parlando di me, facevo parte di quel dramma adolescenziale che per tutta la mia vita avevo provato ad evitare.
Neanch'io avevo più voglia di tornare in classe.  

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